Riunione BCE, annunciato il quinto taglio dei tassi. Lagarde su pericolo dazi Trump: neanche pronunciati quei due numeri

Laura Naka Antonelli

30 Gennaio 2025 - 17:26

Oggi 30 gennaio 2025, la BCE ha tagliato i tassi per la quinta volta dal 6 giugno 2024. Lagarde e le frasi su inflazione, ripresa economica e stagflazione.

Riunione BCE, annunciato il quinto taglio dei tassi. Lagarde su pericolo dazi Trump: neanche pronunciati quei due numeri

Il primo BCE Day del 2025 si è concluso come da attese: la Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base portando i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale dell’Eurozona a scendere rispettivamente al 2,75%, al 2,90% e al 3,15%.

Dopo la Fed tocca alla BCE, il primo annuncio sui tassi del 2025 e della nuova era di Trump 2.0

È così arrivato finalmente il verdetto della prima riunione dell’Eurotower dell’anno e la prima, anche, della nuova era Trump 2.0, dopo il primo Fed Day del 2025 della giornata di ieri. A essere resa nota oggi, tuttavia, non è stata soltanto la decisione presa dall’Eurotower.

Nella mattinata europea, dal fronte macroeconomico del Continente, è arrivata anche una carrellata di dati relativi al trend dei PIL delle diverse economie dell’area euro e UE e dei due interi blocchi, che ha presentato un quadro decisamente sconfortante.

I dati hanno gelato la speranza di assistere almeno nel breve a una ripresa dell’economia dell’Europa; preoccupante soprattutto il fatto che i segni meno che hanno colpito la Germania e la Francia, e la crescita di nuovo pari a zero del PIL dell’Italia, si riferiscano al quarto trimestre del 2024, dunque a un periodo in cui la seconda amministrazione USA di Donald Trump, che si appresta ad attaccare il commercio globale a colpi di dazi, non era neanche ufficialmente iniziata. Se i fondamentali economici dell’Europa sono messi già così male senza Trump, cosa accadrà quando lo spettro dei dazi di Trump diventerà realtà?

Tra l’altro, negli stessi minuti in cui i mercati attendevano l’inizio della conferenza stampa di Christine Lagarde, dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti è stato reso noto il PIL degli Stati Uniti che, molto probabilmente, avrà tarpato le ali ai falchi della Fed, instillando nuovi dubbi sulla direzione futura dell’intera economia mondiale.

Fermo restando che l’economia americana continua a crescere a un ritmo che fa impallidire i Paesi anche più solidi dell’Eurozona, nel corso dell’ultimo trimestre del 2024 la sua espansione non è stata particolarmente brillante, confermandosi anzi la peggiore di fine anno negli States dal 2018.

Il prodotto interno lordoUSA è cresciuto a un ritmo annualizzato pari a +2,3%, al di sotto del +2,5% stimato dal consensus degli analisti e in deciso rallentamento rispetto al +3,1% del terzo trimestre. A sostenere il PIL USA è stata di nuovo la solidità delle spese per consumi. E, tuttavia, non è detto che questa resilienza dei consumi americani ben nota a tutto il mondo sia destinata a durare.

Quinto taglio tassi BCE, Lagarde: “quei due numeri neanche pronunciati”

Tornando all’Eurozona, quello annunciato oggi è stato il quinto taglio dei tassi annunciato dalla BCE a partire dal 6 giugno 2024. Un taglio di cui evidentemente l’area euro aveva bisogno, come hanno dimostrato i numeri del PIL del blocco.

La riduzione è stata tuttavia pari ancora a 25 punti base, e la grande beffa per le colombe che invocano da parecchio interventi più coraggiosi da parte dell’istituzione è che è stata la stessa Christine Lagarde, nel corso della conferenza stampa seguita all’annuncio sui tassi, ad affermare che, nella riunione odierna del Consiglio direttivo della BCE, i due numeri 5 e 0 non sono stati neanche pronunciati.

Detto questo, i mercati non hanno sofferto alcuno scossone in particolare, in quanto Lagarde ha manifestato tutta la propria disponibilità a continuare a tagliare i tassi nel corso del 2025, diversamente dalla Fed, che ieri, oltre a premere il pulsante stop al ciclo di tagli avviato nel settembre del 2024, ha detto anche di non avere alcuna fretta di intervenire di nuovo.

