Tasse liberi professionisti e imprese: pressione fiscale alle stelle. La denuncia di Federcontribuenti

Anna Maria D’Andrea

10/03/2017

Tasse liberi professionisti e imprese: la pressione fiscale può arrivare fino al 70%. Questo il risultato di un’analisi di Federcontribuenti del 2015, ancora ora più che attuale. Ecco in cosa consiste l’«inganno fiscale».

Tasse liberi professionisti e imprese: pressione fiscale alle stelle. La denuncia di Federcontribuenti

Tasse per liberi professionisti e imprese disumane. La pressione fiscale in Italia può arrivare fino al 49% per le imprese, ben 6,4 punti percentuali in più rispetto alle stime ufficiali. A dare l’allarme è stata negli scorsi mesi la Cgia di Mestre ma si tratta di un monito che Federconsumatori porta avanti già dal 2015.

La denuncia di Federconsumatori sull’assurdità della pressione fiscale, ha analizzato il livello di imposizione fiscale reale, mostrando come in realtà il calcolo delle imposte per liberi professionisti e imprese in Italia aumenti l’imponibile fino al 49% in caso di impresa individuale e fino al 70% ad un libero professionista rispetto al reddito effettivo.

Dall’analisi di Federconsumatori sono passati ormai due anni, ma cosa è cambiato? La pressione fiscale è calata? Nel 2017 sono state inserite importanti novità per le imprese, tra cui agevolazioni fiscali e bonus, ma di quanto sono diminuite le tasse per liberi professionisti e imprese?

Quella contro il Fisco sembra essere una lotta senza fine: le tasse per chi decide di fare impresa e aprire una partita Iva sono altissime, gli adempimenti fiscali non fanno altro che aumentare i costi connessi all’esercizio di attività di impresa. Pressione fiscale che non cambia nel caso di liberi professionisti, che nel 2017 si trovano, in buona sostanza, nella stessa identica situazione rispetto a quanto analizzato nel 2015.

Quanto costa aprire una partita Iva? Quali e quante sono le tasse che effettivamente un libero professionista o un impresa deve pagare? I dati raccolti nel 2015 e l’analisi di Federconsumatori sulla pressione fiscale in Italia non sono per niente incoraggianti.

Tasse liberi professionisti e imprese: pressione fiscale alle stelle. La denuncia di Federcontribuenti

Nel 2015 Federconsumatori, con un’analisi effettuata sul livello di imposizione fiscale per imprenditori e liberi professionisti ha dimostrato come il reale imponibile dei lavoratori autonomi sia ben oltre i dati ufficiali.

Il comunicato stampa pubblicato da Federcontribuenti nel 2015 denuncia il livello disumano di imposizione fiscale cui sono soggetti imprenditori e liberi professionisti; pressione fiscale alle stelle, fare impresa è una prerogativa di pochi.

Attraverso l’analisi effettuata dall’associazione emerge infatti come il calcolo delle imposte aumenti l’imponibile fino al 49% in caso di impresa individuale e fino al 70% ad un libero professionista rispetto al reddito effettivo.

Fare impresa in Italia sta diventando sempre più una prerogativa di pochi e per quanto si cerchi di incentivare l’autoimprenditorialità, con la pressione fiscale e le tasse che liberi professionisti e imprese devono effettivamente pagare sembra chiaro che bonus e incentivi fiscali servono a ben poco.

Tasse Impresa individuale, imponibile al 49%

La denuncia di Federcontribuenti inizia con un semplice calcolo. Su un fatturato di 100.000 euro, un impresa individuale con un solo dipendente, quanto versa di imposte? I conti sono stati fatti in base al costo effettivo per la produzione di lavoro con guadagno al netto delle imposte parziali. Questo il risultato:

  • Locazione laboratorio di 800 euro al mese: 9.600 all’anno;
  • utenze 200 euro al mese: 2.400 euro annue;
  • costo del dipendente per un totale di 30.000 euro;
  • autovettura di servizio tra acquisto, o leasing, bollo, assicurazione e carburante: 8.000 euro l’anno e con 1.600 euro di deduzione.
  • materiale acquisito per svolgere l’attività: 15.000 euro l’anno,
  • interessi e spese bancarie pagate per far fronte agli investimenti dell’attività: 250 euro al mese.

Costo totale annuo pari a euro 61.663,80.

In base a questi calcoli, al lordo di imposte e contributi all’imprenditore rimarrà un reddito pari a 31.200 euro annui. A questo punto emerge quello che Federcontribuenti chiama «l’inganno fiscale».

Il reddito dichiarato, applicando quanto richiesto dall’Erario, sarà pari a 38.336,20 per l’Irpef e ben 69.336,20 per l’Irap, che producono un importo di imposte (Irpef e addizionali) pari ad euro 13.635. Se il fisco avesse consentito di dichiarare il reddito effettivo, con le stesse regole, l’importo delle imposte si sarebbe ridotto ad euro 9.133 euro, quindi il fisco ha aumentato le imposte effettive del 49%!

Al netto delle imposte dunque, il guadagno per un imprenditore sarà pari a 17.565 euro. Da queste ovviamente, dovranno essere decurtate le spese per il commercialista e le imposte dirette e indirette come capo famiglia partendo da un utile di 100 mila euro.

Tasse Libero professionista, imponibile al 70%

Il secondo esempio si basa su un libero professionista con un fatturato annuo da 40mila euro. Ecco le spese:

  • affitto: 600 euro al mese
  • utenze: 200 euro al mese
  • software per programmi tecnici:1.000 euro l’anno,
  • trasferte: 200 euro al mese )e si sposta con un’autovettura di sua proprietà di 20.000 euro che costa 250 euro al mese di carburante e spende 800 euro l’anno di assicurazione.)

In base ai calcoli, al lordo di imposte e contributi, il reddito sarà pari a 18.200 euro l’anno.

Sempre applicando i criteri dell’Erario però, il reddito dichiarato è pari a 26.936,20, che producono un importo di imposte (Irpef e addizionali) pari ad euro 6.602.

In questo caso, secondo l’analisi dell’associazione:

il professionista è tassato per 6.602,00 euro su 18.200,00 effettivamente guadagnati.

Se il fisco avesse consentito di dichiarare il reddito effettivo, con le stesse regole l’importo delle imposte si sarebbe ridotto ad euro 3.875, quindi il fisco con le sue regole ha aumentato le imposte effettive del 70%!

Al netto dell imposte il guadagno è pari a 20.000 euro a fronte di un fatturato pari a 40.000. Ovviamente, anche in questo caso, all’importo netto sopra indicato devono applicarsi altre imposte dirette e indirette relative alla gestione della vita familiare e privata.

A questo punto Fercontribuenti si pone una domanda che non possiamo che condividere:

’’Con questo pallottoliere abbiamo voluto dimostrare l’accanimento fiscale effettivo del governo ricordando che abbiamo escluso dalla somma delle imposte altre tasse come la spazzatura. La domanda resta la stessa: tutto questo è legittimo, è tollerabile, è equo?’’. Totò diceva, ’’è la somma che fa il totale’’, significa che nella vita contabile di un contribuente dobbiamo tener conto dell’intero carico fiscale che gli toglie denaro sia come lavoratore sia come cittadino.

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