Lontano da vertici ufficiali, gli inviati dei 27 varano l’ammorbidimento delle sanzioni bancarie per trading su beni sensibili. E se l’alibi sono le proteste africane, la crisi del gas miete vittime
A tradire e svelare l’imbarazzo per l’accaduto, ci ha pensato la scelta di bassissimo profilo del momento. Lontano da vertici ufficiali e con gli occhi dell’Unione affetti da strabismo nel seguire contemporaneamente il board Bce e la crisi di governo italiana. L’Ue ha infatti varato un ammorbidimento delle sanzioni alla Russia che contempla la possibilità di scongelare i fondi bancari essenziali per il commercio di beni primari a rischio come il cibo e i fertilizzanti. Non a caso, a gestire la patata bollente a livello di immagine sono stati gli inviati dei 27 e non i capi di governo o i ministri.
Insomma, onori (pochi) e oneri (molti) dell’essere uno sharpa. E i funzionari hanno cercato di tamponare al meglio il fall-out della mossa, decidendo in contemporanea il congelamento degli assets di Sberbank, principale istituto russo. Nemmeno a dirlo, destinataria però anch’essa dell’esenzione appena varata. Insomma, tutto ciò che ha a che fare con acquisto, trasporto e importo di beni agricoli e alimentari, fra cui appunto i fertilizzanti, godrà di un regime di esenzione, la cosiddetta waiver. E se formalmente a fornire l’alibi per la mossa sarebbero state le proteste avanzate presso la Commissione Ue dal Paesi africani maggiormente a rischio di carestie e crisi alimentari, la fretta con cui si è intervenuti tradisce altro.
Se da domani VTB, Sovcombank, Novikombank, Otkritie FC Bank, VEB, Promsvyazbank e Bank Rossiya potranno quindi operare partite di giro camuffate da finanziamenti in deroga, ecco che da Bruxelles arriva l’indiscrezione di un secondo pacchetto allo studio che dovrebbe facilitare l’export di cibo dai porti russi, di fatto rompendo anche l’embargo marittimo. Il tutto mentre in Iran, Russia e Turchia discutono proprio di sblocco dei corridoi del grano. Strana coincidenza temporale. Ma al netto dell’imbarazzo e dell’ufficialità, in molti ammettono sottovoce come l’approssimarsi del giorno di riapertura di Nordstream, di fatto negato implicitamente per l’ennesima volta da Gazprom proprio stamattina, avrebbe fato vacillare anche le resistenze più solide in seno al’Ue. Insomma, nel muro della solidarietà a Kiev e della determinazione euro-atlantica, è partita una crepa. E di quelle divaricanti.
Ed ecco che questi due grafici
mostrano ulteriori spunti di riflessione che avrebbero spinto Bruxelles a più miti consigli, proprio dopo la farsa del varo di un settimo pacchetto di sanzioni limitato alle importazioni di oro russo. Se il 19% della popolazione mondiale vive infatti in Chindia, entità inesistente a livello fisico ma ben presente e attiva a livello energetico nel garantire export e surplus alle casse di Mosca , ecco che i dati del Tesoro Usa appena diffusi hanno confermato come nei primi sei mesi di quest’anno, la Cina abbia scaricato debito Usa per un controvalore di 100 miliardi di dollari, portando il totale delle detenzioni di Treasuries di Pechino sotto quota 1 trilione per la prima volta dal giugno 2010. Insomma, de-dolarizzazione in atto e in rapida accelerazione, stante quanto deciso all’ultima forum dei Brics tenutosi il mese scorso proprio nella capitale cinese. Piaccia o meno, gli equilibri stanno mutando. E l’Ue rischia di rimanerne tagliata fuori.
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