Certo, nel prendere la parola Lagarde ha ribadito che le decisioni dell’Eurotower continueranno a dipendere dai dati in arrivo. Tuttavia, “non c’è stata alcuna discussione sulla possibilità che sia arrivato il momento di smettere di tagliare” i tassi e il processo di disinflazione continua, anche se la spina dell’inflazione domestica e dei servizi impedisce tuttora alla BCE di poter cantare vittoria.

La numero uno dell’Eurotower ha fatto notare inoltre che tutti gli indicatori relativi all’inflazione stanno puntando verso il basso, aggiungendo di essere fiduciosa sia nel ritorno dell’inflazione al target del 2% nel corso del 2025 sia, sempre quest’anno, nell’indebolimento del tasso di crescita dei salari. Tutti motivi che hanno portato gli analisti a prevedere nuovi tagli da parte di Francoforte. Come Mark Wall, responsabile economista della divisione dedicata all’Europa di Deutsche Bank, che ha detto che “non esiste davvero alcuna ragione per pensare che la BCE non continuerà a tagliare i tassi, almeno fino a quando arriverà al livello neutrale, e forse probabilmente anche al di sotto di questo livello entro la fine dell’anno”. E come Carsten Brzeski, responsabile globale della divisione macro di ING, anche lui convinto del fatto che le riduzioni dei tassi, nell’area euro, andranno avanti nei prossimi meeting.

Brzeski si è mostrato più cauto ha presentato anche il dilemma che toglie il sonno a Lagarde: “Se è vero che il precedente di essere stata lenta ad affrontare il rialzo dell’inflazione le impedirà di far scendere i tassi a livelli ultra bassi, il desiderio di non rimanere indietro ma anzi di anticipare gli eventi potrebbe portare la BCE a far scendere i tassi al livello neutrale il più velocemente possibile”.

C’è tuttavia un particolare non trascurabile. Il tasso di interesse neutrale non è chiaro neanche a Lagarde, che tuttavia oggi ha preannunciato che il suo valore diventerà più chiaro ai mercati il prossimo 7 febbraio, quando lo staff della BCE pubblicherà una revisione delle stime proprio di questo tasso.

Ai mercati, per ora, il via libera a ulteriori tagli dei tassi da parte di Lagarde sembra in ogni caso bastare.

D’altronde, contrariamente a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, assillati dalla minaccia di una inflazione che rischia di riaccendersi con le possibili scelte di politica economica che la seconda amministrazione Trump si appresta ad annunciare, e che sta già preannunciando nell’agitare continuamente l’arma dei dazi e delle restrizioni sull’immigrazione, in Eurozona il processo disinflazionistico procede in linea con le stime che sono state elaborate dallo staff stesso della BCE. E soprattutto, se il PIL USA mostra segnali di deterioramento crescendo comunque a un ritmo annuo superiore al 2%, il PIL dell’area euro a dir poco annaspa.

Certo, quella cautela proverbiale di Lagarde, praticamente quella ostinazione a non voler consegnare ai mercati un taglio più importante di 50 punti base, irrita una platea sempre più numerosa soprattutto di politici europei, ma anche di economisti: già parlando da Davos, in occasione dei lavori del World Economic Forum, pur sottolineando di non credere che l’Eurozona avrebbe importato l’inflazione dagli Stati Uniti, l’ex direttrice dell’FMI - che ha colto l’occasione per rimarcare l’indipendenza delle banche centrali - aveva insistito sulla necessità di procedere in modo graduale nel percorso di riduzione dei tassi in una Europa che lei stessa aveva definito essere avvolta dal pessimismo e colpita da una crisi esistenziale. Crisi esistenziale a cui, secondo i maligni, starebbe tuttavia contribuendo lei stessa, nell’ostinarsi a concentrarsi più sulla stabilità dei prezzi, che non sulla necessità di sostenere in modo più incisivo la crescita del PIL dell’euro da zero virgola.

