Tasse più alte e allarme debito, cosa succede in Francia?

Violetta Silvestri

25 Settembre 2024 - 11:45

Cosa succede in Francia, alle prese con l’allarme debito e la minaccia di tasse più alte? La crisi della seconda potenza europea si inserisce nel contesto di incertezza sul futuro dell’Ue.

Tasse più alte e allarme debito, cosa succede in Francia?

Nel contesto europeo di debolezza economica, la Francia non è un’eccezione di stabilità e crescita.

La seconda potenza dell’Ue, infatti, sta affrontando contemporaneamente una crisi politica - solo in parte risolta con la nomina di un nuovo primo ministro - e problemi finanziari cruciali, con in conti pubblici in disordine e un allarme debito sempre più preoccupante.

Il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, ha appena affermato che è urgente che il Paese affronti le sfide del deficit e del debito, poiché i mercati obbligazionari lanciano sempre più avvertimenti sui rischi.

Il governo francese è sotto pressione per trovare soluzioni rapide alle problematiche fiscali del Paese e deve presentare al Parlamento un disegno di legge di bilancio per il 2025 nelle prossime settimane. Un aumento delle tasse non è escluso in questo contesto di indebitamento così elevato e di risorse necessarie.

Senza dimenticare, che sulle prospettive economiche dei membri Ue incombono anche le richieste di Bruxelles nell’ambito del ripristinato Patto di Stabilità e Bilancio. A sorpresa, la Francia potrebbe trovarsi in una situazione peggiore dell’Italia nel raggiungimento di un deficit sotto il 3% del Pil.

La Francia in crisi promette più tasse, ecco per chi

Il governo francese sta studiando l’introduzione di tasse mirate sui ricchi e sulle grandi aziende, nel tentativo di far fronte all’urgente necessità di risanare le finanze senza annullare le riforme pro-crescita del presidente Emmanuel Macron: questo il piano del neo-nominato ministro delle Finanze Antoine Armand.

I suoi commenti giungono in un momento in cui gli investitori stanno abbandonando gli asset francesi a causa delle turbolenze politiche e il premio di rischio sul debito del Paese si sta avvicinando al livello più alto dalla crisi dell’area dell’euro.

“A parte uno o due anni di crisi eccezionale negli ultimi 50 anni, abbiamo uno dei peggiori deficit della nostra storia, ha detto martedì Armand alla radio France Inter.

“La domanda che dobbiamo porci è come possiamo tutti contribuire in modo intelligente data la gravità della situazione di bilancio”, ha affermato il ministro, aggiungendo che un’eventuale tassazione aggiuntiva non deve ostacolare la crescita e la creazione di posti di lavoro.

Armand ha ribadito che l’amministrazione del primo ministro Michel Barnier non aumenterà il peso sui lavoratori e sulle classi medie, ma ha spiegato che far pagare ai ricchi tasse aggiuntive potrebbe essere la giusta strada del compromesso.

Secondo il governatore della banca centrale francese, però, la maggior parte degli sforzi dovrebbe derivare da tagli alla spesa, sebbene si dovrebbero usare anche tasse che non danneggino la fiducia economica.

L’aumento delle imposte è una questione controversa, persino nel nuovo gabinetto di Barnier, poiché i legislatori sono restii a invertire sette anni di politiche pro-business di Macron, che a loro dire hanno ripristinato le fortune economiche della Francia. Tuttavia, i partiti di opposizione in Parlamento hanno fatto dell’aumento delle tasse sui ricchi una pietra miliare delle loro proposte economiche.

Barnier fornirà maggiori dettagli sui suoi piani quando presenterà il suo programma politico al parlamento il 1° ottobre.

L’allarme debito in Francia si aggrava

Le ultime dichiarazioni di Francois Villeroy de Galhau, presidente della Banca centrale francese sono state chiare: “Non è realistico per la Francia ridurre il suo deficit al 3% del PIL in tre anni, ma potrebbe esserlo entro cinque anni con la giusta linea d’azione”.

Il nodo dei conti pubblici è quindi più difficile da sciogliere di quanto possa sembrare. All’inizio di questa settimana, il ministro delle finanze ha affermato che il deficit di bilancio del Paese è stato uno dei peggiori della storia. Il governo prevede attualmente un deficit di bilancio del 2024 pari al 5,1% del PIL, al di sopra del limite del 3% dell’Unione Europea.

In questo contesto, un indicatore del rischio obbligazionario francese, ovvero il divario tra i rendimenti decennali francesi e tedeschi, è al massimo da quando il caos politico ha raggiunto il suo picco quest’estate.

Citigroup prevede che si allargherà fino a 100 punti base l’anno prossimo, rispetto agli attuali circa 80. Nel frattempo, le azioni francesi sono scivolate di oltre il 6% da quando il presidente Emmanuel Macron ha indetto elezioni anticipate il 9 giugno.

La calibrazione del bilancio è fondamentale per ripristinare la fiducia degli investitori. La Francia si è allontanata così tanto dai suoi piani a lungo termine per ridurre il deficit che sarebbe necessario uno sforzo enorme per tornare sulla strada giusta per raggiungere l’obiettivo di ridurre il deficit entro il limite dell’Unione Europea del 3% della produzione economica entro il 2027.

Secondo gli analisti di Bloomberg: “Se il governo di Barnier riuscisse a fornire una strategia fiscale credibile che rassicuri i mercati e rispetti ampiamente le norme UE, potrebbe rafforzare la fiducia nella direzione economica della Francia. Tuttavia, data la fragilità politica e gli obiettivi fiscali estesi, il percorso che ci attende è irto di rischi”.

Lo spettro della crisi economica e dell’instabilità finanziaria si sta quindi allargando in Europa. Ai gravi problemi industriali e strutturali della Germania e alle croniche debolezze italiane sulla sostenibilità del debito, si aggiungono le incertezze politiche ed economiche della Francia.

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