Diffuso il dato relativo all’inflazione dell’area euro di gennaio 2025, mentre il falco lancia l’attenti sui tagli dei tassi da parte della BCE di Lagarde.
Diffusa la lettura finale del dato relativo all’inflazione dell’area euro: nel mese di gennaio 2025, ha annunciato l’Eurostat, l’indice dei prezzi al consumo del blocco ha riportato un rialzo del 2,5%, come emerso dalla lettura preliminare dell’indicatore.
Confermato anche il trend del dato core, ovvero dell’inflazione depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari, salita del 2,7% a gennaio.
Dato inflazione post quinto taglio tassi BCE
I numeri fanno seguito all’ultimo taglio dei tassi di interesse dell’Eurozona che la BCE ha annunciato lo scorso 30 gennaio, dopo la prima riunione del Consiglio direttivo del 2025 e la prima riunione, anche, dall’inizio della seconda era dell’amministrazione USA a guida Trump.
In quella occasione, l’istituzione guidata dalla presidente Christine Lagarde ha sforbiciato il costo del denaro dell’Eurozona per la quinta volta dal primo taglio dei tassi, che risale al 6 giugno 2024, data storica anche in quanto giorno delle elezioni europee.
Da cerchiare in rosso la prossima data in cui la Banca centrale europea si riunirà per annunciare la propria decisione di politica monetaria, in un contesto in cui gli economisti hanno già stilato da un po’ le previsioni sulle sforbiciate nel corso del 2025, e anche per il 2026 e il 2027.
Tutte previsioni tuttavia che, per quanto possa dire Lagarde, dipendono da una Fed, che ora è diventata chiaramente riluttante a continuare a tagliare i tassi sui fed funds.
La domanda, dunque, è se si possa credere ancora nella grande svolta della BCE sui tassi attesa entro l’estate, tra l’altro mentre i falchi di turno continuano a lanciare vari attenti.
L’alert del falco BCE Wunsch: “no a tagli tassi verso il 2% come se fossimo sonnambuli”
Tra di loro, l’ultimo a farsi sentire è stato Pierre Wunsch, governatore della banca centrale del Belgio ed esponente del Consiglio direttivo della BCE, che ha lanciato in un’intervista al Financial Times un chiaro avvertimento a tutte le colombe che insistono sulla necessità e urgenza di continuare a tagliare i tassi.
“ Non dobbiamo tagliare i tassi al 2% come se fossimo sonnambuli ”, ha sottolineato Wunsch, chiarendo che il suo “non è un appello a fare una pausa ad aprile”, ma spiegando al contempo che la BCE neanche può puntare a sforbiciare il costo del denaro come se avesse già inserito il pilota automatico.
Abbassare i tassi verso il 2%, insomma, è qualcosa a cui bisogna pensare, su cui bisogna riflettere, per questo, testuali parole - “I’m not pleading for a pause in April but we must not sleepwalk to 2 per cent [interest rates] without thinking about it ” -, ha detto Wunsch.
La buona notizia arrivata oggi dal fronte macroeconomico è che la lettura finale del dato relativo all’inflazione dell’Eurozona ha confermato i numeri preliminari.
Euro area annual #inflation at 2.5% in January 2025 https://t.co/BkDhhAlMTG pic.twitter.com/wSNW87bQ57
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) February 24, 2025
Detto questo, non c’è niente a cui brindare, visto che il dato ha confermato anche che l’inflazione headline, rispetto al mese precedente, ha accelerato il passo: a dicembre la crescita dell’indice era stata infatti pari a +2,4% su base annua.
L’inflazione core al 2,7%, pur se confermata e pur se agli stessi livelli di dicembre 2024, continua inoltre a segnalare che le pressioni inflazionistiche non stanno certo convergendo verso il target stabilito dalla BCE, pari al 2%.
Il ragionamento di Wunsch è dunque semplice, come ha spiegato lui stesso al Financial Times: “Se i dati giustificheranno un taglio, allora taglieremo”, ma “se non lo faranno, potremmo dover fare una pausa ”.
Com’è la situazione in questo momento? “ Sempre che non si manifestino grandi shock, per ora sia i rischi al rialzo che al ribasso sono relativamente limitati” ed è anche “possibile che, nella prima parte dell’anno, l’inflazione si confermi noiosa”. Il problema, tuttavia, per il governatore del Belgio, “è che questo non sarà un anno noioso”. E qui le parole si riferiscono senza alcuna ombra di dubbio all’impatto che le decisioni di politica economica che sta prendendo e che prenderà la seconda amministrazione di Donald Trump avranno sulla politica monetaria non solo della Federal Reserve, ma anche della BCE.
