La riforma doganale in Ue si preannuncia epocale: perché e come cambierà il concetto di dogana in Europa. Lo ha spiegato a Money.it il consulente Paolo Massari in una intervista.
Presentata come “la riforma più ambiziosa e completa dell’unione doganale dell’Ue dalla sua istituzione nel 1968”, la proposta della Commissione europea per modificare il funzionamento della dogana per le aziende della regione si è già imposta come un’impresa epocale.
Dinanzi agli inarrestabili cambiamenti che stanno ridisegnando l’economia globale e lo stesso commercio a livello mondiale, la necessità di apportare modifiche, anche sostanziali, al concetto di dogana è diventata prioritaria.
Lo ha sottolineato il Commissario Gentiloni quando ha ricordato che “l’unione doganale dell’Ue è stata al centro dell’integrazione dell’Ue negli ultimi 55 anni. Di fronte a nuove sfide e minacce, oggi ci stiamo dotando di un altro strumento per accelerare i flussi commerciali e sostenere la nostra ripresa economica”.
Allo stesso modo, il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis ha evidenziato l’ambizione della riforma nel voler difendere interesse economici e sicurezza in un tempo in cui “sfide globali come i cambiamenti climatici, il commercio elettronico e il commercio illecito richiedono una risposta globale e procedure doganali più moderne ed efficienti in tutto il mondo”.
Sulla stesso tono si è espresso anche Paolo Massari, co-fondatore di C-Trade e Overy insieme a Lucia Iannuzzi e consulente doganale, in una intervista per Money.it.
La riforma Ue propone una vera e propria “rivoluzione culturale” in tema di dogana secondo l’esperto, che ha chiarito i punti salienti delle novità in arrivo e perché cambierà completamente - e inevitabilmente - l’approccio doganale a livello unionale.
Riforma unione dogale Ue: come cambierà la dogana
“La riforma è epocale perché cambia la struttura di quella che è l’architettura doganale in Europa come intesa oggi”, ha subito chiarito Massari, evidenziando che si è resa necessaria e non più rimandabile per almeno 3 motivi.
Innanzitutto, nel programma “Dogana 2040” era già emersa una applicazione difforme delle normative doganali nei diversi Paesi membri, tanto che già nel 2021 in ambito Ue si era sottolineato come sarebbe stato utile avere una dogana europea, centralizzata, per gestire meglio tali distorsioni.
Inoltre, ha ricordato il consulente doganale, un recentissimo documento della Corte dei conti europea ha analizzato l’istituto dell’Operatore Economico Autorizzato, AEO, scoprendo come esso stesso fosse applicato in maniera distorsiva nei vari Stati membri, mostrando problemi legati all’applicazione del codice comunitario.
Infine, c’è da considerare l’opportunità di una riforma adesso, che la rende, appunto epocale e necessaria. Massari ha spiegato in modo chiaro questo concetto:
Il cambiamento del commercio internazionale, del controllo delle catene di approvvigionamento e le transizioni ecologica da una parte e digitale dall’altra, stanno creando la necessità di avere competenze fino a oggi escluse dall’ambito delle conoscenze dei funzionari doganali. In più, è fondamentale adeguarsi a cambiamenti commerciali non preventivabili fino a poco prima del conflitto russo-ucraino. E questo significa che bisogna cambiare la gestione delle attività doganali, ritornando al concetto di “portare l’impresa dentro la dogana”.
Permeare l’attività doganale di concetti economici e commerciali che guidano le imprese nel loro agire quotidiano nei mercati internazionali sarà il vero motore della riforma, secondo Massari. Anche la Commissione Ue ha enfatizzato questo punto, scrivendo che la “nuova partnership con le imprese è una prima mondiale” nel settore doganale.
