Tassi BCE. Previsioni 2025, 2026, 2027

Violetta Silvestri

15 Aprile 2025 - 15:12

Quali previsioni sui tassi BCE per gli anni 2025, 2026 e 2027? Cosa aspettarsi sul costo del denaro nel prossimo triennio.

Tassi BCE. Previsioni 2025, 2026, 2027

Tassi BCE: cosa aspettarsi nel 2025, 2026 e 2027? Le previsioni sul costo del denaro in Eurozona per il prossimo triennio sono seguite con molta attenzione da investitori e analisti.

La Banca centrale europea ha già tagliato i tassi di interesse due volte nel 2025. L’ultima sforbiciata è stata effettuata nella riunione del 6 marzo e ha portato il tasso di deposito, punto di riferimento della BCE, al 2,5%.

Dal 6 giugno 2024, giorno in cui Francoforte ha inaugurato la grande svolta di politica monetaria, l’Eurotower è intervenuta con sei riduzioni del costo del denaro, spinta da un contesto più favorevole per l’inflazione - in calo - e dalla necessità di sostenere una debole ripresa.

L’arrivo di Trump alla Casa Bianca e lo shock della politica dei dazi imposti anche ai Paesi europei ha cambiato lo scenario economico internazionale e, di conseguenza, anche le stime sul percorso dei tassi BCE. Il timore di un rialzo dei prezzi incalzati dalle misure tariffarie potrebbe frenare la politica monetaria più accomodante sebbene la crescita economica continui a necessitare di una spinta anche attraverso tassi più bassi.

In generale, l’evoluzione del costo del denaro in Eurozona è seguita con molto interesse. Mutui, obbligazioni, azioni, valuta sono vulnerabili ai cambiamenti di politica monetaria e per questo le previsioni sui tassi di interesse BCE per gli anni 2025, 2026 e 2027 attirano l’attenzione sia degli investitori in cerca di guadagno, sia di famiglie e imprese che devono onorare le rate di mutui e prestiti.

Nell’ultima Survey of Professional Forecasters (SPF) della BCE, un’indagine sulle aspettative economiche e finanziarie di professionisti condotta dalla banca centrale, sono emerse indicazioni su cosa aspettarsi per il costo del denaro nel triennio.

Anche altri analisti stanno ipotizzando la traiettoria del costo del denaro in Eurozona nel triennio, pur nella difficoltà delle previsioni a causa di un contesto internazionale molto incerto.

2025

Gli esperti interpellati a gennaio 2025 dalla BCE hanno stimato ulteriori cali del tasso di deposito nel corso dell’anno.

Secondo le previsioni, il percorso di politica monetaria porterà a concludere il 2025 con un tasso al 2,00%, attraverso una traiettoria di almeno altri due tagli da 25 punti base nell’anno.

Più drastiche le stime di altri analisti aggiornate recentemente. I mercati quotano un tasso terminale sui depositi tra l’1,50% e l’1,75% entro la fine del 2025, in calo rispetto al 2,00% di inizio mese. Ciò implica almeno altri tre tagli dopo aprile.

AXA ha previsto un tasso di deposito dell’1,5% alla fine del 2025 (prima delle turbolenze di mercato di marzo/aprile).

2026

Ulteriori riduzioni del tasso di deposito al di sotto del 2,00% dovrebbero verificarsi nel 2026.

Il condizionale è d’obbligo per gli analisti, che non si sbilanciano sul numero e l’entità delle riduzioni del costo del denaro a causa dell’incertezza sugli effetti concreti e a lungo termine dei dazi di Trump.

Per gli analisti di ING, le stime sono di un tasso di deposito fermo all’1,75% fino al terzo trimestre 2026, per poi risalire al 2,00%. Secondo le proiezioni di Trading Economics, invece, l’anno prossimo ci saranno le condizioni per ulteriori ribassi, prevedendo un tasso all’1,65% a fine 2026.

2027

Per quanto riguarda le prospettive sui tassi di interesse più a lungo, salvo un altro shock dell’offerta o una crisi finanziaria, gli analisti interpellati da Morningstar prevedono che il tasso sui depositi si stabilizzerà nell’intervallo tra il 2,0% e il 2,5%. Anche nel modello di previsione degli esperti interpellati dalla BCE, il 2027 si concluderà con un tasso al di sopra del 2,00%.

Tra i fattori che potrebbero spingere i tassi al rialzo in questo periodo figurano una ripresa dell’inflazione, trainata dalla crescita salariale o da cambiamenti strutturali nelle catene di approvvigionamento globali (anche a causa dei dazi).

Al contrario, un rallentamento più marcato del commercio globale o una ripresa delle forze deflazionistiche potrebbero spingere i tassi nuovamente al ribasso.

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