Esiste una correlazione tra mercato azionario e andamento del tasso di disoccupazione?
Negli ultimi periodi, specialmente nell’ultimo anno, è ritornato come market mover l’operato delle banche centrali in merito a tassi di interesse e inflazione. Questo market mover non si vedeva dalla crisi dei mutui subprime, periodo in cui le banche centrali hanno avuto un vero e proprio dietrofront dal punto di vista dell’operato passando dall’alzare i tassi ad abbassarli nel giro di qualche mese.
Questi movimenti sulla liquidità disponibile per il sistema finanziario hanno portato forti movimenti di mercato che hanno caratterizzato l’economia reale, in special modo un mercato che potremmo definire fondamentale per l’economia e che costituisce un vero e proprio ponte tra mercato finanziario e politiche monetaria, stiamo parlando del mercato del lavoro.
Indice principale dell’andamento del mercato del lavoro è il tasso di disoccupazione che, specialmente negli ultimi periodi, sta acquisendo di nuovo una certa importanza, soprattutto come indicatore della solidità dell’economia e soprattutto come anticipatore di una tendenza ribassista dell’inflazione. Ma si può utilizzare il tasso di disoccupazione come “Indicatore” per i mercati finanziari? In un certo senso potremmo dire di sì, vediamo in questo articolo.
Tasso di disoccupazione e mercati finanziari dopo il 2009
Subito dopo i tassi di interesse e l’inflazione, il tasso di disoccupazione è la grandezza più importante a livello macroeconomico e molto dibattuta come oggetto di studio da parte di grandi nomi del panorama della macroeconomia, uno su tutti Modigliani che insieme a Papademos teorizzò il Nairu, il “non accelerating inflation rate of unemployment”, ossia teorizzò un tasso di disoccupazione che mantiene costante il livello dell’inflazione e di fatto un tasso di disoccupazione che non influisce direttamente sull’andamento dell’inflazione.
Questo era solo un esempio di come il tasso di disoccupazione sia componente fondamentale all’interno degli studi macroeconomici e a proposito del Nairu possiamo dire che al momento abbiamo veramente poche dimostrazioni empiriche al riguardo. In compenso però, tornando alle normali teorie macro che prevedono che all’aumentare dei tassi di interesse abbiamo una diminuzione dell’inflazione e un aumento del tasso di disoccupazione, vediamo al momento nell’economia proprio questa situazione.
Tassi in aumento, inflazione in diminuzione e un mercato del lavoro che per sua natura “lagging” (che si muove in ritardo rispetto agli altri indicatori) rimane ancora sui minimi. Quando il tasso di disoccupazione si trova sui minimi, cosa fa il mercato? Prendiamo ad esempio la situazione presente a metà del 2009, quando i mercati azionari avevano ripreso la loro corsa al rialzo, specialmente il Nasdaq, dopo il crollo di Lehman Brothers e la forte riduzione di liquidità conseguente il crack più famoso della storia finanziaria recente.
Quando il mercato azionario ha iniziato la sua ripresa, il tasso di disoccupazione si trovava sui massimi, precisamente a ridosso del 9,5%, un tasso molto lontano dall’attuale disoccupazione americana che si trova al 3,4%. Da lì, abbiamo visto dei mercati azionari in forte ripresa insieme a una costante diminuzione del tasso disoccupazione.
Cosa è successo prima? Esattamente l’opposto, ossia quando il mercato azionario ha iniziato la sua discesa, il tasso di disoccupazione si trovava poco sopra i minimi, aveva praticamente appena iniziato la sua salita dopo una lunga fase di staticità a ridosso del suo minimo storico. In pratica c’è una correlazione negativa tra andamento del tasso di disoccupazione e andamento dei mercati così come possiamo vedere all’interno del grafico, con il grafico settimanale del Nasdaq nella parte superiore e nella parte inferiore l’andamento del tasso di disoccupazione.
La situazione sembra anche coincidere a livello di timing anche se ricordiamo che il tasso di disoccupazione è un indicatore lagging, ossia va in ritardo rispetto a ciò che succede ma ciò che ci interessa è il suo andamento principale e come si muove quando si riprende da un minimo storico.
Cosa sta succedendo ora?
In questo contesto vediamo proprio una situazione simile a quella della crisi pre-Lehman, con tassi in aumento e un’inflazione che sta scendendo dopo aver raggiunto dei massimi. Proprio in questo contesto vediamo infatti un mercato azionario che ancora regge i minimi, con un forte rally che abbiamo visto partire alla fine del 2022, in corrispondenza con un miglioramento del mercato del lavoro.
Attenzione proprio a questo fattore, ossia il fatto che il tasso di disoccupazione si trova sui minimi e anzi, migliora ancora. Questo dovrebbe essere un campanello d’allarme in quanto da questi livelli è difficile vedere un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro, pertanto la probabilità di vedere ancora ulteriori ribassi del tasso disoccupazione è molto bassa.
Molto più alta è la probabilità di vedere un peggioramento del tasso di disoccupazione e pertanto, vista la correlazione inversa tra mercati e disoccupazione vista dal 2009 in poi, potremmo ipotizzare che in questo momento il mercato potrebbe star formando dei massimi e quando il tasso di disoccupazione inizierà a salire e confermare questa tendenza, a quel punto potremmo vedere una forte discesa dei mercati, magari andando a creare nuovi minimi rispetto lo scorso anno.
Questa correlazione è interessante in quanto ci troviamo anche in una situazione macroeconomica dove le banche centrali hanno il ruolo di protagoniste indiscusse e ogni decisione di queste ultime ha un impatto decisivo sul futuro andamento dell’economia.
Questa correlazione spiega anche l’andamento recente dei mercati azionari che hanno visto dei rialzi fortissimi in poco tempo e in corrispondenza di questi rialzi abbiamo visto un miglioramento del mercato del lavoro con un tasso di disoccupazione che ha battuto le ultime stime degli operatori che si aspettavano un peggioramento, attese smentite dal dato che segnato invece un ulteriore sorprendente minimo storico al 3,4%. Attenzione quindi all’andamento del tasso di disoccupazione, soprattutto a una sua futura ripresa verso l’alto in quanto proprio una sua ripresa potrebbe significare un picco delle quotazioni dell’azionario e un probabile crollo di mercato nei prossimi mesi.
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