Le vendite allo scoperto - chiamate anche lo short selling - sono un possibile modo di operare sul mercato finanziario. Ecco come funzionano, limiti e rischi.
Quando si parla di short selling o vendita allo scoperto si inquadra una modalità di investimento in cui il venditore non possiede realmente il titolo o il bene che vuole vendere, ma attua questa operazione sperando in un guadagno futuro, anche in un mercato ribassista.
Quindi, è possibile guadagnare anche quando i mercati sono in calo? Solitamente, quando si pensa all’investimento, si associa intuitivamente tale concetto all’acquisto di determinati titoli a buon mercato con l’obiettivo di rivenderli nell’ipotesi in cui il prezzo aumenti. Questa intuizione è il motivo per cui molto spesso il mercato rialzista viene visto come favorevole e carico di opportunità, al contrario di quello ribassista. Tuttavia, è importante essere consapevoli che è possibile trarre vantaggio sia dall’aumento che dal calo dei prezzi nel mercato.
Detta così, non si intuisce effettivamente quale sia la strategia di fondo e, soprattutto, i casi in cui sia possibile utilizzare lo short selling. Come vedremo, vendere allo scoperto è un modo di operare altamente speculativo, che può portare anche notevoli rischi.
Ma andiamo per gradi. Capiamo meglio cos’è la vendita allo scoperto, come funziona, per quale ragione viene praticata e in che modo operare sui mercati in cui ancora è consentita.
Vendite allo scoperto: cosa sono? Il significato dello short selling
La vendita allo scoperto è una strategia di investimento che consente agli operatori di mercato di trarre profitto dalla diminuzione del prezzo di un titolo o di un asset finanziario.
A differenza dell’approccio tradizionale, in cui un investitore acquista un titolo con l’aspettativa che il suo valore aumenti (posizione «long»), la vendita allo scoperto implica la vendita di un titolo che l’investitore non possiede, con l’intenzione di riacquistarlo in seguito a un prezzo inferiore.
In pratica, la vendita allo scoperto avviene quando un investitore prende in prestito azioni da un intermediario finanziario (solitamente una banca o un broker) e le vende immediatamente sul mercato al prezzo corrente. Successivamente, se il prezzo del titolo scende, l’investitore può riacquistarlo a un valore inferiore, restituendo le azioni al prestatore e trattenendo la differenza come profitto.
Tuttavia, lo short selling è una strategia ad alto rischio perché, a differenza dell’investimento tradizionale in cui la perdita massima è limitata al capitale investito, la vendita allo scoperto espone il trader a perdite potenzialmente illimitate. Se il prezzo del titolo invece di scendere aumenta, il trader sarà costretto a riacquistarlo a un prezzo più alto, generando perdite considerevoli.
Le vendite allo scoperto sono utilizzate non solo per speculazione ma anche per copertura del rischio (hedging), permettendo agli investitori di proteggere il proprio portafoglio da cali improvvisi del mercato. Ad esempio, un hedge fund può vendere allo scoperto titoli di un settore in declino per bilanciare l’esposizione su altri investimenti.
Andare short e long in borsa: cosa significa?
Nel contesto degli investimenti finanziari, i termini «long» e «short» descrivono le direzioni delle posizioni che un investitore può assumere rispetto a un asset.
- Posizione «long»: l’investitore acquista un asset con l’aspettativa che il suo valore aumenti nel tempo. In questo scenario, il profitto si realizza vendendo l’asset a un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto. Ad esempio, se un investitore acquista 100 azioni di una società a 50 euro ciascuna, spera che il prezzo aumenti per poterle rivendere a un prezzo più alto, ottenendo così un guadagno.
- Posizione «short»: l’investitore vende un asset che non possiede, prendendolo in prestito, con l’aspettativa che il suo valore diminuisca. Il profitto si ottiene riacquistando l’asset a un prezzo inferiore e restituendolo al prestatore. Ad esempio, se un investitore ritiene che le azioni di una società, attualmente quotate a 100 euro, scenderanno di valore, può venderle allo scoperto. Se il prezzo scende a 80 euro, l’investitore riacquista le azioni a questo prezzo inferiore, le restituisce al prestatore e realizza un profitto dalla differenza di prezzo.
Queste due strategie si basano su previsioni opposte del mercato: chi va long crede nella crescita di un titolo, mentre chi va short scommette sulla sua svalutazione.
Le vendite allo scoperto vengono spesso utilizzate anche nei derivati finanziari, come le opzioni put e i contratti futures, che permettono agli investitori di trarre vantaggio dal ribasso di un asset senza necessariamente possedere o prendere in prestito il titolo sottostante.