In ogni caso, se c’è qualcosa che accomuna la BCE e la Fed, così come le altre banche centrali di tutto il mondo, è che, al di là degli slogan che Trump, che si è appena insediato alla Casa Bianca, continua a sbandierare, dettagli precisi sulle scelte di politica economica che decreterà non sono ancora arrivati.

È dunque piuttosto logico che, visto che le minacce del nuovo presidente rimangono per ora confinate nel regno delle ipotesi, le banche centrali vogliano prendere un po’ di tempo prima di capire davvero il da farsi. Anche se, va detto, quella dipendenza continua dai dati macroeconomici di turno che continua a dettare le loro decisioni sui tassi sta sollevando più di una polemica tra gli esperti sulla reale capacità delle istituzioni di avere il controllo della situazione.

La BCE ha sforbiciato i tassi di interesse dell’area euro per la prima volta il 6 giugno scorso, per poi procedere a un secondo taglio il 12 settembre. I tassi di interesse sono stati tagliati per la terza volta il 17 ottobre.

L’ultimo atto del 2024 è stato annunciato dall’Eurotower lo scorso 12 dicembre.

La strada per ora sembra tracciata, e ulteriori tagli dei tassi sono attesi anche per il 2025. A quanto pare, tuttavia, tutti mini, ovvero di 25 punti base, a meno che non si presentino eventi improvvisi, i cosiddetti cigni neri che, nel caso della BCE, sono stati già identificati.

Riunione BCE 30 gennaio, aggiornamenti in tempo reale

Money.it ha seguito l’evento con aggiornamenti in tempo reale.

Terminata la conferenza stampa di Christine Lagarde

Appena terminata la conferenza stampa durante la quale la presidente della BCE Christine Lagarde ha commentato la decisione presa oggi dalla Banca centrale europea di tagliare ancora i tassi di interesse dell’area euro. Lagarde ha optato di nuovo per una riduzione di 25 punti base, sottolineando anche che non è possibile al momento sapere se l’Eurotower taglierà un giorno i tassi di interesse al di sotto del livello neutrale, al fine di stimolare la crescita dell’Eurozona.

Lagarde: non c’è stagflazione, c’è la ripresa, l’inflazione scende

Per quanto riguarda l’impatto dei dazi di Trump sulle esportazioni, Lagarde ha detto che finora “ci sono rumor, dichiarazioni, ipotesi, ma non abbiamo alcun numero chiaro e tangibile” e che avvicinandoci anche al mese di “ marzo saremo ancora alle prese con l’incertezza ”.

Non abbiamo mai parlato di stagflazione”, ha aggiunto Lagarde, sottolineando che “ c’è la ripresa, non c’è la stagflazione, e l’inflazione sta scendendo ”. Per quanto riguarda il trend dei rendimenti, (yields) che ha interessato in generale i titoli di Stato dell’area euro ma anche e specialmente quelli del Regno Unito, Lagarde ha sottolineato che il fenomeno è da attribuire non solo ma soprattutto all’effetto del rialzo che sta interessando gli Stati Uniti (i Treasury).

BCE, Lagarde su taglio 50 punti base: Numeri 5 e 0 neanche pronunciati

Non abbiamo neanche pronunciato i due numeri 5-0. Non c’è stata alcuna discussione su un taglio di 50 punti base”, ha detto Lagarde, rispondendo alla domanda sulla possibilità che la Banca centrale europea stia valutando una riduzione dei tassi di mezzo punto percentuale.

BCE, Lagarde: inflazione al target nel 2025, fiduciosi in calo salari

I rischi che incombono sulla crescita economica rimangono al ribasso”, ha confermato la numero uno della BCE, aggiungendo che la Banca centrale europea continuerà a dipendere dai dati macro, senza impegnarsi a priori su un qualsiasi eventuale percorso dei tassi. “Siamo fiduciosi nel fatto che l’inflazione tornerà al nostro target di medio termine del 2% nel corso del 2025 ”, ha aggiunto la numero uno della BCE. Per quanto riguarda l’inflazione dei servizi, questa si sta confermando ancora persistente a causa della sua sensibilità alla dinamica dei salari, ha aggiunto la presidente dell’Eurotower. “In ogni caso tutti gli indicatori sstanno puntando verso il basso e siamo fiduciosi che nel 2025 i salari scenderanno. Non stiamo brindando, ma stiamo prendendo atto dell’impatto che avrà sull’inflazione dei servizi”.

Tasso di interesse neutrale? Lagarde annuncia data in cui se ne saprà di più

I tassi di interesse dell’area euro si trovano “ancora in territorio restrittivo” ha detto Lagarde in conferenza stampa, aggiungendo che oggi la BCE non ha affrontato la questione di quando i tagli dovrebbero fermarsi. lagarde ha anche annunciato che il prossimo 7 febbraio sarà resa nota “la revisione da parte del nostro staff del tasso di interesse neutrale”. Si tratta di “un range, di una indicazione basata su diversi modelli utilizzati”.

Lagarde: mercato lavoro robusto, dopo fluttuazioni inflazione dovrebbe tornare al nostro target

Il mercato del lavoro rimane robusto”, ha detto Lagarde, aggiungendo che “la maggior parte degli indicatori sottostanti confermando “un trend verso un ritorno sostenuto al nostro target” di inflazione. Praticamente, “a seguito di alcune fluttuazioni, l’inflazione dovrebbe tornare al nostro target”.

BCE, Lagarde: fiducia consumatori fragile, ma calo costo credito aumenterà le spese. Il commento su dazi Trump

L’attività manifatturiera si sta contraendo, mentre la fiducia dei consumatori è fragile”. Così Lagarde, nel commentare il trend dell’economia dell’area euro. La presidente della BCE ha tuttavia affermato che il costo del credito più basso sosterrà le spese e che permangono le condizioni necessarie per la ripresa. Allo stesso tempo, i dazi USA (di Donald Trump) potrebbero essere un problema. Le esportazioni, in particolare, aiuteranno la crescita, “se non dovesse manifestarsi una escalation delle tensioni commerciali”.

Iniziata la conferenza stampa di Christine Lagarde

Iniziata la conferenza stampa di Christine Lagarde. La numero uno della BCE ha ribadito la propria fiducia nel processo disinflazionistico in corso nell’area euro, affermando che “è sulla buona strada” e sottolineando tuttavia che l’inflazione domestica rimane elevata. Lagarde ha ribadito che la BCE non seguirà un percorso prestabilito nel determinare la direzione dei tassi di interesse. “L’economia dell’Eurozona ha riportato una fase di stagnazione nel quarto trimestre” del 2024, ha detto ancora Lagarde, evidenziando quanto è trapelato oggi dai dati preliminari sul PIL dell’area euro diffusi da Eurostat.

Il commento di Global X

Così Morgane Delle Donne, Head of Investment Strategy Europa di Global X, nel commentare il quinto taglio dei tassi dell’area euro annunciato oggi dalla BCE:

“La decisione della BCE di tagliare i tassi di 25 punti base, mentre la Fed sembra intenzionata a mantener i tassi fermi più a lungo, evidenzia una crescente divergenza di politica monetaria tra le due aree. Il PIL dell’Eurozona rimane stagnante, e le condizioni economiche si stanno ulteriormente deteriorando in Francia e Germania. Pur riconoscendo che l’inflazione non è ancora tornata all’obiettivo, la BCE sembra più concentrata sul sostegno alla crescita, privilegiando la stabilità economica rispetto ai potenziali rischi inflazionistici. Al contrario, gli Stati Uniti e il Regno Unito continuano a bilanciare le persistenti preoccupazioni per l’inflazione con la resilienza economica, con prospettive di policy molto diverse per i prossimi mesi. La reazione attenuata del mercato implica che questa divergenza è già pienamente prezzata dagli investitori”.

Euro-dollaro: il trend dopo annuncio tassi BCE e PIL USA

Pochi minuti prima dell’inizio della conferenza stampa che vedrà la presidente della BCE Christine Lagarde commentare l’ennesimo taglio dei tassi dell’area euro, il rapporto euro-dollaro riduce i cali, riagguantando la soglia di $1,04 e oscillando attorno a quota $1,0417, praticamente piatto. Il dollaro USA si indebolisce dopo la pubblicazione del dato relativo al PIL USA del quarto trimestre, che si è confermato più debole delle attese.

