Dopo tre anni di guerra in Ucraina, Washington valuta un’intesa con Mosca, ridefinendo le aree d’influenza. L’Europa in bilico tra dipendenza strategica e guerra ibrida.
Dopo tre anni di guerra in Ucraina, gli USA hanno compreso che la potenza militare convenzionale della Russia è relativamente modesta. Di conseguenza, mantenere una forte presenza militare in Europa senza ottenere adeguate contropartite appare sempre meno giustificabile.
Parallelamente, la minaccia nucleare tattica russa perde rilevanza proprio a causa della debolezza convenzionale di Mosca, mentre quella strategica può essere contenuta con le strutture già operative degli USA, che risultano decisamente più economiche ed adeguate.
Per rilanciare la propria supremazia globale, diventa quindi conveniente per Washington un accordo con la Russia, idealmente in chiave anti-Cina. Questo non implicherebbe solo una spartizione dell’Ucraina, ma dell’Europa stessa, ridefinendo le aree di influenza. Anche qualora la Russia non si schierasse completamente contro Pechino, sarebbe comunque sufficiente avvicinarla agli interessi statunitensi, consolidando il suo controllo su una parte del continente europeo. [...]
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