Trump, coronavirus e ossessione Cina: rebus negli USA

Violetta Silvestri

04/05/2020

Donald Trump continua a infondere ottimismo sulla ripresa dal coronavirus negli USA. Il bilancio, però, è ancora allarmante e l’ossessione Cina sembra essere il primo pensiero del presidente. Intanto, l’epidemia è un vero rebus negli Stati Uniti.

Trump, coronavirus e ossessione Cina: rebus negli USA

Donald Trump alterna ottimismo e nervosismo sulla situazione coronavirus negli USA. Il bilancio nella grande potenza americana è ancora amaro: è stato superato il milione di contagiati e i morti continuano ad aumentare, avvicinandosi a 70.000.

In più, l’ossessione Cina sta tornando protagonista non solo della politica statunitense. Lo scontro aperto con Pechino ha già influenzato l’andamento dei mercati odierni, gettando ombre poco rassicuranti sull’economia mondiale.

Cosa sta succedendo negli USA? E, soprattutto, quali prospettive hanno gli Stati Uniti di risolvere un rebus - scatenato dall’epidemia - sempre più fitto, tra rielezione di Trump, venti di guerra commerciale, economia al collasso?

Trump e vaccino: confusione o ottimismo?

Infondere ottimismo su una soluzione dell’epidemia al più presto: questa è una assoluta priorità nella strategia di Trump contro il coronavirus. Per questo, in una intervista domenica 3 maggio è tornato a parlare di vaccino con un tono di grande fiducia.

Siamo molto fiduciosi che avremo un vaccino entro la fine dell’anno”, suggerendo che diverse aziende farmaceutiche sono ormai vicine al suo sviluppo, nominando Johnson & Johnson in particolare. Gli scienziati, però, hanno ripetutamente avvertito che un vaccino potrebbe richiedere 12-18 mesi o più.

Ma la smania di lanciare messaggi positivi ha caratterizzato la gestione dell’epidemia da parte di Trump. Così, il presidente non ha esitato a dichiarare:

“I dottori direbbero, beh, non dovresti dirlo. Dirò quello che penso. Ho incontrato i capi delle grandi aziende. Penso che avremo un vaccino molto prima che poi”.

Il fronte vaccino è piuttosto agitato negli USA. L’agenzia dell’amministrazione Trump incaricata ha visto tumulti nelle ultime settimane, con il direttore estromesso che afferma di essere stato espulso per aver sollevato preoccupazioni sulle esternazioni del presidente in merito all’efficacia di farmaci non dimostrati.

Ossessione Cina: la strategia di Trump contro Pechino

L’ossessione Cina sta prendendo il sopravvento alla Casa Bianca. Trump ha nuovamente suggerito che il coronavirus proveniva da un laboratorio di Wuhan, dove è stato commesso un errore che Pechino non vorrebbe confessare.

In più, il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, è tornato ad affermare con determinazione che esistono prove evidenti sull’origine in un laboratorio a Wuhan, in Cina, della pandemia. E il responsabile della Difesa USA non ha risparmiato ammonimenti ai Paesi che lasceranno campo libero ai cinesi sul 5G.

Insomma, lo scontro - in realtà mai sopito del tutto - si sta facendo nuovamente duro. La strategia dell’amministrazione Trump è chiara: usare la Cina nella campagna elettorale.

Ora, con l’economia in brusca frenata a causa del coronavirus, il team dell’inquilino della Casa Bianca sta lavorando per rendere la competizione presidenziale del 2020 un referendum su chi sarà più duro con la Cina - Trump o Joe Biden. Nei giorni scorsi, la campagna del presidente ha persino soprannominato l’avversario democratico “ Beijing Biden

Un campo spinoso, questo del nemico cinese, che potrebbe essere vincente sull’elettorato repubblicano, piuttosto agguerrito anche contro il lockdown. Ma che possiede anche i suoi lati oscuri: aumentare il rebus coronavirus negli USA, i più colpiti a livello mondiale.

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