Javier Milei ha dichiarato di voler dollarizzare l’Argentina e orientare il Paese verso gli Usa. Ma Buenos Aires non può voltare le spalle alla Cina.
Dollarizzazione dell’economia e cambio di rotta in politica estera. Javier Milei ha definito uno “shock” il piano da lui pensato per far decollare nuovamente l’Argentina, Paese afflitto da croniche crisi finanziarie e più volte finito in default negli ultimi anni. Le direttive, almeno in linea teorica e prese alla lettera, sono chiarissime: utilizzare il dollaro al posto del sofferente peso e, di pari passo, allinearsi agli Stati Uniti.
In attesa di capire se quelli sventolati da Milei siano semplici slogan elettorali o reali obiettivi, tutto questo significa che Buenos Aires rischia di allontanarsi dalla Cina, ovvero dal suo secondo partner commerciale dopo il Brasile.
I dati del 2022 sono utili per capire quanto l’asse economico con la Repubblica Popolare Cinese sia strategico per l’Argentina, visto che la nazione sudamericana ha importato da Pechino beni dal valore di circa 17,5 miliardi di dollari ed esportato in Oriente 8 miliardi di dollari di merce, comprese ingenti quantità di soia e carne. [...]
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