Rendimenti Bund osservati speciali post PIL Germania: in calo di 6 pp al 2,51%

Occhio al trend ribassista del rendimenti dei titoli di Stato dell’area euro, che scendono scontando l’erosione dei fondamentali economici del blocco, confermata dalla pubblicazione, stamattina, dei dati preliminari relativi ai PIL dei Paesi dell’area e dell’intera Eurozona. In ribasso in particolare i rendimenti dei Bund tedeschi a 10 anni, che arretrano di 6 punti percentuali, scendendo fino al 2,51%, scontando la contrazione che il PIL della Germania ha accusato negli ultimi tre mesi dello scorso anno, pari a -0,2% su base trimestrale.

PIL USA più debole delle attese in IV trimestre 2024

E’ stato appena comunicato dal fronte macroeconomico degli Stati Uniti il dato relativo al PIL degli Stati Uniti, relativo al quarto trimestre del 2024. Il prodotto interno lordo USA ha registrato una crescita, su base annua, pari a +2,3%, inferiore al +2,5% stimato dal consensus.

La BCE taglia i tassi di 25 punti base come da attese. Il comunicato

Di seguito il comunicato con cui la BCE di Christine Lagarde ha annunciato oggi la decisione di tagliare di nuovo i tassi di interesse dell’area euro, per la quinta volta dal 6 giugno 2024, giorno in cui ha iniziato ad allentare la restrizione monetaria varata negli anni 2022 e 2023 per combattere l’inflazione galoppante. Così si legge nel comunicato:

Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE. In particolare, la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria.

Il processo disinflazionistico è ben avviato. L’inflazione ha continuato a evolvere sostanzialmente in linea con le proiezioni dei nostri esperti e dovrebbe tornare all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine nel corso dell’anno. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione.

Le recenti riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo rendono gradualmente meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie.

Al tempo stesso, le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide, anche perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere; alcuni prestiti in scadenza sono quindi rinnovati a tassi più elevati. L’economia sta ancora affrontando circostanze avverse, ma l’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una crescita della domanda nel corso nel tempo.

Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine.

Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi.

Per quanto riguarda il programma di acquisto di attività (PAA) e il programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), i portafogli del PAA e del PEPP (pandemic emergency purchase programme) si stanno riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.

Sulle operazioni di rifinanziamento, il 18 dicembre scorso, con il rimborso dei restanti importi ricevuti dalle banche nell’ambito delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, si è conclusa questa parte del processo di normalizzazione del bilancio.

Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sull’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Inoltre, lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria può essere utilizzato per contrastare ingiustificate, disordinate dinamiche di mercato che mettano seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di assolvere con più efficacia il proprio mandato della stabilità dei prezzi.

La Presidente della BCE illustrerà i motivi di tali decisioni nella conferenza stampa che avrà luogo questo pomeriggio alle 14.45 (ora dell’Europa centrale)”.

La BCE ha tagliato i tassi di interesse come da attese, tasso deposito scende al 2,75%

La Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde ha tagliato i tassi di interesse come da attese di 25 punti base, portando i tassi sui depositi, i tassi sulle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale a scendere rispettivamente al 2,75%, al 2,90% e al 3,15%.

Il commento su disastro PIL euro da T. Rowe Price. Previsioni tassi BCE per il 2025

Così Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price commentando i dati relativi al PIL dell’area euro diffusi oggi da Eurostat:
La crescita del Pil reale dell’area euro è rimasta invariata nel quarto trimestre 2024. Sebbene non sia ancora disponibile una ripartizione dettagliata, i principali responsabili di questo andamento sono probabilmente la debole crescita delle esportazioni e la debolezza degli investimenti. La spesa pubblica e i consumi privati hanno probabilmente sostenuto la crescita nel quarto trimestre 2024, ma la debolezza della spesa per investimenti e la crescita delle esportazioni hanno più che compensato”.

