L’incremento di traffico innescato dalla pandemia non ha colto di sorpresa il comparto delle aziende di telecomunicazioni. Vediamo come ottenere un’esposizione a tre colossi di questo settore.
La pandemia ha rappresentato e sta rappresentando un banco di prova particolarmente impegnativo per il comparto delle aziende di telecomunicazioni.
L’esplosione registrata dal traffico dati nel corso della pandemia ha rappresentato uno stress test che il settore delle telco ha brillantemente superato e la “nuova normalità” innescata dalla pandemia ha finito per incrementare il ruolo delle telecomunicazioni a livello mondiale.
Per ottenere un’esposizione a questo comparto, Leonteq mette a disposizione degli investitori un Certificato “Phoenix Autocallable” su tre big del calibro di AT&T, Orange e Swisscom.
AT&T, Orange e Swisscom: i grafici
Non lontane dai minimi fatti segnare a marzo, le azioni AT&T sono attualmente incanalate in un canale ribassista delimitato al rialzo dalla trendline che unisce i top dell’8 giugno e del 3 settembre e al ribasso dalla retta partita il 30 luglio e passante per il minimo del 21 ottobre.
AT&T, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Per le quotazioni, attualmente a 27 dollari, il prossimo supporto è fissato a 26,8 dollari e, in caso di breakout, focus sui 26,08 dollari, minimo del 23 marzo. Al rialzo, il ritorno in quota 28 dollari potrebbe segnalare l’inversione di tendenza e preannunciare una risalita verso i 30 dollari.
Quadro grafico non differente per Orange che però il 12 ottobre è riuscita a superare la trendline ribassista che dall’8 giugno conteneva l’avanzata dei prezzi. A 9,59 euro, i prezzi si trovano ora a che fare con il supporto statico fissato a 10 euro, prima di tentare l’assalto alla media mobile, attualmente fissata a 9,59 euro.
Orange, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Al ribasso, la precedente resistenza, ottenuta congiungendo i top dell’8 giugno e del 6 luglio, è destinata ad arrestare, di concerto con quota 9 euro, la discesa dei corsi.
Strette tra il supporto statico a 479 franchi e la media mobile a 200 periodi, le quotazioni delle azioni Swisscom, che nella seconda metà di ottobre hanno bucato questo supporto, stanno ritestando questo livello che potrebbe permettere loro di ritentare l’assalto verso i 500 franchi.
Swisscom, grafico giornaliero. Fonte: Bloomberg
Anche alla luce di un indice RSI sotto la soglia dei 50 punti, il tentativo di superamento di questo importante livello sembrerebbe avere buone probabilità di successo.
Come funziona questo Certificate?
Questo Phoenix Autocallable Certificate, identificato dal codice ISIN CH0572901087, permette all’investitore di incassare una cedola mensile dello 0,667% (8% annuo) se il valore dei tre sottostanti alle date di rilevazione risulterà superiore al 60% del rispettivo valore iniziale.
Si tratta di un prodotto dotato del cosiddetto “Effetto Memoria”, ossia una speciale clausola che garantisce all’investitore, quando si verifica la condizione per la distribuzione del provento, di ricevere le cedole precedentemente non incassate.
A partire dalla data di osservazione fissata per il 21 aprile 2021 il prodotto prevede la cosiddetta clausola “autocall”: se in questa data di osservazione, e negli altri appuntamenti mensili, il prezzo di chiusura ufficiale di ciascun sottostante risulterà superiore al “livello di attivazione autocall”, il prodotto si estinguerà corrispondendo all’investitore i mille euro del valore nominale più l’importo della cedola.
Particolarmente interessante è il fatto che il “livello di attivazione autocall” decresce al passare del tempo, rendendo sempre più facile ottenere il rimborso anticipato: se inizialmente questo livello è pari al 100%, a partire dalla data di osservazione fissata a novembre 2021 questo livello scende al 95%, da novembre 2022 sarà pari al 90% e dopo 12 e 24 mesi scenderà rispettivamente all’85 ed all’80 per cento.
Si tratta inoltre di un prodotto equipaggiato con la c.d. “Opzione Quanto”, la clausola che protegge l’investitore dal rischio di cambio, nel caso in cui un sottostante è quotato in valuta diversa dall’euro.
Phoenix Autocallable: cosa succede a scadenza?
Alla data di scadenza, fissata per il 21 ottobre 2025, due sono i possibili scenari per l’investitore:
- nel caso in cui l’evento barriera non si è verificato, se quindi il valore dei titoli sottostanti alla data di rilevazione finale risulterà superiore al livello barriera (60% del valore iniziale), l’investitore riceverà un importo pari al prezzo di emissione;
- se l’evento barriera si è verificato, se quindi il valore di almeno un sottostante è pari o inferiore al livello barriera, l’investitore riceverà un importo in linea con la performance del titolo sottostante che ha fatto segnare il rendimento peggiore (se quindi un titolo dovesse far registrare un -60%, il prodotto corrisponderà 400 euro).
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