La banca centrale turca ha lasciato i tassi di interesse al 50% in una dinamica di politica monetaria ancora piuttosto aggressiva. L’inflazione in Turchia è infatti alta, al 75%.
La banca centrale turca ha mantenuto i tassi invariati per la terza riunione consecutiva con lo scopo di essere più incisiva nella lotta all’inflazione che ha toccato il 75% a maggio.
L’approccio della politica monetaria è quindi rimasto ancora aggressivo, confermando la svolta intrapresa l’anno scorso con una serie di rialzi dei tassi e segnando una divergenza rispetto alla precedente politica – incoraggiata dal presidente Erdogan – di mantenere i tassi bassi nonostante l’impennata dei prezzi.
Il Monetary Policy Committee guidato dal governatore Fatih Karahan ha lasciato il tasso repo a una settimana al 50%, in linea con le previsioni. Il MPC ha ripetuto che la sua politica rimarrà restrittiva “fino a un calo significativo e sostenuto della tendenza di fondo dell’inflazione mensile”, secondo una dichiarazione.
La lira turca ha ridotto i ribassi rispetto al dollaro ed è rimasta poco cambiata dopo la decisione. I rendimenti dei titoli di stato a 10 anni in lire hanno esteso il loro calo di sette punti base, al 28,58%.
Tassi fermi e inflazione ancora elevata in Turchia
Tassi stabili, ma atteggiamento ancora da “falco” in Turchia.
Qualsiasi possibilità di una diminuzione del costo del denaro resterà probabilmente fuori discussione per gran parte dell’anno, con i politici turchi che stanno architettando un rallentamento dell’economia per abbassare uno dei livelli di inflazione più alti del mondo.
Un ciclo aggressivo di stretta monetaria iniziato un anno fa sta iniziando solo ora a raffreddare la crescita, in parte perché le condizioni finanziarie più restrittive non erano in sincronia con le generose misure fiscali, come i forti aumenti salariali messi in atto dal Governo secondo diverse analisi.
Ora, con l’inasprimento della politica fiscale, qualcosa sta cambiando e l’inflazione potrebbe finalmente essere sulla buona strada per iniziare a decelerare e raggiungere circa il 72% a giugno. I funzionari puntano all’inflazione al 38% per la fine dell’anno.
“I tassi della banca centrale turca potrebbero aver raggiunto il picco, ma il suo ciclo di inasprimento è lungi dall’essere terminato. La banca centrale limiterà ulteriormente le condizioni finanziarie attraverso i suoi strumenti alternativi – una posizione che prevediamo manterrà fino al terzo trimestre di quest’anno”, ha commentato Selva Bahar Bazik, economista su Bloomberg.
Le banche globali come Deutsche Bank e Bank of America anticipano il primo taglio verso la fine di quest’anno, mentre Morgan Stanley ha rinviato le sue aspettative di allentamento al primo trimestre del 2025.
Bartosz Sawicki, analista di mercato presso la società fintech Conotoxia è più ottimista: “L’economia surriscaldata sta finalmente cominciando a calmarsi e il miglioramento delle dinamiche dei prezzi sottostanti è già in corso”. Tuttavia, l’esperto ha messo in guardia: “Affrontare le massicce instabilità macroeconomiche della Turchia... richiederà probabilmente un lungo periodo di mantenimento di una posizione restrittiva. L’economia turca non è ancora fuori pericolo.”
L’attività manifatturiera turca è rimasta al di sotto della soglia dei 50, che separa l’espansione dalla contrazione, per due mesi, e le fabbriche stanno utilizzando meno del loro potenziale rispetto a qualsiasi altro momento dallo scorso agosto. Anche il pessimismo tra le imprese è in aumento, secondo un sondaggio della banca centrale.
Massima attenzione, infine, sulla lira dopo il pesante deprezzamento subìto soprattutto per la determinazione di Erdogan a voler abbassare i tassi pur con prezzi alle stelle. La traiettoria dell’inflazione determinerà l’attrattiva degli asset locali per gli investitori, disposti a tornare in Turchia se la politica monetaria ed economica più convenzionale la renderà meno incline alle crisi inflazionistiche.
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