L’andamento dei salari può fermare la politica Bce dei tagli ai tassi di interesse. Perché le buste paga in aumento, soprattutto in Germania, sono un problema?
Se il primo taglio dei tassi Bce di giugno sembra ormai scontato, le decisioni dei mesi successivi restano invece avvolte nel dubbio. Il nodo da sciogliere a Francoforte è la crescita dei salari.
I dati provenienti dalle maggiori economie del blocco suggeriscono che gli aumenti delle retribuzioni negoziate non sono riusciti a rallentare in modo significativo nel primo trimestre. Il pericolo è che le aziende trasferiscano i costi crescenti sui consumatori, mantenendo l’inflazione al di sopra del 2% più a lungo.
Alcuni policymaker più aggressivi della Bce hanno infatti sollecitato maggiore cautela nel tagliare i tassi dopo una prima mossa a giugno. A sostegno di tali opinioni vi sono proprio la persistenza degli aumenti salariali nell’area euro e l’incertezza nei mercati energetici causata dalla situazione in Medio Oriente.
Bce e il problema dei salari che frena i tagli dei tassi
La robusta crescita salariale di inizio anno per i lavoratori dell’area euro probabilmente sta innervosendo i funzionari Bce che meditano su quanto abbassare i tassi di interesse nei prossimi mesi.
Uno dei principali “colpevoli” è la Germania, dove gli accordi passati – alcuni dei quali sono arricchiti da pagamenti una tantum – hanno portato i salari nettamente più in alto. È improbabile che i politici siano sufficientemente rassicurati dall’evidenza di moderazione in altre parti della regione.
“Per la Bce, la forte crescita dei salari tedeschi sarà un altro motivo per agire con molta attenzione nei tagli dei tassi, anche se la crescita dei salari nella maggior parte degli altri paesi della zona euro è molto più contenuta”, ha affermato Carsten Brzeski, economista di ING.
Secondo Bloomberg Economics, gli aumenti in busta paga sono probabilmente rallentati al 4,3% rispetto a un anno fa nei primi tre mesi, sul 4,5% dell’ultimo trimestre del 2023. Pur non superando il 3,5% in Francia, Italia e Spagna, hanno raggiunto però il 4,8% in Germania.
Per la Bce, parte della sfida è che i negoziati funzionano in modo molto diverso all’interno del continente. Mentre molti contratti in Belgio sono direttamente legati all’inflazione, i lavoratori tedeschi e italiani devono spesso attendere nuovi cicli di trattative che determineranno la compensazione su più anni.
In Francia, nel frattempo, la contrattazione è più flessibile e gli stipendi in una serie di settori vengono concordati una volta all’anno, hanno affermato la settimana scorsa in una nota gli economisti della Barclays.
I dati ufficiali sui salari negoziati sono previsti per il 23 maggio, mentre un altro indicatore attentamente monitorato della crescita salariale del primo trimestre arriverà da Eurostat il 7 giugno, un giorno dopo la prossima decisione della Bce sui tassi.
Data la scarsità di informazioni tempestive, i funzionari di Francoforte hanno cercato di fornire maggiore chiarezza attraverso i propri rilevatori delle retribuzioni dell’Eurozona. Questi “hanno continuato a mostrare segnali di allentamento”, secondo un resoconto della riunione politica di aprile. I decisori dei tassi hanno anche sottolineato che i profitti aziendali dovrebbero assorbire parte dei maggiori costi del lavoro dopo l’espansione dei margini negli ultimi anni.
“Sebbene siano stati osservati progressi, il monitoraggio del triangolo tra salari, crescita della produttività e profitti ha continuato a essere fondamentale”, si legge nei verbali.
In sostanza, se la mossa di giugno appare scontata, il resto dell’anno risulta più incerto. La questione dei salari probabilmente innescherà maggiore nervosismo tra i decisori Bce sul percorso da intraprendere.
Cosa aspettarsi sulla pressione dei salari?
Brzeski di ING prevede un’accelerazione a circa il 5% della crescita salariale ib Eurozona, gli analisti di Nomura stimano una crescita costante del 4,5% e Barclays è per un rallentamento a circa il 4%.
“Ci sono alcuni indicatori dal mercato del lavoro che suggeriscono che la crescita dei salari nell’area euro sta decelerando”, ha affermato l’economista della Barclays Christian Keller. “Ciò dovrebbe contribuire a un’ulteriore disinflazione, che è già più pronunciata che negli Stati Uniti”.
I meno ottimisti puntano a un mercato del lavoro ristretto che si è scrollato di dosso una lieve recessione nella seconda metà del 2023. Quest’anno la Germania ha assistito a una serie di scioperi nei trasporti e alcuni lavoratori edili in cerca di una retribuzione migliore se ne andranno questa settimana per la prima volta tra 17 anni.
“La sottoofferta di manodopera eserciterà una pressione al rialzo sui salari”, ha affermato il capo economista di Berenberg Holger Schmieding. “Pertanto non prevediamo che la crescita dei salari nominali si stabilizzi al di sotto del 4% su base sostenuta”.
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