I due candidati alla presidenza USA si prendono di mira a vicenda in occasione del Labor Day, che segna l’avvio dello sprint finale
A 56 giorni di distanza dal fatidico 3 novembre delle elezioni statunitensi, il confronto Trump-Biden comincia a inasprirsi.
La data tradizionalmente considerata come apripista alle più intense fasi finali della corsa presidenziale, il Labor Day, ha in effetti assunto anche stavolta il suo simbolico ruolo. Entrambi i candidati si sono spesi nelle ultime ore nei più intensi tentativi di mobilitare l’elettorato, prendendosi di mira a vicenda con toni più duri del solito.
Il presidente in carica Donald Trump, sfavorito in questo momento, insiste sulle questioni razziali cercando di mantenere il sostegno nel Midwest e nel Sud del Paese. Martedì dovrebbe essere in Florida e in Carolina del Sud.
Mentre Joe Biden ha dato avvio a una nuova fase di «campagna di persona» con una sosta in Pennsylvania, impegnato a difendere un notevole vantaggio nei sondaggi. Vantaggio che secondo gli esperti è uno dei più importanti mai registrati nelle corse a due.
Trump contro Biden: la volata finale
Come da tradizione, il Labor Day sembra fare da simbolico ’start’ a una gara che entra nella sua fase finale.
Trump continua a usare la Casa Bianca come palcoscenico della campagna elettorale, sperando che i suoi attacchi sempre sopra le righe finiscano per mettere alle strette il rivale.
Dall’altra parte, Biden spera di trasformare le elezioni in una sorta di referendum sul carattere di Trump, lasciando in parte che parole e azioni dell’attuale Presidente parlino da sole.
C’è poi il cruciale scenario del Wisconsin, luogo dei recenti disordini razziali in seguito alla sparatoria della polizia che ha costretto Jacob Blake su una sedia a rotelle. Da questo punto di vista non è un caso che entrambi stiano inviando figure del loro staff sul territorio; qualche giorno fa la senatrice democratica scelta da Biden come vicepresidente, Kamala Harris, ha incontrato la famiglia di Blake.
Sullo sfondo, poi, una pandemia che cambia l’esistenza degli americani, e che ha cambiato drasticamente anche piani e percorsi dei due candidati in questa corsa finale.
La natura stessa del voto è cambiata, portando alle recenti accuse di Trump di un “voto truccato”. Il tycoon ha evidenziato il forte rischio che gli elettori votino due volte, e la possibilità che non esca nessun vincitore dalle urne il 3 novembre (o almeno che non riconosca lui stesso il risultato delle elezioni).
Il nodo vaccino
Un peso specifico importante lo avrà l’eventuale arrivo di un vaccino nel breve termine. Trump insiste sulla possibilità che un preparato efficace e definitivo possa essere a disposizione di tutti gli americani già a novembre:
“Il vaccino arriverà entro un periodo molto breve; potremmo averlo anche durante il mese di ottobre”
, ha dichiarato qualche giorno fa.
Parole che secondo alcuni tra i maggiori esperti del settore medico rischiano di fare da spinta per un’approvazione anticipata, elemento che ha fatto notare lo stesso Biden, molto più cauto sulla questione.
Quest’ultimo ha infatti solo precisato di voler valutare le parole di tutti gli scienziati, raccomandando un lavoro che si muova su certezze granitiche, non sulla fretta.
Biden detiene al momento un vantaggio di 8 punti percentuali stando alla media dei sondaggi nazionali. Ma molti evidenziano la possibilità che Trump si assicuri una vittoria del Collegio elettorale proprio come ha fatto nel 2016, ridisegnando così lo scenario.
Sul fronte economico, Trump ha impostato una spesa pubblicitaria pari a poco più di 50 milioni di dollari nel mese di settembre, mentre Biden ha predisposto un budget di 70 milioni di dollari, aumentando recentemente le cifre del mese per le spese da affrontare tra Florida, Pennsylvania, Michigan, Minnesota e Wisconsin.
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