Nel mese di dicembre sono stati creati negli Stati Uniti 256.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre le attese.
Diffuso oggi il report occupazionale USA, noto anche come Nonfarm Payrolls, relativo al trend delle buste paga degli Stati Uniti: il market mover che di solito fa scattare sull’attenti la Fed e di conseguenza Wall Street, in quanto termometro delle condizioni di salute del mercato del lavoro e anche dell’inflazione degli Stati Uniti, che la banca centrale americana monitora costantemente per impostare la propria politica monetaria: e, dunque, per stabilire la decisione dei tassi.
Il report ha fatto saltare sicuramente sulla sedia sia la ricca platea dei trader e degli analisti che Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, in primis.
Boom posti di lavoro, Nonfarm Payrolls stracciano le attese. Shock per la Fed di Powell?
Il Dipartimento del Lavoro Usa ha annunciato oggi che nel mese di dicembre l’economia degli Stati Uniti ha creato 256.000 nuovi posti di lavoro, decisamente al di sopra delle attese degli analisti, che in media avevano previsto un aumento delle buste paga limitato a +160.000 unità.
In discesa il tasso di disoccupazione, calato al 4,1%, rispetto al 4,2% di novembre, facendo meglio del 4,2% messo in conto dal consensus degli analisti.
Il report è stato pubblicato in un momento già di forte ansia a Wall Street, gelata nelle ultime sessioni dalla paura che la Fed di Jerome Powell abbia le cartucce ormai contate, sempre che le abbia, per continuare a blindare un’economia degli Stati Uniti che in realtà sembra non aver bisogno affatto di alcun aiuto urgente.
L’imminente era della seconda amministrazione USA di Donald Trump - caratterizzata da una serie di misure di politica economica che più che imbrigliare tenderanno a fomentare l’inflazione - ha già portato diversi analisti e la stessa Federal Reserve a rivedere al ribasso le previsioni di ulteriori tagli dei tassi di interesse USA oltre a quelli già varati nel corso del 2024: in tutto tre sforbiciate, inclusa quella maxi di settembre che a questo punto sembra essere stata frutto di un abbaglio che Powell avrebbe preso.
Grande attesa a questo punto per il primo verdetto sui tassi che sarà annunciato dal FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, alla fine di gennaio.
Nonfarm Payrolls: le indicazioni su inflazione USA con salari. Il report massacra Treasury e Wall Street
Tornando ai Nonfarm Payrolls appena resi noti le buste paga di dicembre sono state interessate da una inattesa impennata, a conferma di un mercato del lavoro decisamente solido.
Il rialzo delle buste paga ha interessato sia i posti di lavoro full time, che a dicembre sono balzati di 87.000 unità, rispetto al tonfo precedente di 355.000 unità, che l’occupazione part time, scattata di 247.000 unità, rispetto all’aumento di 23.000 unità di novembre.
Indicazioni sull’inflazione sono arrivate dal report con la pubblicazione dei salari medi orari, che sono saliti su base mensile dello 0,3%, in linea con le attese ma in accelerazione rispetto al +0,2% precedente, rivisto al ribasso dal +0,4% inizialmente comunicato.
Su base annua i salari orari sono saliti in media del 3,9%, a un livello inferiore rispetto al +4% stimato dal consensus e in rallentamento rispetto al +4% precedente.
I falchi hanno drizzato subito le antenne e il massacro sui Treasury è stato immediato: i rendimenti dei Treasury USA a 10 anni sono schizzati verso l’alto, balzando subito di ben 10 punti base al 4,778%.
Boom anche per i rendimenti dei Treasury a 2 anni, volati fino a +12 punti base al 4,377%.
Vendite scatenate non solo sui titoli di Stato USA, ma anche sulle azioni di Wall Street: i futures sul Dow Jones sono scivolati subito dopo la diffusione del dato di quasi 400 punti base, i futures sullo S&P 500 sono arretrati dello 0,87%, i futures sul Nasdaq hanno sofferto una ritirata di oltre l’1%.