Volendo semplificare i punti salienti della riforma della dogana in Ue, l’esperto ha scelto almeno 4 temi chiave:
- 1. creazione di organismi, sistemi di controllo e di indirizzo centralizzati;
- 2. attenzione al commercio elettronico, non visto come una diversa forma di vendita, ma come una modalità commerciale diversa dalle altre quindi con necessità e particolarità proprie (esempio spedizioni piccole e dai valori bassi) che però per questo non possono sfuggire a controlli doganali;
- 3. creazione di un sistema di collaborazione tra dogane e imprese che si basi su maggiore semplificazione e uniformità di trattamento a livello unionale di tutte le operazione;
- 4. rivoluzione culturale: quello che finora era visto come un obbligo delle aziende, cioè adeguarsi alle norme doganali e avere dogana come partner, ora è ribaltato. È la dogana che deve cambiare perché sta cambiando il mondo
In Italia, per esempio, Massari prevede che occorrerà maggior “interferenza” della dogana negli affari privati, perché oggi la dogana è abbastanza esterna, sembra slegata dal mondo vero commerciale e industriale. Da qui passa la dimensione epocale della riforma.
Verso la riforma doganale: vantaggi e criticità per le imprese
L’iter istituzionale della riforma doganale è ancora lungo e, considerata la complessità dei cambiamenti proposti, i tempi di attuazione delle nuove misure richiederanno anni.
La bozza della Commissione Ue dovrà intanto arrivare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea e al Comitato economico e sociale europeo per consultazione. Come si legge nel documento Ue, il Data Hub (il sistema dati centralizzato) aprirà per le spedizioni di e-commerce nel 2028, poi per gli altri importatori, (su base volontaria), nel 2032 e sarà obbligatorio a partire dal 2038.
Nel frattempo le imprese cosa devono fare? Non ha dubbi Massari: dovrà essere prestata la massima attenzione alla affidabilità aziendale, sulla quale molto insiste la riforma e sulla quale saranno intensificati i controlli. Con alcune criticità ancora da chiarire proprio su questo punto. L’esperto ha infatti spiegato che:
“Se ai soggetti più affidabili concedo una serie di vantaggi consistenti, è evidente che sarò anche più attento a verificare se questa affidabilità si manterrà nel tempo e se meriterà tutti i vantaggi previsti. Dinanzi a una liberalizzazione si affianca una maggiore opera di controllo, con un dubbio: capire quali saranno questi soggetti più affidabili dell’AEO e quali saranno le modalità e i parametri di controllo che avrà la dogana.”
E poi sarà fondamentale per le imprese informarsi sui cambiamenti previsti e richiedere da subito assistenza, perché i mutamenti, anche se non ancora ufficiali, ci saranno e arrivare con i tempi ristretti per rispondere alle nuove esigenze può essere dannoso per le aziende.
Riforma doganale Ue e transizione energetica
Poiché vuole adeguarsi ai cambiamenti mondiali in corso, la riforma doganale Ue non prescinde dalla transizione energetica.
Non a caso, secondo Massari, è stata presentata pochi giorni dopo l’entrata in vigore della nuova normativa sui meccanismi di aggiustamento alla frontiera del prezzo di carbonio, quindi dei prodotti inquinanti. I due tempi vanno di pari passo e, per esempio, “il regolamento sui prodotti inquinanti non ha ancora una perfetta definizione di quale sarà il ruolo dell’attività doganale...perché dipenderà molto da come ci si organizzerà dopo...e quindi dalla riforma”.
La previsione europea è di una modifica dei flussi commerciali, quindi di un accorciamento delle rotte e un reshoring della produzione all’interno dell’Ue, con acquisto esterno solo di materie prime che non si trovano nei mercati unionali...“questo comporterà una radicale trasformazione della dogana, perché comporterà una conoscenza dei rapporti produttivi che oggi non è prevista. Il fatto che la dogana possa intervenire a controllare la tassazione di prodotti inquinanti fa si che si deve cambiare la dogana in termini di approccio e competenze”, ha spiegato Massari.
Anche in nome delle esigenze di sostenibilità ambientale nel commercio, quindi, dovrà essere attuata una rivoluzione doganale.
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