Il falco della BCE condivide il grande dubbio stop tagli ai tassi di Schnabel
Wunsch ha rimarcato inoltre lo stesso dubbio che assilla l’esponente del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, l’altro falco tedesco Isabel Schnabel che, la scorsa settimana, ha provocato un’improvvisa fuga degli investitori dai BTP e da tutti i titoli di Stato dell’area euro, ammettendo di non essere neanche sicura che, al momento, i tassi di interesse dell’area euro viaggino in territorio restrittivo.
Per questo motivo, Schnabel ha detto di auspicare che Francoforte apra un dibattito sulla possibilità di interrompere la fase dei tagli dei tassi finora portata avanti. “A un certo punto”, ha continuato Wunsch, “e ciò potrebbe avvenire in uno dei prossimi meeting (del Consiglio direttivo), a seconda delle sorprese che si presenteranno, potremmo trovarci costretti a considerare non soltanto se ci stiamo muovendo nella giusta direzione, ma anche al ritmo giusto ”.
Incognita Trump, la BCE brancola nel buio?
Ciò che probabilmente rischia di provocare sconcerto sui mercati è che perfino i falchi non sembrano essere quelli di un tempo, quelli tutti di un pezzo, per intenderci.
Wunsch ha affermato infatti che il fatto che Lagarde abbia detto dopo l’ultimo taglio dei tassi da parte della BCE che la Banca centrale europea “è consapevole della direzione del viaggio” che ha deciso di intraprendere e che tale direzione è al ribasso, “riflette come siamo a nostro agio ad aver abbassato i tassi dal 3% al 2,75% e che potremmo procedere a un altro taglio o ad altri due tagli dei tassi ”,(dichiarazione non proprio da falco).
Non solo: il governatore belga ha aggiunto che “è perfino possibile che taglieremo i tassi al di sotto del 2%” entro la fine dell’anno.
Insomma, a quanto pare tutte le porte sono aperte di fronte a una BCE che continua a mandare ai mercati messaggi forse fin troppo contrastanti, dando l’impressione di brancolare nel buio.
E il motivo rimane ovviamente quello: l’incognita chiamata Trump. A guardar bene, come ha poi fatto notare l’altro esponente del Comitato esecutivo della BCE, Piero Cipollone, è la prima volta inoltre che la Banca centrale europea sta portando avanti una politica monetaria che vede le decisioni relative al suo bilancio e quelle sui tassi di interesse dell’area euro andare in due direzioni diametralmente opposte.
Inflazione Italia tra le più basse in UE, ma non indenne dall’accelerazione
Tornando al dato diffuso oggi, l’Eurostat ha messo in evidenza che i tassi di inflazione più bassi sono stati registrati a gennaio in Danimarca (1,4%), Irlanda, Italia e Finlandia, questi ultimi tutti Paesi in cui il tasso di inflazione si è attestato all’1,7%.
L’inflazione ha corso invece di più in Ungheria (5,7%), Romania (5,3%) e Croazia (5%).
Rispetto al mese di dicembre 2024, l’inflazione è scesa in otto Paesi membri dell’UE, rimanendo stabile in quattro e salendo in 15.
La scorsa settimana, guardando all’inflazione in Italia, l’Istat ha confermato comunque una accelerazione nel mese di gennaio, che è stata così commentata da Confesercenti:
L’inflazione “accelera sotto la spinta del caro energia. Da Istat arriva infatti la conferma dei dati preliminari, che registrano a gennaio un aumento dello 0,6% su base congiunturale dell’indice dei prezzi al consumo, il più alto da oltre un anno. Un rialzo guidato dai beni energetici regolamentati, il cui rincaro su base annua è più che raddoppiato in un solo mese, passando dal +12,7% di dicembre al +27,8% di gennaio. Una minaccia per il potere d’acquisto delle famiglie e per le Pmi del terziario, che rischiano un aggravio complessivo sulle bollette di 2,6 miliardi di euro nel 2025 rispetto al 2024”.
Confesercenti ha continuato, spiegando che il riaccendersi dell’inflazione “ rischia di frenare ulteriormente una crescita economica già debole, con un effetto domino sui prezzi al consumo e sulla capacità di spesa delle famiglie. Per questo, è necessario che il Governo acceleri sul decreto bollette, occorre un intervento tempestivo per mitigare l’impatto dei costi energetici sui consumatori e sui costi operativi delle imprese”.
Di conseguenza, ha concluso l’associazione, “a nostro avviso, è urgente istituire un fondo per ridurre accise ed oneri sull’energia, necessario per evitare un’ulteriore pressione sui prezzi e un effetto a cascata sul sistema produttivo che sarebbe esiziale per l’economia”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA