Telegram non è più segreto. Ora l’app rivela gli indirizzi IP alle autorità

Ilena D’Errico

26 Settembre 2024 - 22:09

L’app di Telegram potrà rivelare indirizzi IP e numeri di telefono alle autorità, ecco quando e perché le chat non saranno più segrete.

Telegram non è più segreto. Ora l’app rivela gli indirizzi IP alle autorità

L’arresto di Pavel Durov, poi rilasciato in seguito al pagamento di una cauzione da capogiro, è stato motivato dalla mancanza di collaborazione nella repressione dei reati documentati o addirittura commessi attraverso la piattaforma di messaggistica. Ora, pare che qualcosa stia per cambiare. Non soltanto si va verso una nuova moderazione dei contenuti, ma il fondatore potrebbe perfino rivelare gli indirizzi Ip alle autorità, ovviamente degli utenti interessati da procedimenti penali.

Per capire la situazione bisogna però fare un passo indietro, ricordando che Telegram dispone di chat segrete, cui si applica la crittografia end-to-end che impedisce alla stessa piattaforma di ottenere le informazioni scambiate, e chat “normali”. La società ha quindi il potere e la capacità di ottenere le chiavi di decodifica per accedere alle conversazioni, ma ha finora scelto di non divulgarle nemmeno alle autorità giudiziarie, guadagnandosi per l’appunto accuse di complicità (su cui si esprimerà il processo).

Questo dettaglio non deve far credere che trattandosi di chat non davvero criptate siano prive di contenuti illegali, indizi di reato e informazioni compromettenti. La reputazione di Telegram sull’assoluta riservatezza, peraltro mantenuta stoicamente almeno finora - retaggio di un’epoca antecedente all’introduzione della crittografia end-to-end, in cui si distingueva dalle altre app di messaggistica - ha influito notevolmente. Come anticipato, però, ci sono grossi cambiamenti in arrivo.

Telegram non è più segreto? Quando le informazioni saranno rivelate alle autorità

Proprio qualche giorno fa, Pavel Durov ha dichiarato di essere pronto a collaborare con le autorità francesi, dicendosi persino disponibile a condividere gli indirizzi Ip e i numeri di telefono degli utenti accusati di infrangere la legge attraverso la piattaforma. Una cooperazione comprensibile vista la delicata posizione di Durov che, al di là delle responsabilità penali ancora da accertare con un giusto processo, rischia di trovarsi di fronte a grosse perdite di denaro. La riduzione del bacino di utenti, eventuali sanzioni e riscarcimenti…

Nonostante ciò, bisogna ridimensionare queste dichiarazioni, che potrebbero generare allarmismi ingiustificati. A onor del vero, anche effettivi reati potrebbero comunque non venire perseguiti grazie a questa collaborazione. Pavel Durov ha infatti specificato che la comunicazione dei dati degli utenti avverrà esclusivamente dopo l’accertamento della legittimità della richiesta, anche se non conosciamo con precisione i parametri di valutazione.

Presumibilmente, saranno richiesti indizi concreti contro l’indagato per aver commesso un reato ed elementi validi che facciano ritenere probabile la presenza di prove del crimine nelle conversazioni. Se anche così fosse, si tratterebbe comunque di precauzioni comprensibili quando viene richiesto di minare la privacy dei propri utenti (e clienti), sebbene nessuna autorità giudiziaria potrebbe richieste di questo genere senza averne il diritto legale.

Così, Durov sarebbe disposto a comunicare i dati degli utenti accusati di reati contro la piattaforma, procedimenti di solito attuati per crimini gravi, tra cui il traffico di droga e la pedopornografia. Il fondatore di Telegram ha anche invitato gli utenti a non fare un uso illecito della piattaforma per non compromettere l’esperienza d’uso e la sicurezza degli altri, preannunciando una moderazione più rigorosa attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale.

Resta il fatto che le conversazioni riguardanti i crimini possono rivelarsi molto importanti per le autorità giudiziarie, ma non sono certo l’elemento unico di fondatezza di accuse o tanto meno di condanne. Chi non ha commesso un reato non dovrebbe quindi avere alcun timore, anche se ritiene di aver intrattenuto chat apparentemente compromettenti.

Va da sé che per i reati più gravi, per l’appunto quelli che hanno portato alla presa di posizione della Francia, ci saranno comunque diverse altre prove per il capo d’imputazione. In altre parole, non può derivarne nessuna conseguenza negativa, ma soltanto un beneficio alle indagini, nonostante le accuse di censura che si stanno leggendo in queste ore sul web. Probabile, piuttosto, che Telegram perderà una fetta di utenti, conseguenza imprevedibile e in ogni caso difficile da invertire.

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