Per tradurre lo stand-off sul blitz di Pelosi a Taiwan serve lo Stranamore di Kubrick

Mauro Bottarelli

2 Agosto 2022 - 07:41

La Speaker della Camera Usa oggi dovrebbe arrivare a Taipei e incontrare le istituzioni, nonostante le minacce cinesi. Che nascondono un caleidoscopio di criticità, cui Xi Jinping deve dare risposta

Per tradurre lo stand-off sul blitz di Pelosi a Taiwan serve lo Stranamore di Kubrick

Per una volta, i mercati si sono ricordati del loro ruolo di termometro della realtà. E gli indici cinesi con il loro -3% di profondo rosso hanno voluto indirizzare da subito il mood di questa giornata, caratterizzata dall’attesa per capire se veramente Nancy Pelosi atterrerà a Taiwan e incontrerà i leader politici locali. E, in tal caso, quale sarà la reazione cinese, dopo giorni di minacce tutt’altro che velate. Arrivate persino all’ipotesi di abbattimento dei jet di scorta all’aereo di Stato Usa.

Ma attenzione a non cogliere ciò che si cela dietro all’ufficialità. Perché le tensioni internazionali che montano attorno allo status dell’isola ribelle, sono catalizzatori di altro. Come confermato, ad esempio, dallo straordinario tempismo con cui i Servizi statunitensi hanno deciso di riaprire gli armadi della storia e uccidere con un drone il capo di Al Qaeda, Al-Zawahiri, un nome capace di far sanguinare la ferita dell’11 settembre al solo evocarsi. Giusto in tempo per il mid-term e per mettere una pezza a sondaggi di gradimento della Casa Bianca mai così in basso.

Ma tutto il mondo è Paese, in tal senso. Perché se ovviamente Pechino ha sempre ritenuto Taiwan e la conseguente politica di One China come una red line non superabile da alcuno, oggi quella bandierina da difendere assume un significato ulteriormente importante. E molto simile al profilo propagandistico del blitz Usa in Afghanistan. Per capire la strategia di Xi Jinping, paradossalmente non serve evocare Mao. Meglio ricordare la definizione di deterrenza contenuta ne Il Dottor Stranamore di Stanley KubricK: La deterrenza è l’arte di creare nell’animo dell’eventuale nemico il terrore di attaccare. Ed è proprio a causa dei congegni che determinano la decisione automatica e irreversibile, escludendo ogni indebita interferenza umana, che l’ordigno «Fine di mondo» è terrorizzante. Eh, eh, eh... È di facile comprensione. E assolutamente credibile e convincente.

Ed ecco che di fronte all’opzione di un mondo che precipita nell’armageddon nucleare, come evocato dallo stesso segretario generale dell’Onu solo 24 ore fa, tutto può apparire meno grave, risolvibile. Addirittura, risibile. E occultabile. Ad esempio, la realtà celata in queste due immagini:

Numero di junk bonds immobiliari cinesi con prezzo inferiore ai 35 centesimi sul dollaro Numero di junk bonds immobiliari cinesi con prezzo inferiore ai 35 centesimi sul dollaro Fonte: Goldman Sachs
Andamento mensile delle vendite di nuove case in Cina Andamento mensile delle vendite di nuove case in Cina Fonte: Wall Street Journal

se infatti oggi la bolla immobiliare cinese è talmente instabile nella sua espansione terminale da vedere il 70% dei junk bond del comparto prezzare meno di 35 centesimi sul dollaro, nella settimana terminata il 10 luglio il dato sulla vendita di nuove case in Cina era calato del 12% rispetto ai sette giorni precedenti. Bene, la rivelazione del 17 luglio parlava invece di un -41% su base settimanale. Conseguenza diretta dell’espansione a macchia d’olio dello sciopero dei mutui da parte di proprietari di casa truffati.

E la situazione appare talmente compromessa da aver spinto il governo a prendere in considerazione l’ipotesi di confisca dei terreni maggiormente interessati da progetti immobiliari non portati a termine, proprio gli stessi che hanno scatenato le proteste popolari e dato il via al boicottaggio dei pagamenti delle rate. Ma c’è paradossalmente di peggio, poiché il caso Evergrande ci insegna come Pechino sappia più o meno sempre gestire l’elefante nella stanza del real estate, non fosse altro per i 3 trilioni di dollari che rappresenta in ambito finanziario e di esposizione bancaria.

Al netto dei 12 miliardi di fondo di garanzia statale che Pechino avrebbe tentato come carta per calmare gli indici azionari, di fatto una goccia nel mare, ecco che questi grafici

Andamento degli indici PMI cinesi manifatturiero e non Andamento degli indici PMI cinesi manifatturiero e non Fonte: Bloomberg
Correlazione fra indice CPI cinese e andamento del prezzo della carne di maiale Correlazione fra indice CPI cinese e andamento del prezzo della carne di maiale Fonte: Bloomberg

mostrano la vera preoccupazione di fondo. Se infatti il calo registrato nel mese di luglio degli indici PMI sia manifatturiero che non-manifatturiero (quello che di fatto traccia il proxy del real estate) sembra mettere in discussione il recente rimbalzo post-lockdown dell’economia cinese, la seconda immagine mostra come la cosiddetta porkflation, ovvero l’inflazione misurata attraverso il costo della carne di maiale (la più consumata dalle classi media e popolare), stia segnalando un aumento del CPI generale in vista. E a breve.

Quindi, un limite per operazioni sulla liquidità della Pboc che vadano oltre i soliti interventi sui requisiti di riserva delle banche, al fine di evitare che alla protesta dei mutui segue quella per i prezzi del cibo. Ecco perché serve lo spauracchio atomico e la flessione muscolare al massimo livello di propaganda. La speranza è che il rischio si calcolato. E che non ci siano in circolazione dei Dottor Stranamore in vena di colpi di testa.

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