La reazione di MPS-Monte dei Paschi di Siena al grande no di Mediobanca, che ha bocciato la sua OPS. Del caso di Piazza Affari Mario Monti. Il trend delle due azioni.
Il no netto di Mediobanca all’OPS di MPS lanciata da MPS ha provocato la reazione immediata del Monte che, secondo alcune fonti finanziarie, ha ribattuto alla decisione del CDA di Piazzetta Cuccia di bocciare in toto la sua offerta ribadendo il valore che l’operazione, a suo avviso, creerebbe.
Oggi, dopo la reazione decisamente negativa riportata dalle due azioni a seguito della bocciatura dell’OPS di Monte dei Paschi di Siena da parte di Mediobanca, le azioni di Piazzetta Cuccia riportano un lieve rialzo, salendo attorno a 15,80 euro, mentre a rafforzarsi in Borsa è soprattutto il titolo MPS-Monte dei Paschi di Siena, che brilla sul Ftse Mib di Piazza Affari balzando di quasi +1,80%, balzando a 6,31 euro.
La reazione di MPS al no Mediobanca. La stoccata su Generali
Così fonti vicine al Monte dei Paschi di Siena hanno riportato la reazione che la banca senese avrebbe avuto alla notizia del grande rifiuto arrivato da Piazzetta Cuccia:
“La natura industriale della business combination proposta è talmente ovvia che la stessa Mediobanca ha deciso di includere ormai da tempo nel proprio perimetro lo stesso credito al consumo, e non si tratta certamente di un’attività legata all’Investment Banking, ma è molto più nelle corde di una banca commerciale. L’urgenza di un’evoluzione del modello di business evidentemente è stata riconosciuta anche da Mediobanca in primis”.
E ancora, su questo punto, le fonti hanno rilevato che, nello spiegare il suo no all’OPS del Monte, Mediobanca non ha fatto alcun riferimento ai vantaggi che incassa grazie agli utili che derivano dalla sua partecipazione in Generali: utili “che contribuiscono a circa il 40% del risultato netto di Mediobanca, sul quale impattano negativamente i costi delle funzioni centrali”.
Un particolare che implica, secondo MPS che “dovremmo dedurre che è a quest’ultimo, sebbene non ve ne sia traccia nel comunicato stampa, che Mediobanca si riferisce quando indica una focalizzazione su segmenti di attività a valore aggiunto e trend di crescita”.
Ancora: Ed è sempre la quota del 13% di Generali ad aver contribuito in modo importante anche alla crescita della market cap di Mediobanca, quota che se epurata porta a un valore di mercato inferiore a quello di Montepaschi ".
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Le stesse fonti hanno messo in evidenza la performance non proprio positiva di alcune delle divisioni di Piazzetta Cuccia che Mediobanca, nel bocciare l’OPS di MPS, ha invece tanto esaltato:
“Le performance di business tanto esaltate nel comunicato non trovano riscontro nei risultati di bilancio se si vanno ad analizzare con attenzione i numeri. Già solo il Corporate & Investment Banking negli ultimi tre anni ha avuto una redditività in decrescita, con un utile netto che è passato da 247 milioni nel 2022 a 244 milioni nel 2024, e nel 2023 è addirittura sceso a 225 milioni di euro.”
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MPS ha ribattuto prontamente anche alla descrizione, piuttosto deprimente, che Mediobanca, nel rigettare la sua proposta, ha fatto del titolo del Monte.
Nel comunicato diffuso ieri, dopo la riunione straordinaria del CDA indetta per valutare l’offerta pubblica di scambio lanciata dal Monte dei Paschi venerdì scorso 25 gennaio, l’affondo di Piazzetta Cuccia contro la stessa presunta solidità dela banca senese era stato di fatto evidente.
Il CDA presieduto dal CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, oltre a indicare che l’operazione non avrebbe alcuna valenza industriale, pregiudicando anzi l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca, e oltre a parlare di una OPS che distruggerebbe il valore sia per gli azionisti di Mediobanca che per quelli di MPS, ha giustificato il suo no con lo scetticismo sul valore intrinseco delle azioni di MPS.
L’OPS, ha fatto notare, “è negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto ”.
Niente affatto, ha ribattuto MPS secondo le fonti, facendo notare come, piuttosto, come il valore intrinseco del titolo MPS sia “ riconosciuto anche da numerosi investitori ”.
MPS-Mediobanca, il monito di Mario Monti, con quel mantra dei politici: “abbiamo una banca”
Intanto, a dire la sua sull’OPS lanciata da MPS, in mano all’asse formato da Delfin (la cassaforte della famiglia Del Vecchio) e dall’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, con il sostegno (o la regia?) del governo Meloni (Il Tesoro-MEF rimane primo azionista del Monte dei Paschi di Siena e non si è opposto all’operazione, a fronte della premier Giorgia Meloni che ha dato il suo sostegno all’operazione) è stato nelle ultime ore anche l’ex presidente del Consiglio e senatore a vita, Mario Monti.
In conferenza stampa presso la sede dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, Mario Monti si è così espresso, commentando l’OPS che MPS ha lanciato su Mediobanca:
“Mi sembra che l’operazione Mps-Mediobanca faccia molto, molto riflettere. Non la conosco abbastanza non ho avuto tempo di studiarla. Spero di vedere una soluzione che non rende il mercato ancora più paternalistico, arcaico, di quanto non sia e che non accresca quella soddisfazione che ogni tanto dà un fremito ai poteri politici di dichiarare sottovoce ’abbiamo una banca’ ”.
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