È ricominciata la corsa al gigantismo bancario ed alle acquisizioni transfrontaliere, dimenticando tutti i rischi del «too big to fail».
Dopo averci stordito per anni con la necessità di sottrarre i governi ed i regolatori al ricatto del gigantismo bancario, quello che punta sul “too big to fail” per imporre salvataggi pubblici e politiche regolatorie favorevoli, la memoria corta ha avuto nuovamente la meglio.
L’europeismo si misura col gigantismo, e soprattutto con l’americanismo: l’Europa fatta di staterelli e di politiche nazionali non potrà mai competere con Usa e Cina. Vale anche per le banche: se rimangono rinserrate nei confini nazionali non potranno mai raggiungere le dimensioni dei loro concorrenti.
Il bello è che gli stessi commentatori che sostengono queste posizioni sono quelli che ci raccontano dei rischi giganteschi per la stabilità che sta correndo il sistema cinese per via della enorme concentrazione bancaria e dei continui interventi d’emergenza assunti congiuntamente dalla Fed, dal Tesoro statunitense e dalla FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) per rifornire di liquidità le banche che hanno enormi perdite potenziali e che dunque perdono continuamente depositi, avendo in portafoglio bond che hanno tassi molto più bassi di quelli correnti sul mercato. [...]
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