A 6 mesi dalla terza dose, quanto sono protetti i vaccinati da Omicron? Gli esperti confermano: tre dosi sono efficaci contro infezione e malattia grave. In autunno cosa cambia?
Oltre il 90% della popolazione italiana over 12 è completamente vaccinata contro il Covid-19 e le sue varianti dominanti, eppure nel corso del tempo è stato reso noto che l’efficacia dei vaccini è calata drasticamente, soprattutto contro la variante Omicron. Al momento non è prevista una quarta dose di richiamo per tutti, ma solo per le categorie definite “fragili”. Il che porta a domandarsi cosa potrebbe accadere nella stagione autunnale.
Guardando agli scorsi due anni si può provare a immaginare un aumento di contagi, ricoveri e decessi, favorito forse proprio dalla carenza di efficacia del vaccino contro le nuove varianti. Quest’anno però potrebbe andare diversamente. A darne un esempio è Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano, che ha spiegato come chi è vaccinato con tre dosi in autunno sarà ancora capace di proteggersi dall’infezione (40%) e dalla malattia grave (80%).
La quarta dose quindi non si renderebbe necessaria, non nel modo nel quale è pensata, cioè come rinforzo. Discorso diverso per chi non ha ricevuto la vaccinazione o non ha completo il ciclo vaccinale. In quel caso, dice ancora l’immunologo, il rischio di rimane coinvolti gravemente (fino al decesso) in una fase di riacutizzazione della diffusione è 6-7 volte superiore rispetto a chi è vaccinato.
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Vaccinati con tre dosi: a giugno sono protetti?
Il vaccino è comparso in Italia come la soluzione a ogni problema. Nel tempo, dall’inizio della campagna vaccinale, molte variabili, come le varianti, hanno cambiato il corso della pandemia e il punto d’arrivo immaginato. Oggi gli esperti confermano che il vaccino protegge dall’infezione ancora dopo 6 mesi, ma solo per il 40-50% rispetto ai primi mesi di inoculazione. Tale percentuale non è destinata a scendere ancora, fissandosi nel lungo periodo grazie al prevalere della risposta delle cellule memoria a lunga vita.
Dati ancora più confortati per quanto riguarda la comparsa della malattia grave e i decessi. Infatti la vaccinazione copre per circa l’85-90% da questa eventualità. Bene, possiamo dire che i vaccini hanno avuto successo sì, ma queste percentuali valgono solo in caso di ciclo completo di vaccinazione. Quindi solo in caso di due dosi più la terza di richiamo è possibile parlare di protezione ancora elevata.
Vaccinati con tre dosi: come cambia l’efficacia
Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano, ha risposto ad alcune domande per Il Corriere della Sera. Tra queste l’esperto ha potuto raccontare le diverse fasi di protezione che il vaccino ha avuto nel tempo. A partire dall’inoculazione della terza dose, solo tra la quarta e la sesta settimana i vaccinati hanno avuto una forte risposta immunitaria. Il professore la chiama “a breve vita”, che però cala drasticamente tra la sesta e la dodicesima settimana.
Al momento chi è vaccinato con tre dosi si trova in una fase di protezione definita da cali minimi e continui nel tempo, che possono però durare anni. Quindi il vaccino è ancora in grado di rispondere all’infezione da coronavirus e alla malattia più grave.
La notizia positiva è che i vaccini riusciranno a mantenere l’attuale efficacia anche durante la prossima stagione autunnale. Se dovesse rimanere dominante la variante Omicron, chi ha ricevuto tre dosi di vaccino sarà protetto per il 40% dall’infezione e all’80% dalla malattia grave. Situazione meno rosea per chi invece non ha ricevuto i vaccini o solo una parte di quelli necessari (ipovaccinato). In questo caso il rischio di decesso è più alto di 6-7 volte rispetto a chi è vaccinato. Sono proprio i non vaccinati e gli ipovaccinati a rappresentare l’attuale 80% dei decessi giornalieri. Secondo Abrignani sarebbe meglio arrivare pronti all’autunno e consiglia soprattutto agli ultra 60enni di vaccinarsi con tre dosi.
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