Nuovi tagli per centinaia di dipendenti nei team tecnico e produttivo. Per la compagnia servono a “tornare in pista”
Nuovo giro di licenziamenti per Uber. La società ha confermato alla CNN che circa 435 dipendenti - 170 del team produttivo e 265 del suo team ingegneristico - sono stati licenziati.
Secondo quanto riferito, i tagli rappresentano l’8% del parco dipendenti nei comparti indicati e non avrebbero nessun impatto sul personale addetto ai prodotti, quello che lavora alla crescente attività di consegna nota come Uber Eats.
La notizia, riportata in primis dalla testata di settore TechCrunch, arriva proprio nel momento in cui la compagnia è sotto pressione per via dei solleciti da parte delle Authority a “ripulire i suoi conti”.
Dal debutto a Wall Street dello scorso maggio il percorso si è rivelato difficilissimo per Uber, tanto da portarla ai minimi di sempre la scorsa settimana.
Sulla scia della notizia relativa ai nuovi tagli, le azioni hanno prima segnato un +4% per poi crollare di circa il 25%.
Uber, ancora centinaia di licenziamenti
La mossa rappresenta il secondo giro di licenziamenti in sole sei settimane. Qualche giorno prima della pubblicazione dei conti relativi al secondo semestre Uber aveva infatti annunciato il taglio di un terzo del suo staff marketing, circa 400 persone.
In quell’occasione il CEO, Dara Khosrowshahi, aveva parlato di una ristrutturazione mossa dal tentativo di rendere le operazioni aziendali più efficienti:
“Il senso generale è che mentre siamo cresciuti rapidamente, in qualche modo abbiamo rallentato”
, erano state le dichiarazioni di Khosrowshahi, interpellato dalla CNN.
I nuovi licenziamenti appaiono in linea con il sentiment espresso meno di due mesi fa. Secondo una recente dichiarazione di un portavoce Uber, Khosrowshahi ha chiesto al team di gestione della compagnia di rispondere alla seguente domanda:
“Se ci trovassimo a partire da zero, progetteremmo la nostra organizzazione aziendale così com’è oggi?”
Dopo un’attenta analisi - ha evidenziato il CEO - i nostri responsabili dei comparti ingegneristico e produttivo hanno concluso che la risposta a questa domanda “sotto molti aspetti era no”.
I più recenti licenziamenti sono stati etichettati dalla compagnia come un modo per aiutare Uber a “tornare in pista”.
In precedenza - ha proseguito Khosrowshahi - per soddisfare le esigenze di una startup in enorme crescita le assunzioni sono state rapide e decentralizzate:
“Mentre per il passato ha funzionato, ora che abbiamo più di 27.000 dipendenti a tempo pieno sparsi per le città di tutto il mondo dobbiamo modificare il modo in cui progettiamo le nostre organizzazioni: team snelli, eccezionalmente performanti, con mandati chiari e la capacità di operare più velocemente dei nostri concorrenti”.
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