L’inflazione in Europa è l’allarme più grave del momento. Lo ha ricordato anche Villeroy, membro del Consiglio della Banca centrale europea. Perché i prezzi spaventano e la pressione sulla Bce sale.
L’inflazione è “troppo forte e troppo ampia”, secondo Villeroy della Bce.
Non ha usato mezzi termini il membro della banca centrale, intervenendo a una conferenza di economia a Parigi. Il capo della Banca di Francia ha ribadito quanto ormai chiaro: i prezzi al consumo non si fermano e ormai tutti gli indici, anche quelli slegati da energia e alimenti, hanno superato largamente il target del 2%.
La riunione della Bce del 9 giugno si prospetta sempre più decisiva: cosa ha detto Villeroy sull’inflazione europea e perché c’è preoccupazione.
Inflazione in Europa troppo forte e diffusa, cosa aspettarsi
“La Banca centrale europea deve ridurre il suo stimolo perché l’inflazione è troppo forte e troppo ampia”, ha affermato Villeroy, aggiungendo il suo commento alla lunga lista di valutazioni e riflessioni che ormai si stanno moltiplicando su come raffreddare i caldissimi prezzi al consumo europei.
Il governatore francese ha ricordato che anche una misura dell’inflazione core, nella quale è escluso l’impatto dell’aumento dei prezzi di cibo ed energia, è al di sopra dell’obiettivo del 2% della Banca centrale europea a maggio. Ha quindi affermato che la riunione Bce della prossima settimana sarà decisiva per definire una risposta.
Il problema, secondo Villeroy, non è solo l’elevato tasso inflazionistico, ma anche la diffusione ampia degli aumenti. Per questo, la normalizzazione della politica monetaria dovrà essere senza dubbio graduale, ma anche risoluta.
La Bce alle strette sull’inflazione
L’anno scorso, quando l’inflazione ha iniziato a salire, alcuni responsabili politici della Banca centrale europea sono stati riluttanti ad agire mentre la crescita salariale in tutta la regione era contenuta.
Tuttavia, poiché i prezzi al consumo hanno continuato a crescere e si sono diffusi a più beni e servizi, la banca sta accelerando il suo processo di cosiddetta normalizzazione delle politiche.
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Entro l’inizio di luglio, la banca dovrebbe terminare il suo ampio programma di acquisto di obbligazioni e quindi iniziare ad aumentare i tassi di interesse per la prima volta in più di un decennio.
La scorsa settimana, Christine Lagarde ha esposto in termini insolitamente chiari il percorso previsto per l’aumento dei tassi di interesse, segnalando aumenti a luglio e settembre.
Certo, come ribadito anche da Villeroy, l’alto livello del debito pubblico post-Covid e l’aumento dei tassi di interesse limiteranno ulteriormente la politica fiscale.
Nei due anni a venire, il contesto sarà di rallentamento della crescita o addirittura di stagnazione economica, secondo diverse stime.
Il capo economista della banca, Philip Lane, ha recentemente affermato che è probabile che gli aumenti siano di un quarto di punto percentuale alla volta, ma alcuni politici hanno suggerito che potrebbe essere giustificato un aumento più grande del normale, di mezzo punto percentuale.
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