Versamenti in contanti, ecco come evitare problemi con il Fisco

Patrizia Del Pidio

22 Febbraio 2025 - 11:15

Per evitare di avere problemi con il Fisco è bene fare molta attenzione ai versamenti in contanti che si effettuano. Vediamo cosa controlla l’Agenzia delle Entrate e che prove servono.

Versamenti in contanti, ecco come evitare problemi con il Fisco

Versamenti in contanti, come evitare che il Fisco possa effettuare controlli? L’Agenzia delle Entrate non controlla solo quello che viene prelevato da un conto corrente, ma tiene sotto attenta osservazione anche i versamenti in contanti che si effettuano visto che potrebbero far presumere che nascondano del reddito non dichiarato.

Quando si effettuano versamenti sul conto correnti, quindi, si deve sempre pensare che è necessario avere un giustificativo per dimostrare che non si tratti di soldi ricevuti, magari, per aver lavorato in nero. Proprio per questo motivo ogni volta che si effettuano operazioni sul conto corrente bisogna prestare attenzione non soltanto alle regole che impone la normativa, ma anche a quelle che potrebbero essere le presunzioni del Fisco da cui, poi, ci si dovrebbe difendere.

Versamenti in contanti e Fisco

Il Fisco applica nelle operazioni bancarie la presunzione legale, ovvero ipotesi a cui si risale con ragionamento logico-deduttivo e permettono di arrivare da un fatto noto (il versamento effettuato) a uno ignoto (reddito non dichiarato/lavoro nero). Sul conto corrente la presunzione legale bancaria prevede il controllo del Fisco che può arrivare a tassare sia prelievi che versamenti.

Quando versi sul conto corrente soldi che in nessun modo si può presumere che provengano da quelli indicati nella dichiarazione dei redditi, per il Fisco possono essere non dichiarati e possono, quindi, nascondere lavoro in nero.

Se un contribuente dichiara in un anno 15.000 euro di redditi è poco probabile, se non ha altre fonti di reddito nascoste al Fisco, che riesca a versare 10.000 euro sul conto corrente (anche se con diverse operazioni ricorrenti e di importo più modesto). E a questo punto il Fisco bussa alla porta di chi ha effettuato il versamento sospetto per chiedere di dimostrare che non si tratti di redditi non dichiarati.

La prova deve essere portata da chi fa il versamento

L’Agenzia delle Entrate presume, poi il contribuente può provare il contrario, ma deve fornire una prova concreta per dimostrare che i soldi versati sono già stati tassati o non sono soggetti a tassazione (come nel caso di una regalia). Inutile, poi, giustificarsi affermando che il versamento è stato effettuato con il frutto di risparmi, di regali o di una vincita perché per superare la presunzione è necessario fornire prove documentali dettagliate e precise.

Dei soldi versati si deve ricostruire la storia con prove certe. Si tratta di un regalo? Allora bisogna avere un documento (anche una scrittura privata va bene) che lo dimostri o traccia della transazione con cui è stato effettuato il regalo. Se si tratta di una vincita è bene conservare una copia del biglietto o lo scontrino vincente o la ricevuta di chi ha pagato la vincita. Se si tratta di un prestito, anche in questo caso, o la tracciatura della transazione o un contratto di prestito che evidenzi una data certa. Se i soldi provengono dalla vendita di un oggetto usato va bene una copia dell’annuncio online o dell’assegno o bonifico con cui è stato pagato.

Ogni operazione, se effettuata con mezzi di pagamento tracciabili, richiede meno sforzo per essere documentata: un bonifico di un parente con causale “Prestito” non può far presumere che si tratti di un pagamento per lavoro nero (a meno che non si tratta di bonifici ricorrenti di importi simili).

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