L’economista ha aggiunto che “le prospettive per la crescita europea restano cupe. Certo, le indagini sull’attività cominciano a migliorare, ma rimangono a livelli molto bassi. L’incertezza della politica commerciale statunitense, soprattutto per quanto riguarda i dazi, manterrà deboli gli investimenti europei fino a quando non sarà risolta. Una soluzione potrebbe ovviamente indebolire ulteriormente l’attività se le merci europee destinate agli Stati Uniti finissero per essere soggette a tariffe molto più alte del previsto. Naturalmente, è plausibile che le esportazioni europee crescano nel primo semestre del 2025, poiché le aziende cercheranno di anticipare le esportazioni verso gli Stati Uniti prima che i dazi vengano effettivamente applicati e ciò non farebbe altro che spostare la debolezza economica più in là nel tempo”.

In sostanza, ha aggiunto il responsabile economista di T. Rowe Price, “le prospettive di crescita europea restano insomma deboli”, facendo notare che, “a meno che non si verifichino presto sviluppi positivi, le cose rimarranno così. La pace in Ucraina e un forte calo dei costi energetici potrebbero sostenere l’economia europea quest’anno. La riduzione dei costi energetici stimolerebbe in modo significativo la domanda interna e gli investimenti. Ma finché ciò non avverrà, le prospettive rimarranno deboli. L’economia probabilmente crescerà meno di quanto previsto dalla BCE”.

Previsioni su cosa farà la BCE in tutto il 2025? “Ritengo che quest’anno la BCE taglierà il tasso di deposito al di sotto del tasso neutro, all’1,5%, a seguito di un’attività che sorprenderà al ribasso rispetto alle previsioni della BCE”.

Il trend di Wall Street, focus su utili Meta, Microsoft, Tesla

I futures sui principali indici azionari USA riportano un trend contrastato. I futures sul Dow Jones sono in lieve calo, i futures sullo S&P 500 e sul Nasdaq avanzano dello 0,23% e dello 0,43%. Market mover, oltre all’annuncio sui tassi della Fed di ieri, la pubblicazione delle trimestrali da parte di alcune Big Tech USA.

Bene le azioni Meta, dopo che il colosso a cui fanno capo le APP WhatsApp, Facebook e Instagram ha annunciato di aver concluso il quarto trimestre del 2024 con un rialzo delle vendite pari a +21% su base annua e un balzo dell’utile netto a $20,8 miliardi, rispetto ai $14 miliardi del quarto trimestre del 2023.

In evidenza le dichiarazioni del CEO Mark Zuckerberg, che ha salutato l’era della seconda presidenza USA di Donald Trump affermando che “ora abbiamo una amministrazione che è orgogliosa delle nostre società leader e che dà priorità alla tecnologia americana ”. L’EPS di Meta è stato pari a $8,02 per azione, molto meglio dei $6,77 per azione attesi dal consensus, mentre il giro d’affari è ammontato a $48,39 miliardi, rispetto ai $47,04 miliardi stimati.

Sotto pressione le quotazioni invece di Microsoft, che ha battuto le attese su utili e fatturato (EPS $3,23 VS $3,11 previsti e vendite per $69,63 miliardi, rispetto ai $68,78 miliardi attesi), ma ha annunciato una guidance sul fatturato del trimestre in corso tra $67,7 miliardi e $68,7 miliardi, al di sotto dei $69,78 miliardi attesi dal consensus.

Delusione anche per Tesla, che ha concluso il quarto trimestre con un EPS di 73 centesimi su base adjusted, inferiore ai 76 cents attesi e un fatturato pari a $25,71 miliardi rispetto ai $27.26 miliardi previsti.

Spread BTP-Bund a 10 anni attorno a quota 108 pb, rendimenti al 3,60%

Osservato speciale è ovviamente, nel giorno della riunione della BCE, il trend dei tassi dei BTP e dello spread BTP-Bund a 10 anni. Il differenziale tra i rendimenti dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi viaggia attorno alla soglia di 108 punti base. In calo i rendimenti dei BTP decennali, che scendono al 3,60%. Occhio anche allo spread OAT-Bund a 10 anni, ovvero allo spread Francia-Germania, che viaggia attorno a quota 75 punti base, a fronte di rendimenti decennali pari al 3,27%.

