L’inflazione Usa attesa per oggi sta attirando l’attenzione degli investitori globali: perché è così importante e quale impatto può avere su mercati mondiali, Fed e prospettive economiche americane?
L’inflazione Usa di luglio, attesa per le 14.30 ore italiane, è l’evento macroeconomico del giorno.
Le azioni in Asia hanno guadagnato sulle scommesse che il prossimo rapporto sui prezzi al consumo negli Stati Uniti consentirà alla Fed di iniziare ad allentare a settembre. Il tema centrale degli investitori in queste settimane è proprio questo: quando ci saranno i primi tagli ai tassi della banca centrale Usa, dopo che Bce, BoE e ora anche la banca centrale neozelandese si sono mosse con delle diminuzioni?
La questione non è di poco conto visto che riguarda la prima potenza mondiale, in grado di influenzare i mercati globali. La scorsa settimana le Borse sono crollate su dati economici più deboli negli Usa, facendo riemergere timori di recessione che sembravano svaniti. Anche se è già tornata la calma tra gli investitori, un segnale di ulteriore raffreddamento inflazionistico sarebbe un sollievo. La Fed potrebbe procedere con il primo taglio a settembre, dando slancio all’economia.
Per questo, tutti i riflettori sono puntati sui dati Usa dei prezzi al consumo: cosa aspettarsi?
Inflazione Usa oggi, quali segnali per la Fed e per i mercati globali?
Mentre consumatori e titolari di aziende continuano a esprimere preoccupazione per i prezzi elevati negli Usa, la tendenza è effettivamente cambiata.
Il rapporto di ieri, martedì 13 agosto, sull’indice dei prezzi alla produzione, o PPI, per luglio ha contribuito a confermare l’ottimismo sul fatto che i numeri elevati dell’inflazione iniziati nel 2021, aumentati di nuovo all’inizio del 2024, siano ormai un ricordo.
Il rapporto PPI, visto come un indicatore dell’inflazione all’ingrosso, ha mostrato prezzi in aumento solo dello 0,2% a luglio e di circa il 2,2% rispetto a un anno fa. Il numero è ora molto vicino all’obiettivo del 2% della Fed e indica che l’impulso del mercato affinché la banca centrale inizi a tagliare i tassi è quasi in linea con l’obiettivo.
Gli economisti intervistati da Dow Jones si aspettano che l’indice dei prezzi al consumo mostri analogamente incrementi dello 0,2% sia sulla lettura di tutti gli articoli che sulla misurazione di base che esclude cibo ed energia. Tuttavia, si prevede che mostrerà rispettivi tassi a 12 mesi del 3% e del 3,2%, ben al di sotto dei massimi di metà 2022, ma comunque a una buona distanza dall’obiettivo del 2% della Fed.
I dati evidenzieranno probabilmente l’indice dei prezzi al consumo e un indicatore “core” che esclude cibo ed energia, entrambi in aumento dello 0,2% a luglio, secondo le stime medie di un sondaggio Bloomberg.
Gli investitori si aspettano comunque che la Fed, nella riunione di settembre, inizi a tagliare i tassi di interesse, considerando che l’inflazione si sta indebolendo e così anche il mercato del lavoro.
Jim Baird, Chief Investment Officer di Plante Moran Financial Advisors, ha commentato: “Dato il focus sul relativo indebolimento del mercato del lavoro, dato il fatto che l’inflazione sta scendendo piuttosto rapidamente, e mi aspetto che continuerà nei prossimi mesi, sarebbe una sorpresa se la Fed non iniziasse a muoversi verso un allentamento molto rapidamente, presumibilmente alla riunione di settembre. Se non lo facessero alla riunione di settembre, il mercato non lo prenderebbe bene.”
Non sono mancate, infatti, voci scettiche sulle tempistiche della Federal Reserve, giudicata a questo punto troppo lenta nell’iniziare a diminuire il costo del denaro. I dati sull’inflazione Usa di oggi, quindi, risultano cruciali.
I mercati stanno scontando l’assoluta certezza di un taglio dei tassi alla riunione della Fed del 17-18 settembre, con l’unica domanda rimasta su quanto. I prezzi dei futures sono più o meno divisi tra una riduzione di un quarto o mezzo punto e una forte propensione alla probabilità di una riduzione di un intero punto percentuale entro la fine dell’anno, secondo i calcoli del CME Group.
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