Un dipendente medio in Italia lavora “per lo Stato” oltre la metà dell’anno

Flavia Provenzani

25 Luglio 2024 - 18:17

Un dipendente medio in Italia lavora “per lo Stato” oltre la metà dell’anno. Ecco perché.

Un dipendente medio in Italia lavora “per lo Stato” oltre la metà dell’anno

In media, il lavoratore dipendente in Italia deve lavorare fino al 3 luglio “per lo Stato” per pagare tasse e contributi. Dopo questa data, finalmente, inizia a guadagnare per se stesso.

Ogni anno l’Institut économique Molinari, organismo di ricerca e formazione, individua il “Tax Freedom Day”, il giorno in cui il lavoratore medio (celibe e senza figli) finisce di pagare tutti gli oneri che gravano sul suo reddito da lavoro dipendente (oneri a carico del datore di lavoro, oneri a carico dei lavoratori, imposta sul reddito) e inizia finalmente a guadagnare soldi da poter spendere come più preferisce.

In altre parole, l’istituto identifica per quanto tempo i dipendenti devono lavorare per pagare il noto “cuneo fiscale”, che in Italia è dato dalla somma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e i contributi previdenziali, questi ultimi pagati in parte dal dipendente e in parte dal datore di lavoro, che si fa carico di un’altra serie di spese, come TFR e assicurazione.

In Italia questo giorno è arrivato il 3 luglio. Peggio di noi in Europa solo Francia (17 luglio), Belgio (15 luglio), Austria (12 luglio) e Germania (7 luglio).

Un dipendente medio in Italia lavora “per lo Stato” oltre la metà dell’anno

Attraverso l’elaborazione dei dati da parte di EY, l’Istituto ha pubblicato lo studio sulla reale pressione fiscale sul lavoratore medio all’interno dell’Unione Europea per il quindicesimo anno consecutivo.

Un lavoratore italiano single e senza figli a carico subisce un cuneo fiscale del 45,1% (dati aggiornati al 2023), di cui il 16,8% va via in imposte sul reddito e il 28,3% in contributi previdenziali (di cui, a loro volta, vengono pagati dal datore di lavoro per il 24% e dal lavoratore per il 4,3%).

Il cuneo fiscale medio nell’Unione Europa è del 44,3%.

Pertanto, per ogni 100 euro netti guadagnati il lavoratore medio italiano paga 38 euro allo Stato, mentre il datore di lavoro paga 44 euro.

Lo studio permette di misurare il costo reale per i servizi pubblici e la previdenza sociale che un lavoratore single e senza figli si trova a pagare. Si tratta della somma delle imposte od oneri che sostiene, direttamente o indirettamente, ogni lavoratore, che va a ridurre il suo potere d’acquisto reale.

Oneri e tasse vengono confrontati con il “super lordo” del dipendente medio, così da calcolare il tasso reale di pressione fiscale in ciascun paese dell’UE. Questo, inteso come costo del lavoro medio per le imprese, è di 44.069 euro.

Una dovuta precisazione: le tasse consentono di finanziare i servizi collettivi di cui i dipendenti beneficiano direttamente o indirettamente e in misura diversa. Per questo motivo, l’Istituto ritiene sia scorretto parlare di “lavorare per lo Stato”, preferendo definire le date indicate come il momento in cui il dipendente diventa libero di utilizzare come desidera i frutti del proprio lavoro.

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