Uno dei motivi principali per cui i trader scelgono di andare short è la presenza di mercati ribassisti (bear market), in cui la tendenza generale dei prezzi è in discesa. In questi casi, la possibilità di realizzare profitti anche in condizioni negative è un elemento di grande attrattiva per gli investitori più esperti.
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Vendere allo scoperto, ecco come funziona (con esempio pratico)
La vendita allo scoperto avviene attraverso un processo ben definito che coinvolge diverse fasi.
- Individuazione del titolo da vendere allo scoperto: l’investitore analizza il mercato e identifica un titolo che ritiene sopravvalutato o destinato a perdere valore. L’analisi può basarsi su dati fondamentali, tecnici o su notizie di mercato.
- Prestito delle azioni da un broker: per vendere allo scoperto, il trader deve prendere in prestito le azioni da un broker o da un altro investitore. Questa operazione prevede il pagamento di una commissione o di un tasso di interesse, noto come cost of borrow.
- Vendita delle azioni sul mercato: una volta ottenute in prestito, le azioni vengono vendute immediatamente sul mercato al prezzo corrente.
- Monitoraggio del prezzo del titolo: il trader osserva l’andamento del titolo: se il prezzo scende, può chiudere la posizione ricomprando le azioni a un prezzo inferiore, ottenendo un profitto.
- Riacquisto delle azioni e chiusura della posizione: per chiudere la posizione, il trader deve ricomprare le azioni e restituirle al prestatore. Se il prezzo è sceso rispetto a quando sono state vendute, realizza un guadagno; al contrario, se il prezzo è aumentato, subisce una perdita.
Ad esempio, supponiamo che un investitore preveda una diminuzione del prezzo delle azioni della società XYZ, attualmente quotate a 100 euro per azione. L’investitore prende in prestito 10 azioni e le vende sul mercato, ottenendo 1.000 euro. Successivamente, il prezzo delle azioni scende a 80 euro per azione. L’investitore riacquista le 10 azioni per 800 euro, le restituisce al prestatore e realizza un profitto di 200 euro (1.000 euro - 800 euro), al netto di eventuali costi associati al prestito.
È importante notare che la vendita allo scoperto comporta rischi significativi. A differenza di una posizione «long», in cui la perdita massima è limitata all’importo investito, in una posizione «short» le perdite potenziali sono teoricamente illimitate, poiché non esiste un limite massimo al prezzo che un titolo può raggiungere.
Inoltre, se un titolo venduto allo scoperto viene coinvolto in operazioni speculative o in eventi positivi inattesi, il suo prezzo potrebbe aumentare rapidamente, costringendo i trader a chiudere le posizioni in perdita. Un esempio emblematico è il caso di GameStop nel 2021, quando un’ondata di acquisti da parte di investitori retail ha fatto schizzare il prezzo delle azioni, causando perdite miliardarie per gli hedge fund che avevano posizioni short. Ma ci torneremo nel dettaglio più avanti.
Lo short selling è legale oggi?
Attualmente, la vendita allo scoperto è legale nella maggior parte dei mercati finanziari globali, ma è soggetta a regolamentazioni stringenti per evitare manipolazioni di mercato e instabilità.
- Stati Uniti: regolata dalla Securities and Exchange Commission (SEC), prevede limiti come la Regola dell’uptick, che impedisce di vendere allo scoperto un titolo se il prezzo è in forte ribasso.
- Unione Europea: supervisionata dall’ESMA (European Securities and Markets Authority), con obbligo di segnalazione per le posizioni short superiori allo 0,1% del capitale sociale di una società.
- Italia: la Consob può imporre restrizioni temporanee alla vendita allo scoperto nei periodi di elevata volatilità.
- Asia: Paesi come la Cina e la Corea del Sud hanno restrizioni più severe, mentre Giappone e Hong Kong adottano regole simili a quelle occidentali.
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Perché vendere allo scoperto e quando farlo
Come detto in precedenza, gli investitori mantengono posizioni «lunghe» nell’aspettativa che lo strumento in questione aumenterà di valore in futuro. L’opposto di una posizione «lunga» è una posizione «corta», in cui gli investitori ritengono che il prezzo del titolo diminuirà di valore. Ovviamente, nel caso in cui le analisi non si rivelino appropriate e il mercato si muova a sfavore, l’investitore registrerà una perdita.
Intuitivamente, numerosi investitori possono pensare a un bullish market, ossia un mercato in crescita, come più ricco di opportunità, in quanto tale concetto viene associato nel lungo termine a un’espansione globale del mercato stesso. Tuttavia, in realtà è anche possibile approfittare del bearish market, ossia del mercato in discesa, e conseguire profitti in situazioni di instabilità di mercato. Ricorda sempre che il mercato può muoversi anche contro di te, mettendo a rischio il tuo capitale.
