L’inflazione accelera a marzo negli Usa e a questo punto tutto può davvero accadere nella politica monetaria Fed: i tagli ai tassi si allontanano?
I dati macro Usa continuano a sorprendere. L’inflazione annuale è aumentata a marzo e le pressioni sottostanti sui prezzi sono rimaste ostinatamente forti, sollevando ulteriori dubbi su quanto la Federal Reserve sarà in grado di tagliare i tassi di interesse quest’anno.
L’indice dei prezzi al consumo, una misura dei prezzi di beni e servizi in tutta l’economia, è salito del 3,5% a marzo rispetto all’anno precedente e più delle attese. I costi della benzina e dell’alloggio, che includono gli affitti, hanno rappresentato oltre la metà del rialzo del CPI.
Sebbene l’aumento annuale dei prezzi al consumo sia diminuito rispetto al picco del 9,1% nel giugno 2022, la tendenza disinflazionistica è rallentata negli ultimi mesi e questo sta suscitando reazioni nei mercati mondiali con una revisione sulle aspettative del primo taglio ai tassi Fed.
I futures azionari sono crollati e i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi sono saliti subito dopo il rapporto, con il dollaro in aumento.
Tagli ai tassi rimandati dalla Fed?
L’inflazione è ancora calda negli Usa. Escludendo le categorie volatili di alimenti ed energia, i cosiddetti prezzi core sono aumentati del 3,8% rispetto all’anno precedente. Di particolare interesse per gli investitori e gli economisti che si preoccupano soprattutto delle tendenze recenti, l’aumento dei prezzi core è stato dello 0,4% su un periodo di un mese. Questo valore è stato superiore alle aspettative degli economisti che prevedevano un guadagno dello 0,3%.
In questo nuovo contesto, i dubbi sulle prossime mosse della Fed diventano sempre più forti. I trader non credono più che la Federal Reserve taglierà i tassi come previsto precedentemente, e una diminuzione a giugno potrebbe essere fuori discussione.
Quest’anno sono previsti uno, o forse due tagli: Wall Street scommetteva su sei o sette riduzioni verso gennaio. Gli investitori ora scommettono che i tassi rimarranno al di sopra del 4% fino alla fine del 2025, molto più a lungo di quanto molte aziende e famiglie immaginassero solo pochi mesi fa.
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