Alert da Christine Lagarde. Tutti quegli affondi di Trump & Musk contro la Fed, ma anche di Meloni, Salvini contro la BCE.
Manca una manciata di giorni al primo atto della BCE del 2025 sui tassi di interesse dell’area euro. La Banca centrale europea guidata dalla presidente Christine Lagarde si riunirà questo giovedì, 30 gennaio, per annunciare la propria decisione sui tassi. Altro taglio in vista? Si chiedono tutti.
Lagarde oggi è tornata a parlare, dopo le dichiarazioni rilasciate in più di una occasione da Davos, Svizzera, dove la scorsa settimana si è tenuto l’evento consueto di inizio anno del World Economic Forum.
Stavolta il palco è stato diverso, in quanto la numero uno dell’Eurotower ha detto la sua in occasione di una Conferenza indetta dalla banca centrale dell’Ungheria.
Lagarde lancia l’attenti a pochi giorni dal BCE Day. Alert su forex, bond e premio rischio
A pochi giorni da quel BCE Day che stavolta si terrà il giorno successivo all’annuncio sui tassi che arriverà dopodomani, 29 gennaio, dalla Fed di Jerome Powell e in un momento in cui la trepidazione dei mercati è elevata per i verdetti sia della Banca centrale europea che della Federal Reserve, la numero uno della Banca centrale europea ha lanciato un monito e un avvertimento al mondo intero su un tema particolarmente cruciale, di cui si dibatte da anni: quello dell’indipendenza delle banche centrali. Indipendenza ora messa ancora più a repentaglio con l’era che si è aperta esattamente una settimana fa della seconda amministrazione di Donald Trump.
L’interferenza politica, ha avvertito Lagarde parlando in generale, senza fare nomi, potrebbe innescare “un circolo vizioso” che, alla fine, potrebbe erodere l’indipendenza delle banche centrali.
In un messaggio video rivolto all’Ungheria, paese sovranista guidato dal premier Viktor Orban dove nuovo governatore della Banca dell’Ungheria è stato nominato l’ex ministro delle Finanze ungherese Mihaly Varga, alleato di Orban, Lagarde ha avvertito che “l’influenza politica sulle decisioni delle banche centrali può contribuire in modo significativo anche alla volatilità macroeconomica ”.
L’esempio? In senso pratico, la presidente della BCE ha fatto notare che pressioni politiche persistenti su una banca centrale aumentano “la volatilità dei rapporti di cambio, tendono ad aumentare i rendimenti dei titoli di Stato e i premi sul rischio ”: tutti fattori, ha avvertito la numero uno dell’istituzione, che potrebbero rendere ancora più difficoltoso riuscire a tenere sotto controllo l’inflazione, e che potrebbero alimentare il dubbio sull’indipendenza delle banche centrali, di conseguenza sulla loro capacità di centrare i loro obiettivi e concretizzare i loro mandati. (che, nel caso specifico della BCE, va ricordato, è solo quello della stabilità dei prezzi, e non - diversamente dal caso della Fed - quello duplice della stabilità dei prezzi e della massima occupazione dell’economia USA).
Un susseguirsi di tali episodi di volatilità, ha aggiunto l’ex direttrice dell’FMI, potrebbe poi intaccare anche il consenso sociale, amplificando ulteriormente la volatilità delle condizioni economiche. Un allarme esagerato? Non proprio: anzi, niente affatto.
Quando Musk diede della stupida alla Fed. L’ultimo diktat di Trump a Jerome Powell
Intanto, l’ingerenza politica da parte di Trump - così come del suo alleato Elon Musk - nella politica monetaria della Fed, così come quella del governo Meloni, nel caso dell’Italia, dunque nel caso specifico della BCE, si è manifestata più volte.
L’ultimo affondo contro la Fed da parte di Elon Musk è arrivato alla fine di dicembre, quando il CEO e fondatore di Tesla, SpaceX, proprietario di X ex Twitter, braccio destro del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e legato da un’amicizia sempre più stretta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha accusato la Federal Reserve di avere troppi dipendenti.
Ma quella dichiarazione contro la Banca centrale americana non è stata niente rispetto ai ripetuti affondi dei mesi e anni precedenti.
Agli inizi di agosto del 2024, per esempio, Musk diede perfino della stupida alla Fed, in quanto la banca centrale non aveva tagliato ancora i tassi (lo avrebbe fatto il mese dopo, per la prima volta dopo quattro anni, nel settembre dello scorso anno).
Probabilmente, nel pubblicare quel post, Elon Musk dimostrò però di avere la memoria corta, visto che poche settimane prima, il candidato repubblicano all’Election Day che stava tanto sponsorizzando, ergo Donald Trump, aveva lanciato anche lui un chiaro messaggio a Powell & Co. avvertendoli di non permettersi di tagliare i tassi di interesse USA prima del voto americano del 5 novembre 2024, in quanto, così facendo, a suo avviso avrebbero avvantaggiato i democratici della sfidante alle elezioni degli Stati Uniti Kamala Harris, poi battuta.
Rivolgendosi poi alla Fed con il suo intervento a Davos, Trump ha detto inoltre qualche giorno fa che, “con i prezzi del petrolio che stanno scendendo, pretendo che i tassi di interesse scendano immediatamente”, dando così un chiaro ordine a Jerome Powell.