Dunque, la scelta di andare long o short dipende dalle analisi di ciascun trader e dai movimenti che si ritiene compirà il mercato. Alcuni investitori preferiscono concentrarsi sull’analisi tecnica, dunque principalmente sull’andamento del prezzo, sul grafico, sui modelli e sulle formazioni individuabili; mentre altri preferiscono ricorrere all’analisi fondamentale, focalizzandosi sugli indicatori macroeconomici e gli eventi politici che potrebbero avere un impatto sull’andamento di uno strumento.
Queste due strategie di analisi non sono mutualmente esclusive: esse possono essere utilizzate in modo complementare, combinando vari strumenti di analisi di price action, trend e pattern, con elementi fondamentali quali rilasci e notizie economico-politici.
Inoltre, ovviamente, lo stesso investitore può ritrovarsi a prendere posizioni long e short su diversi strumenti nello stesso momento, o comprare e vendere lo stesso strumento in momenti diversi.
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I rischi di una vendita allo scoperto
Lo short selling comporta una serie di rischi che, come abbiamo visto, possono risultare significativi. Pertanto, gli investitori devono considerare attentamente le analisi di mercato e le proiezioni autorevoli prima di intraprendere questa strategia.
Riassumendo, potremmo elencare i principali rischi del vendere allo scoperto in quattro punti cardine:
- a differenza dell’acquisto di azioni, dove la perdita massima è limitata al capitale investito (se il prezzo delle azioni scende a zero), nel short selling le perdite possono essere teoricamente illimitate. Questo perché il prezzo di un’azione può aumentare indefinitamente, esponendo l’investitore a perdite crescenti;
- quando il prezzo delle azioni vendute allo scoperto aumenta, l’investitore potrebbe ricevere una chiamata di margine dal broker, chiedendo di depositare fondi aggiuntivi per coprire le perdite potenziali. Se l’investitore non è in grado di soddisfare la richiesta di margine, il broker può chiudere la posizione, realizzando una perdita;
- gli investitori che vendono allo scoperto devono pagare una commissione per prendere in prestito le azioni. Se il titolo venduto allo scoperto è difficile da trovare o molto richiesto per il prestito, il costo del prestito può aumentare, riducendo i profitti dell’investitore o aumentando le perdite;
- infine, le azioni possono essere soggette a movimenti di prezzo improvvisi e imprevedibili dovuti a notizie, risultati finanziari, cambiamenti nelle condizioni di mercato o altre variabili. Tali movimenti possono causare perdite significative per gli investitori che vendono allo scoperto.
Il caso GameStop e lo short selling: una lezione di finanza moderna
Il caso GameStop è uno degli eventi più emblematici della storia recente dei mercati finanziari, che ha messo in luce i rischi dello short selling e il potere della finanza decentralizzata. Tutto è iniziato nel 2021, quando alcuni hedge fund, come Melvin Capital, avevano venduto allo scoperto grandi quantità di azioni di GameStop (GME), una catena di negozi di videogiochi considerata in declino a causa del passaggio ai contenuti digitali. Gli investitori istituzionali erano convinti che il prezzo delle azioni sarebbe sceso ulteriormente, permettendo loro di trarre profitto dalla differenza.
Tuttavia, un gruppo di piccoli investitori, organizzatisi su piattaforme come Reddit (in particolare il subreddit r/WallStreetBets), si accorse dell’elevato livello di short interest su GameStop, con oltre il 140% delle azioni disponibili vendute allo scoperto. Ritenendo che i fondi avessero sottovalutato l’azienda e approfittato della situazione, avviarono una campagna di acquisto coordinata, facendo salire vertiginosamente il prezzo del titolo da pochi dollari a oltre 400 dollari in poche settimane.
Questo aumento inaspettato innescò un fenomeno chiamato short squeeze: gli short seller, costretti a ricomprare le azioni a prezzi sempre più elevati per chiudere le loro posizioni e limitare le perdite, alimentarono ulteriormente la crescita del titolo. Melvin Capital subì perdite miliardarie e fu costretto a ricevere un’iniezione di capitale per sopravvivere.
L’evento sollevò interrogativi sull’etica delle vendite allo scoperto, sulla regolamentazione dei mercati e sul potere dei piccoli investitori rispetto ai grandi fondi. La SEC intervenne per indagare, mentre broker come Robinhood limitarono temporaneamente l’acquisto di azioni GME, scatenando accuse di manipolazione. Il caso GameStop ha dimostrato come lo short selling, sebbene legale, possa diventare estremamente rischioso e come le dinamiche di mercato possano essere influenzate da nuovi attori grazie ai social media e alle piattaforme di trading accessibili a tutti.
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