Pochi minuti dopo l’inizio della sessione a Wall Street, il Dow Jones cede lo 0,50%, in calo di 215 punti base, a quota 42.663 punti, il Nasdaq arretra di quasi lo 0,90%, lo S&P 500 perde più dello 0,70%.
Nuovo schiaffo ai mercati da report occupazione dopo trauma dicembre
Che qualcosa non stesse andando come previsto da Powell è diventato chiaro nel mese di dicembre, quando il FOMC ha annunciato il terzo taglio dei tassi con l’ultimo verdetto di politica monetaria del 2024, diffondendo anche il nuovo dot plot, documento che contiene le previsioni degli esponenti del braccio di politica monetaria della Fed sulla direzione dei tassi. In quell’occasione, come da attese, Powell & Co. hanno tagliato i tassi di interesse degli Stati Uniti di 25 punti base, portandoli al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%.
Non è stato dunque questo l’annuncio che ha gelato i mercati, che avevano previsto già la mossa. Il trauma è arrivato per l’appunto con il dot plot, da cui è emersa la prospettiva di soli due tagli nel 2025, rispetto a quelle quattro sforbiciate che una Federal Reserve evidentemente troppo dovish, nel mese di settembre, aveva stimato.
Immediata la reazione dei mercati, con Wall Street che aveva accusato un crollo storico: quel giorno il il Dow Jones aveva chiuso la giornata di contrattazioni scivolando di 1.123,03 punti, o del 2,58%, capitolando per la decima sessione consecutiva e soffrendo la fase ribassista peggiore e più lunga da quegli 11 giorni di sell of che si erano manifestati nel 1974. Lo S&P 500 aveva perso il 2,95%, mentre il Nasdaq Composite era crollato del 3,56%.
KO ovviamente così come nella giornata di oggi anche i Treasury USA, che da un po’ pagano lo scenario tanto temuto di tassi “higher for longer”. La tensione è stata talmente forte in quella terribile sessione dello scorso 18 dicembre 2024 che i BTP e i titoli di Stato dell’area euro non sono riusciti a sfuggire all’effetto contagio dei Treasury.
Taglio tassi 2024 ultima sforbiciata della Fed?
Dopo aver alzato ripetutamente i tassi sui fed funds el biennio 2022-2023 per sfiammare la crescita dell’inflazione USA andata fuori controllo, la Fed di Jerome Powell ha annunciato la grande svolta di politica monetaria soltanto a settembre del 2024, con una maxi sforbiciata pari a ben 50 punti base, ribattezzata Jumbo Cut.
Powell è stato costretto tuttavia a rifare i conti, rendendosi conto di come l’economia USA e anche l’inflazione versassero in condizioni entrambe più solide di quanto temuto.
Nella riunione immediatamente successiva alla notizia della vittoria alle elezioni USA di Donald Trump dello scorso 7 novembre la Fed ha tagliato così i tassi di 25 punti base, sforbiciandoli infine di altri 25 punti base lo scorso 18 dicembre.
Un ulteriore attenti ai mercati - che da dicembre hanno iniziato a temere in una riduzione più lenta dei tassi è arrivato questa settimana - con la pubblicazione delle minute da parte della Fed relative proprio all’ultima riunione del 2024, in cui si legge che “quasi tutti i partecipanti hanno reputato che i rischi al rialzo sull’inflazione fossero aumentati (..) citando i dati più forti delle attese relativi all’inflazione e gli effetti probabili dei cambiamenti potenziali alle politiche commerciali e sull’immigrazione” , che avverranno inevitabilmente con la seconda amministrazione di Donald Trump.
Addirittura nella giornata di ieri la governatrice della Federal Reserve Michelle Bowman ha detto che il taglio dei tassi di dicembre dovrebbe essere l’ “ultimo passo” da compiere nell’allentamento della restrizione monetaria avviato dalla Banca centrale USA, in quanto permangono rischi al rialzo per l’inflazione.
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