L’importante decisione presa dal tribunale londinese sulla controversia tra Moderna e Pfizer, continuano le battaglie legali sui brevetti per i vaccini anti Covid.
A oltre un anno dalla dichiarazione di fine dell’emergenza per la pandemia di Covid 19 non sono ancora finite le cause legali sulle relative vaccinazioni, nemmeno quelle tra case farmaceutiche. Proprio in questi giorni un tribunale ha preso una decisione importante sui vaccini anti Covid, dirimendo una controversia tra Moderna e Pfizer, affiancata dal partner BioNtech. Si tratta di una delle innumerevoli liti che stanno impegnando i tribunali di tutto il mondo, molte delle quali incentrate sui brevetti per i vaccini.
La recente sentenza dell’Alta corte di giustizia londinese si pronuncia sulle accuse reciproche tra le case farmaceutiche di violazione dei propri brevetti. In estrema sintesi, uno dei brevetti di Moderna sulla tecnologia dell’mRna, base del vaccino anti Covid, è stato dichiarato invalido. Nonostante ciò, un altro brevetto della casa farmaceutica è stato riconfermato dai giudici, che hanno rilevato una violazione da parte di Pfizer e BioNTech.
Questi ultimi dovrebbero quindi pagare un risarcimento danni in favore di Moderna, per il momento sospeso vista la possibilità di ricorrere in appello contro la sentenza. Questioni simili continuano a essere discusse anche in altri tribunali, a seconda della competenza territoriale, nonché dall’Ufficio brevetti dell’Unione europea e dall’Ufficio brevetti degli Stati Uniti.
Vaccini anti Covid: l’importante sentenza del tribunale
La tecnologia mRna è una questione quanto mai attuale, soprattutto per Moderna che conta di arrivare a una vaccinazione contro i tumori entro il 2030. In ogni caso, le case farmaceutiche che stanno studiando i vaccini a mRna, anche con ambito di applicazione oncologico, sono moltissime.
Ma bisogna anche affacciare lo sguardo sul passato, operazione per cui si può fare affidamento a un’altra causa intentata Moderna, accusando Pfizer e BioNTech di aver copiato i brevetti sulla tecnologia mRna messi a punto tra il 2010 e il 2016, ben prima della pandemia. Ovviamente non è noto sapere quali aziende farmaceutiche abbiano violato i brevetti altrui, né se c’è stata un’effettiva violazione, dato che l’interesse sul tema è condiviso. La questione sarà chiarita nelle varie cause legali, ma sappiamo che la Food and Drug Administration ha autorizzato Pfizer e BioNTech all’utilizzo della tecnologia per i vaccini anti Covid una settimana prima di Moderna, a causa dell’emergenza.
Come anticipato, Moderna sostiene che le case farmaceutiche si siano appropriate della proprietà intellettuale, avendo attinto indebitamente dagli studi sulla tecnologia mRna avviati nel 2010 e convalidati per l’uso umano nel 2015. Pare che Pfizer e BioNTech abbiano esaminato diverse strade per mettere a punto i vaccini, avendo peraltro la possibilità di attuare situazioni alternative a quella di cui Moderna rivendica la paternità.
C’è inoltre un’altra battaglia legale tra le case farmaceutiche, che è comunque incentrata su una vicenda pressoché identica. Nel dettaglio, Moderna ha accusato i competitors di aver violato anche un brevetto per un altro vaccino contro il Covid, mai messo in commercio per il rischio di sviluppare la Sindrome respiratoria mediorientale (Mers) in seguito alla somministrazione. Secondo l’azienda, tuttavia, questo vaccino sarebbe stato fondamentale per la produzione del vaccino anti Covid poi approvato, tutto grazie agli scienziati della casa farmaceutica statunitense.
La verità potrà essere determinata soltanto al termine dei processi, che comunque vedono coinvolti anche diversi altri operatori dell’industria farmaceutica. Di vicende analoghe se ne sono ripetute ben prima delle vaccinazioni anti Covid, rappresentando un andamento non insolito nella brevettazione dei farmaci, e si aggiungono alle altre cause relative alla concorrenza.
Proprio a inizio del 2024 la Corte di Cassazione ha condannato Pfizer al pagamento di un risarcimento milionario nei confronti del ministero dell’Economia e del ministero della Salute per l’abuso di posizione dominante, in riferimento al ritardo nell’immissione nel mercato italiano del farmaco generico per il trattamento del glaucoma, in modo del tutto ingiustificato.
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