Anche Tesla finisce sotto l’indagine Ue per i sussidi cinesi alle auto elettriche: è quanto emerge da una prima analisi, con le azioni del colosso di Musk che stanno perdendo.
Tesla è tra le vittime della sfida dell’Europa contro la Cina per la questione dei sussidi alle auto elettriche.
Martedì 26 settembre il vicepresidente esecutivo dell’Ue Valdis Dombrovskis ha affermato che esistono “prove prima facie sufficienti” per giustificare l’indagine sulle importazioni dalla Cina di veicoli alimentati a batteria, che Bruxelles teme possano sopraffare l’industria automobilistica del blocco.
Nel dettaglio, ha specificato che nel mirino di sussidi considerati sleali non ci sarebbero soltanto auto elettriche di marca cinese, ma anche “veicoli di altri produttori se ricevono sussidi per la produzione”, rispondendo così alla domanda se Tesla o Geely, il proprietario della Volvo svedese, potrebbe cadere sotto l’indagine.
Le azioni del colosso di Musk stanno perdendo oltre l’1,70% nel trading pre-market. Tesla sarà presa di mira dall’Europa nell’ottica anti-Cina? Cosa c’è da sapere.
L’Europa contro Tesla nella guerra con la Cina, ecco perché
Lo scopo dell’indagine Ue, come annunciato, sarà quello di determinare se, e in quale misura, la Cina abbia sovvenzionato Tesla e i produttori nazionali tra cui BYD Co., SAIC Motor Corp. e Nio Inc., e di adottare eventuali misure compensative necessarie per equilibrare il settore auto nel quale l’industria dell’Unione europea appare in svantaggio competitivo.
Tesla esporta già auto elettriche in Europa dalla sua gigafactory di Shanghai, anche se questi numeri potrebbero diminuire in seguito all’apertura di una struttura a Berlino lo scorso anno, dicono gli analisti. Circa un quinto di tutti i veicoli elettrici venduti in Europa sono prodotti in Cina.
Nella prima metà di quest’anno, i veicoli di fabbricazione cinese rappresentavano l’11,2% di quelli elettrici venduti in Germania, secondo un rapporto del Centro per gli studi strategici e internazionali di questo mese.
Il colosso di Musk ha iniziato a esportare berline Model 3 costruite nella sua fabbrica di Shanghai alla fine del 2020, meno di un anno dopo aver iniziato la produzione nel suo primo stabilimento automobilistico all’estero. Entro luglio 2021, la società ha definito la struttura il suo principale hub di esportazione di veicoli.
Secondo Schmidt Automotive Research, nei primi sette mesi di quest’anno, Tesla ha venduto circa 93.700 veicoli made in China in tutta l’Europa occidentale, pari a circa il 47% delle sue consegne totali. Il successivo maggiore esportatore di veicoli elettrici dalla Cina all’Europa è stata la britannica MG di SAIC (cinese), con circa 57.500 immatricolazioni.
Tesla ha goduto di vantaggi in Cina che altre società internazionali hanno faticato a ottenere, tra cui il più notevole è stata la benedizione statale di possedere interamente le sue operazioni nazionali, piuttosto che dover condividere la custodia con un partner locale di joint venture.
Agevolazioni fiscali, prestiti a basso costo e altre forme di assistenza hanno contribuito a trasformare la Cina nel mercato più importante di Tesla al di fuori degli Stati Uniti.
Queste e altre forme di sostegno che il dragone fornisce ai produttori nazionali, compresi i crediti delle banche statali, le disposizioni in conto capitale da parte dei fondi di investimento statali e le forniture di terreni ed elettricità, sono ora sotto il controllo dell’Ue. Le case automobilistiche cinesi beneficiano anche di sussidi in settori correlati lungo tutta la catena del valore, comprese batterie e software.
Nell’indagine saranno incluse anche alcune società europee, come BMW AG e Renault SA, che gestiscono joint venture con produttori cinesi, insieme a tutte le case automobilistiche che producono in Cina ed esportano nell’Ue, secondo indiscrezioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA