Trump non ha provato a fermare la rivolta del 6 gennaio al Campidoglio, anzi: ha gettato benzina sul fuoco. Cosa sta venendo fuori dal processo all’ex presidente Usa.
Il processo a Trump per i fatti del 6 gennaio 2021, quando una folla di sostenitori di Donald ha attaccato il Campidoglio, sta andando avanti. Tra giovedì 21 e venerdì 22 luglio c’è stata una nuova udienza pubblica della Commissione d’inchiesta della Camera statunitense. Nel corso di questa udienza sono stati presentati vari elementi, da documenti a immagini, che mostrano come l’ex presidente Usa non ha fatto nulla per fermare l’attacco a Capitol Hill.
Per 187 minuti Trump non ha fatto altro che guardare la tv, Fox News naturalmente, sordo alle richieste non solo dei consiglieri, ma anche agli appelli della figlia Ivanka, venendo meno al suo giuramento di proteggere le istituzioni e la democrazia. Nell’ultima udienza ci sono state le testimonianze degli agenti dei servizi segreti, che quel giorno chiamarono le loro famiglie per un ultimo saluto, convinti com’erano che non sarebbero sopravvissuti a quella giornata.
Processo Trump per i fatti di Capitol Hill: le testimonianze
Il dibattimento è andato avanti per tre ore, tra testimonianze pubbliche e registrate, altre protette dall’anonimato, documenti, immagini. Il processo è stato trasmesso in diretta e in prima serata sui maggiori canali americani (naturalmente anche su Fox News, che però ne ha oscurato le testimonianze).
Queste testimonianze hanno un certo peso perché vengono dallo staff ristretto di Trump, come consiglieri e portavoce, oltre a ex agenti segreti. Ma andiamo con ordine. L’ex consigliere Pat Cipollone ha raccontato che ha fatto di tutto per spingere il presidente a rilasciare una dichiarazione, affinché i rivoltosi andassero via dagli edifici del Congresso:
“Gli espressi la mia opinione in modo chiaro e forte. Con me spinsero altre persone, tra cui Ivanka Trump.”
Cipollone ha affermato che anche l’ex capo dello staff presidenziale Mark Meadows ha provato a convincere Trump, ma è stato ignorato anche lui. A sostegno della sua versione è stata mostrata una clip in cui si vede lo scambio di messaggi tra il figlio di Trump, Donald Jr. e Meadows, in cui il figlio del presidente scrive: «(Trump, ndr) deve andare a parlare e mettere fine a questa ora, o rovinerà tutto quello che ha fatto».
Dello stesso tenore anche i messaggi di Sean Hannity e Laura Ingraham, conduttori di Fox. Poi c’è stato anche il racconto dell’ex consigliere alla Sicurezza nazionale Matthew Pottinger del momento in cui ha deciso di dimettersi: «Uno del mio staff mi portò la stampata di un tweet del presidente, e il tweet diceva qualcosa sul fatto che Mike Pence, il vicepresidente, non aveva avuto il coraggio di fare. Quando lessi quel messaggio, decisi di dimettermi».
Anche Sarah Matthews, vice addetta stampa alla Casa Bianca, ha deciso di dimettersi dopo il tweet in cui Trump ha accusato il suo vice Pence di essere un traditore: “Non avrebbe dovuto farlo. Avrebbe dovuto dire a quella gente di andare a casa e condannare la violenza”.
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Le minacce a Pence e lo strano caso dei messaggi spariti
Trump ha scelto di non fare niente nemmeno quando la folla che aveva occupato il Congresso ha iniziato a minacciare di uccidere parlamentari e lo stesso vice-presidente Mike Pence, ritenuto colpevole di non voler ribaltare il risultato delle elezioni del 2020 vinte da Biden. Quelle minacce furono prese molto sul serio dagli agenti dei servizi segreti incaricati della protezione di Pence: con la paura di non sopravvivere a quell’attacco, chiamarono le famiglie per un ultimo saluto. Solo che sono spariti i messaggi tra gli 007 durante l’assalto dal data system.
La commissione è convinta di poter recuperare quei messaggi, almeno in parte, e ha chiesto l’aiuto del dipartimento di Giustizia.
Il Presidente ha continuato a respingere ogni invito a parlare agli insurrezionisti, nonostante sapesse che “c’erano armi nella folla”. Trump ha anche aggiunto: “Sono più arrabbiati loro per il furto alle elezioni di quanto lo siate voi”.
Dopo tre ore dall’inizio dell’attacco Trump si è arreso, ma invece di condannare quanto accaduto, ha detto “vi vogliamo bene, siete speciali”.
I lavori della commissione andranno avanti per settimane, ma questa era l’ultima audizione prima della pausa estiva. Le testimonianze riprenderanno a settembre.
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