La banca centrale turca ha scioccato i mercati, tagliando ancora e di 100 punti base il tasso di interesse. L’approccio non ortodosso di Erdogan continua, ma l’inflazione all’80% è un grave rischio.
La Turchia ha sorpreso i mercati con un taglio del tasso di interesse di 100 punti base anche in un contesto di inflazione di quasi l’80%, con la banca centrale che allenta ulteriormente la politica per stimolare la crescita in vista delle elezioni generali del prossimo anno.
La valuta del Paese, la lira, è scivolata dello 0,9% contro il dollaro, scambiata a oltre 18,1 con il biglietto verde in seguito alla notizia e vicino al minimo storico.
Al posto di tassi più elevati contro prezzi alle stelle, la banca centrale ha implementato misure macroprudenziali che hanno contribuito a rallentare lo slancio della crescita dei prestiti a luglio. Inoltre, ha puntato su interventi backdoor e sull’introduzione di conti garantiti dallo Stato che proteggono i risparmiatori dalla debolezza della lira.
L’approccio, però, ha consentito all’inflazione di salire vertiginosamente vicino all’80% annuo e ha lasciato la lira vulnerabile. La valuta turca è tra le cinque peggiori al mondo per performance di quest’anno rispetto al dollaro, avendo perso circa un quarto del suo valore.
Turchia taglia ancora i tassi: shock dalla banca centrale
La banca centrale turca ha tagliato i tassi di interesse nonostante l’inflazione sia salita ai massimi da 24 anni. Il Comitato di politica monetaria guidato dal governatore Sahap Kavcioglu ha abbassato il suo benchmark al 13% giovedì, dopo averlo mantenuto al 14% da dicembre. Tutti i 21 economisti intervistati da Bloomberg non si aspettavano alcun cambiamento.
Il board ha segnalato che sta solo rispondendo a un possibile rallentamento nel settore manifatturiero e non sta intraprendendo un ciclo di allentamento monetario, affermando che “il livello aggiornato del tasso di riferimento è adeguato nelle prospettive attuali”, secondo una dichiarazione.
“È importante che le condizioni finanziarie rimangano favorevoli per preservare lo slancio della crescita della produzione industriale e il trend positivo dell’occupazione in un periodo di crescenti incertezze sulla crescita globale e di crescente rischio geopolitico”, ha sostenuto l’MPC.
Un aumento di oltre 15 miliardi di dollari nelle riserve estere lorde della Turchia nelle ultime tre settimane - a seguito dei trasferimenti di denaro dalla Russia per la costruzione di una centrale nucleare - potrebbe aver dato alla banca centrale la fiducia, con i responsabili politici in attesa che l’inflazione raggiunga il picco presto.
Kavcioglu ha puntato il dito su un rally globale dei prezzi delle materie prime, in parte causato dall’invasione russa dell’Ucraina a febbraio. La banca centrale ora prevede che l’inflazione raggiungerà un massimo di circa l’85% questo autunno, prima di chiudere l’anno vicino al 60%, ovvero 12 volte il suo obiettivo.
Da sottolineare, inoltre, che Erdogan è intenzionato a dare una spinta alla crescita concentrandosi su esportazioni e occupazione come parte di quello che chiama “un nuovo modello economico”. Ma i rischi abbondano, poiché la crisi del costo della vita in atto in Turchia rappresenta una minaccia per la sua popolarità elettorale.
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