Vincolo di mandato o divieto mandato imperativo: cos’è e significato

Isabella Policarpio

20/11/2020

Divieto di mandato imperativo vuol dire che i parlamentari possono cambiare partito dopo essere stati eletti. Spieghiamo perché in Italia è vietato il vincolo di mandato.

Vincolo di mandato o divieto mandato imperativo: cos’è e significato

Ogni volta che un deputato o senatore passa ad un altro partito o gruppo parlamentare, si torna a parlare di “vincolo di mandato” e “divieto di mandato imperativo”, concetti di cui non tutti conoscono il significato.

Il divieto di mandato imperativo consente ai parlamenti di cambiare idea nel corso della legislatura, passando - se vogliono - da un partito all’altro. Secondo alcuni, però, sarebbe giusto introdurre il vincolo di mandato per eliminare molti episodi di “opportunismo politico” e passaggi studiati a tavolino.

Vincolo di mandato/divieto di mandato imperativo: che significa?

In Italia, e in tutti i Paesi democratici, non è previsto il vincolo di mandato: vuol dire che nessun deputato o senatore è vincolato al partito di appartenenza nel momento in cui è stato votato ed eletto.

Il divieto di mandato imperativo (cioè obbligatorio e vincolante) è stato abolito a partire dalla Rivoluzione francese, quando si è affermato il principio secondo il quale ogni persona eletta rappresenta l’intera Nazione e non un singolo partito, movimento o gruppo parlamentare. In altre parole, nessuno è legato alle idee del partito di origine e può aderire a nuovi principi, gruppi politici e partiti.

Invece il vincolo di mandato, ovvero l’obbligo di aderire al partito di elezione per l’intera legislatura, ad oggi esiste soltanto in Portogallo, a Panama, in Bangladesh, India e Nicaragua.

Divieto di mandato imperativo: l’articolo 67 della Costituzione

In Italia il principio che vieta il mandato imperativo è sancito dalla Costituzione all’articolo 67:

“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.”


Questo articolo fu scritto e concepito per assicurare la libertà di pensiero e di espressione (anch’essa garantita dalla Costituzione) di deputati e senatori i quali non hanno vincoli nei confronti del partito, del programma elettorale e degli elettori che li hanno votati.
L’unico vincolo - se così si può chiamare - tra parlamentari e cittadini che li hanno votati ha natura di responsabilità politica e non è giuridicamente rilevante.

Vincolo di mandato per Comuni e Regioni

Il divieto di mandato imperativo non vale solamente per la Camera dei deputati e per il Senato, al contrario si estende anche alle diramazioni degli enti locali, quindi Consigli comunali e regionali. Dunque, negli enti locali si applicano le stesse regole che valgono per il Parlamento: i consiglieri comunali/regionali possono cambiare gruppo o partito a loro piacimento, senza incorrere in nessuna sanzione o penalità.
Infatti il divieto di vincolo di mandato è pienamente compatibile con il dettato dell’articolo 97 della Costituzione, dove vengono sanciti i principi del buon andamento e dell’imparzialità della pubblica amministrazione.

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