BCE, Lagarde continuamente sotto attacco del governo Meloni per decisioni tassi di interesse
Ma anche l’Italia, con la BCE, non ha affatto scherzato, tutt’altro. Almeno l’Italia di Meloni, come hanno dimostrato le ripetute stoccate che Christine Lagarde si è beccata da quando il governo attuale si è formato.
Eclatante è stato l’attacco che risale al 15 dicembre 2022, quando Lagarde osò annunciare non solo un rialzo dei tassi di interesse dell’area euro di 50 punti base, ma l’arma anti-BTP del QT-Quantitative Tightening: in Italia fu subito apriti cielo, con il leader della Lega, vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini che si scagliò contro Lagarde - cosa che avrebbe fatto a più riprese nei mesi successivi - così commentando: “ È incredibile, sconcertante e preoccupante che, mentre c’è un governo che sta facendo di tutto per aumentare stipendi e pensioni e tagliare le tasse la BCE, in un pomeriggio di metà dicembre, approvi una norma che brucia miliardi di euro di risparmi in Italia e in tutta Europa facendo schizzare lo spread”.
Di fatto quel giorno una carica di sell si abbattè sui BTP facendo lievitare lo spread BTP-Bund: secondo alcuni esperti, tuttavia, il motivo di quella tensione esplosa sui BTP fu più il timore che il governo Meloni entrasse in rotta di collisione con la BCE e con l’Europa intera, che non le decisioni prese dall’Eurotower.
Meloni VS Lagarde, tirate di orecchie alla BCE anche con tagli tassi da Tajani
Nel giugno del 2023 fu la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni a rincarare la dose, attaccando Lagarde a causa di quei continui rialzi dei tassi da parte di Francoforte (che si sarebbero fermati soltanto a settembre di quello stesso anno, con l’ultima stretta monetaria), bollando la politica monetaria della Banca centrale europea “semplicistica”.
In quella occasione Meloni disse chiaramente che la BCE non poteva “finire per colpire più le nostre economie che l’inflazione: la cura non può diventare più dannosa della malattia ”.
Successivamente, in Italia, pur con toni meno aggressivi - d’altronde la BCE ha iniziato a tagliare i tassi - il governo Meloni ha continuato a tallonare Lagarde, accusandola di non ridurre in modo coraggioso i tassi: parole proferite più volte, nello specifico, dal vicepremier, ministro degli Affari esteri e segretario di Forza Italia Antonio Tajani.
Le tirate di orecchie sono state così frequenti che Lagarde ha anche risposto per le rime, sottolineando nel settembre del 2024 che “la Banca centrale europea è una istituzione indipendente”, dato di datto che “è stabilito in modo molto chiaro nei trattati”, e aggiungendo chiaro e tondo che “non siamo soggetti ad alcun tipo di pressione politica”.
Tajani è andato però dritto per la sua strada, rimarcando a ottobre che “c’è un problema che riguarda i tassi”.
La critica del vicepremier non si è fermata qui: “ Noi paghiamo più per interessi sul debito pubblico rispetto a quanto spendiamo per la sanità ”. Dunque, “è giunta l’ora che finalmente la signora Lagarde abbassi in maniera più sostanziosa i tassi. Serve più coraggio. Lei si arrabbia e dice che è indipendente. La Banca centrale è indipendente, ma io sono libero di esprimere le mie idee e dire quello che penso: se si vuol crescere, in questa fase bisogna diminuire il costo del denaro”.
Lagarde su accentramento politiche monetarie in una unica banca centrale
Oggi Christine Lagarde è tornata a lanciare l’allarme, avvertendo, tra l’altro, che da uno studio è emerso che, “soltanto tra il 2018 e il 2020, l’indipendenza de facto delle banche centrali ha subito un deterioramento in quasi la metà di quelle banche centrali che fanno parte di giurisdizioni che incidono sul PIL mondiale per il 75% ”.
Nell’accettare in Ungheria il premio Lámfalussy Prize, Lagarde ha enfatizzato anche che il ruolo che l’euro ha nella battaglia contro l’inflazione non può essere negato. E sebbene sia vero, a suo avviso, che alcune delle banche centrali nazionali hanno sacrificato parte della loro libertà entrando a far parte della Banca centrale europea (non la Banca dell’Ungheria, che rimane autonoma in quanto l’Ungheria di Orban non fa parte dell’Eurozona), la numero uno dell’Eurotower ha rimarcato come la centralizzazione della politica monetaria nelle mani di un solo istituto abbia consentito alle rispettive economie del blocco di diventare più sicure e prevedibili. E che, per questo, è necessario blindare l’indipendenza, in generale, delle banche centrali.
Intanto, il mercato si chiederà a questo punto cosa accadrà ai tassi di interesse dell’area euro non solo nella riunione del Consiglio direttivo della BCE di giovedì 30 gennaio, ma anche in tutto il 2025.
Sicuramente, il fattore Trump sarà tra quelli che determineranno in modo più incisivo la politica monetaria della Fed e, di conseguenza, anche quella della Banca centrale europea. Nel frattempo, c’è chi ha già fatto previsioni sul trend dei tassi dell’Eurozona non solo per l’anno in corso, ma anche per il 2026 e il 2027.
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