Tassi BCE VS Fed, l’euro crede nell’ampliamento della divergenza tra le politiche monetarie

Occhio al rapporto euro-dollaro (EUR-USD), che buca la soglia di $1,04 all’indomani dell’annuncio sui tassi della Fed di Jerome Powell e in attesa del quinto taglio dei tassi che la BCE di Christine Lagarde è prevista annunciare nella giornata di oggi. Il movimento dell’euro dimostra come i mercati, a seguito della decisione della Fed di lasciare i tassi sui fed funds invariati, credano nelle previsioni su una divergenza tra la politica monetaria della Banca centrale americana e quella della Banca centrale europea destinata ad ampliarsi nel corso del 2025.

Piazza Affari post Fed e in attesa BCE: Generali e banche sotto i riflettori

In attesa del verdetto sui tassi del primo BCE Day del 2025, il Ftse Mib di Piazza Affari segna un lieve rialzo, salendo di appena lo 0,13%, a quota 36.420,31 punti. In evidenza tra le azioni Assicurazioni Generali, il colosso assicurativo italiano vera preda dell’assalto di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca, dopo la presentazione del nuovo piano strategico, che prevede una crescita ulteriore degli utili e un boom di dividendi a favore degli azionisti.

Le azioni Generali segnano un rialzo di mezzo punto percentuale circa, mentre Mediobanca si conferma tra i titoli peggiori del listino.

Piazzetta Ciuccia ha rimandato al mittente l’OPS presentata da MPS, con tanto di sostegno del governo Meloni, commentando l’offerta con dichiarazioni alquanto pesanti., a cui il Monte ancora di Stato ha comunque ribattuto prontamente.

Giù anche le quotazioni di UniCredit, in un momento in cui continua il botta e risposta con Banco BPM sul presunto premio o presunto sconto che l’OPS lanciata dal CEO di Piazza Gae Aulenti sul Banco presenterebbe.

PIL area euro a quota zero. E i dazi di Trump non sono ancora arrivati

Crescita zero per il PIL dell’area euro nel quarto trimestre del 2024 rispetto al trimestre precedente. E i dazi di Donald Trump non sono ancora stati annunciati. La pessima notizia è stata annunciata dall’Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Unione europea, confermandosi anche peggiore rispetto alle attese.

Il consensus degli economisti aveva previsto un ritmo di espansione del prodotto interno lordo del blocco pari a +0,1% per gli ultimi tre mesi dello scorso anno, a seguito del +0,4% migliore delle stime del terzo trimestre.

Su base annua, il PIL dell’Eurozona (quelli diffusi sono i dati preliminari), ha segnato una crescita dello 0,9%, rispetto al +1% previsto.

In evidenza soprattutto le crisi che stanno attanagliando le economie di Germania e di Francia.

Su base trimestrale, il PIL della Germania si è contratto in particolare dello 0,2% nel quarto trimestre del 2024, mentre quello della Francia ha segnato una contrazione dello 0,1%.

In media, nell’intero 2024, si prevede comunque che l’economia francese sia cresciuta al ritmo pari a +1,1%.
Crescita zero per il PIL dell’Italia, come riportato dai dati preliminari dell’Istat.

Così l’Istituto Nazionale di Statistica:

“Nel quarto trimestre del 2024 l’economia italiana registra una crescita congiunturale nulla, al pari del terzo trimestre, mentre cresce dello 0,5% in termini tendenziali. Questo risultato, di cui si sottolinea la natura provvisoria, determina una crescita dello 0,5% nel 2024 in termini di valori reali corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. La stima preliminare del quarto trimestre 2024 riflette una flessione sia del comparto primario sia dei servizi, mentre il settore industriale ha registrato, nel complesso dei tre mesi, una ripresa. Dal lato della domanda, la componente nazionale misurata al lordo delle scorte è in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta. A fine 2024, la variazione acquisita per il 2025 è nulla”.

L’Eurostat ha riportato che, su base trimestrale, la crescita più forte è stata riportata dal Portogallo (+1,5%), dalla Lituania (+0,9%) e dalla Spagna (+0,8%). In calo, oltre al PIL della Germania (-0,2%) e della Francia (-0,1%), anche e soprattutto il PIL dell’Irlanda, in flessione dell’1,3% rispetto al terzo trimestre del 2024. Su base annua, i tassi di crescita del PIL sono stati positivi in nove Paesi e negativi in tre Paesi.

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