Negli ultimi giorni si sta parlando molto di inserire un tetto al prezzo del gas seguendo l’esempio di Spagna e Portogallo. Vediamo come funziona e quali sono i vantaggi.
I rincari energetici in Europa stanno toccando cifre record mai viste prima. Le previsioni dei prossimi mesi invernali, quando la richiesta di gas ed elettricità aumenterà ulteriormente, vedono ancora incrementi. Si stanno facendo varie ipotesi sul campo per cercare di arginare questo aumento che finisce per ricadere sui consumatori finali con conseguenze disastrose per le famiglie.
Tra le varie idee c’è anche quella di introdurre un tetto al prezzo del gas. La Commissione europea ha annunciato che a breve presenterà la proposta seguendo la scia di Spagna e Portogallo che la stanno già adottando dal 15 giugno scorso.
L’esempio iberico rappresenta l’unico caso pratico di price cap sul gas in Europa. Vediamo come funziona, quali sono i vantaggi e se può essere allargato a tutto il continente.
Tetto al prezzo del gas: come funziona l’esempio iberico
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e la conseguente impennata dei prezzi del gas, in Europa i vari stati si sono divisi su come intervenire per cercare di arginare la situazione. E così è iniziata a circolare l’ipotesi di un price cap, proposta soprattutto da Spagna e Italia, mentre i paesi del Nord come Germania e Olanda sembravano più titubanti.
A fine marzo Madrid e Lisbona hanno ottenuto il via libera dall’Ue all’introduzione del tetto sul prezzo del gas acquistato dalle loro centrali elettriche. Questo è stato reso possibile anche perché i due paesi sono caratterizzati da una bassa rete di interconnessione con quella europea con un tasso di scambio inferiore al 3%.
Ma l’esperimento è servito anche per studiare gli effetti di un tetto al prezzo del gas per capirne la fattibilità in Europa.
La misura adottata nelle due nazioni iberiche mira ad abbassare il costo dell’elettricità all’ingrosso abbassando i costi di produzione delle centrali elettriche a combustibili fossili. In pratica viene fissato un prezzo al gas rivenduto dalle centrali elettriche iberiche sul mercato interno e non su quello acquistato dai produttori di gas. Tale tetto varierà nel corso del periodo di validità della misura che scadrà a giugno 2023. In media si attesta sui 50 euro per megawattora.
Quindi, supponiamo che le centrali acquisteranno gas a 300 euro per megawattora per poi rivenderlo sul mercato interno a 50, chi ci rimetterà la differenza? A ripagare la differenza saranno gli stessi cittadini con le bollette e in misura minore il cosiddetto «reddito di congestione», ovvero la rivendita alla vicina Francia che negli ultimi mesi ha quadruplicato le importazioni di elettricità dalla Spagna.
Gli effetti si vedono?
Stando ai dati del prezzo finale che stanno pagando famiglie e imprese spagnole, gli effetti si vedono. Per quanto il costo dell’elettricità sia aumentato nelle scorse settimane, secondo Omia che gestisce la rete elettrica spagnola, questo rimane sempre più basso rispetto a quanto avrebbero dovuto pagare senza price cap.
Ad esempio. Lo scorso 1 settembre gli spagnoli hanno pagato l’elettricità a 456 euro per megawattora (in Italia era a 661 euro, ndr). Senza il price cap il totale sarebbe stato di 513 euro. Quindi un risparmio dell’11%. Durante l’estate è andato ancora meglio con punte anche del 35%.
Quindi in sostanza il tetto sul prezzo del gas sta avendo effetti benefici nei due paesi iberici. Difficile dire cosa sarebbe successo nel resto d’Europa se la misura fosse stata attuata ovunque.
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