Azioni pressate dal un clima incerto sulle mosse della Fed e delle banche centrali più importanti, viste ancora aggressive. Crollano gli indici cinesi e Wall Street cede il passo ai timori.
Mercati di nuovo scossi dalle previsioni sui tassi di interesse: i titoli dell’Asia-Pacifico sono scesi bruscamente, crollando verso la seconda perdita settimanale mentre gli investitori temono il potenziale di e ulteriore inasprimento della Federal Reserve per l’effetto che potrà avere sull’economia.
I rendimenti dei Treasury hanno continuato a salire lungo la curva dopo che gli investitori hanno spinto i titoli biennali al di sopra dei decennali e al massimo dall’inizio degli anni ’80, un segno di una scarsa fiducia nella capacità dell’economia di resistere a ulteriori aumenti della Fed.
Lo scenario di una banca centrale statunitense ancora non convinta di un allentamento della politica aggressiva si aggiunge alla certezza che la Bce continuerà ad aumentare i suoi tassi. In definitiva, c’è molta incertezza tra gli investitori sul reale percorso che l’inflazione mostrerà nei prossimi mesi.
In questo clima, le azioni asiatiche sono crollate, con la Cina in rosso e i futures Usa in perdita.
I mercati temono la nuova ondata aggressiva sui tassi
In Asia, la seduta si è chiusa con Shenzhen e Shanghai in calo di -0,59% e di -0,30%. Hong Kong ha registrato un tonfo del 2%, mentre il Nikkei giapponese è salito dello 0,31%.
Durante la notte negli Stati Uniti, le azioni hanno chiuso in ribasso. Tutti e tre i principali indici hanno toccato i minimi della sessione nell’ultima ora di negoziazione, dopo aver rinunciato ai guadagni precedenti poiché le preoccupazioni per le future mosse della Federal Reserve sulla politica monetaria hanno compensato l’entusiasmo per l’ultimo lotto di utili societari.
Intanto, in Cina i prezzi alla fabbrica di gennaio sono diminuiti più di quanto previsto dagli economisti, suggerendo che gli slanci della domanda interna che avevano alimentato i prezzi al consumo dopo la fine della politica zero-Covid non sono ancora abbastanza forti da riaccendere pienamente la produzione.
Il mondo finanziario ascolta attentamente i commenti che provengono dagli Usa. Il presidente della Fed Bank of Richmond, Thomas Barkin, ha affermato che è importante continuare a salire con i tassi per frenare l’inflazione. “L’inflazione si sta calmando? Questa è davvero la domanda centrale per quest’anno”, ha dichiarato, aggiungendo che sentiva che il declino finora era stato “distorto” da alcuni prezzi in calo delle merci.
Tony Sycamore, uno stratega di IG, ha spiegato come riportato da Reuters: “Powell ha mantenuto un tono relativamente accomodante, e i mercati lo hanno preso come una luce verde per il rally, ma praticamente 24 ore dopo abbiamo ricevuto un flusso di discorsi estremamente aggressivi da parte della Fed”.
Ieri, l’amministratore delegato di JPMorgan Chase, la più grande banca statunitense, ha messo in guardia dal dichiarare vittoria contro l’inflazione troppo presto, avvertendo che la Federal Reserve potrebbe alzare i tassi di interesse oltre la soglia del 5%.
Questo è il clima che domina sui mercati, tra la ripresa cinese sperata che ancora arranca e la recessione negli Usa che non è del tutto archiviata. Intanto, l’inflazione rimane elevata e le tensioni geopolitiche si moltiplicano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA