Le sanzioni imposte da Kiev alla compagnia russa Lukoil hanno irritato Budapest e Bratislava: ma ora Orban propone una via d’uscita.
Sale la tensione tra l’Ucraina, da una parte, e i due Paesi governati dai due leader più «anti-sistema» d’Europa: l’Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia di Robert Fico, i due politici che - non a caso - più hanno auspicato di raggiungere un accordo negoziale con la Russia. Come ha svelato il giornalista Peter Feher sul Substack di Stephen Bryen, Kiev ha deciso di gettare benzina sul fuoco sulle tensioni con Budapest e Bratislava che si protraggono ormai da oltre due mesi.
La controversia ha avuto inizio il 24 giugno, quando l’Ucraina ha infatti ha imposto un divieto alla compagnia petrolifera russa Lukoil, impedendole di esportare petrolio attraverso il territorio ucraino verso l’Ungheria e la Slovacchia. Questa decisione, presa senza alcun preavviso, ha avuto conseguenze significative per i due Paesi, i quali dipendono fortemente da Lukoil: l’Ungheria ottiene il 33% del proprio fabbisogno petrolifero da questa compagnia, mentre la Slovacchia il 45%. Le sanzioni imposte dall’Ucraina hanno sollevato allarmi circa possibili blackout e carenze di carburante, creando un clima di preoccupazione diffusa.
Il ricatto di Kiev
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