Theresa May ha rimandato il voto sulla Brexit a gennaio 2019. Caos a Londra
Il voto sulla Brexit è stato rimandato.
La decisione è stata ufficializzata ieri da Theresa May che così facendo ha sollevato una nuova ondata di proteste. Prima fra tutte quella dei laburisti che con Jeremy Corbyn in testa hanno lanciato una nuova mozione di sfiducia contro il primo ministro britannico.
Immediata la risposta della diretta interessata che ha accusato il suo oppositore di voler provocare una crisi nazionale.
Voto Brexit rimandato: le prossime tappe
Lunedì 7 gennaio inizierà il dibattito che aprirà le porte al voto sulla Brexit a partire dal 14 gennaio.
Prima della fine dell’anno, insomma, non vi saranno novità. Il testo non passerà in Parlamento e verrà analizzato soltanto con l’arrivo del 2019. Quella del 14 gennaio sarà l’ultima settimana utile per garantire al Regno Unito e all’Unione europea un accordo di divorzio che, secondo il calendario dei lavori, dovrà arrivare entro e non oltre il 21 gennaio.
Da quel momento in poi Londra avrà tutto il tempo per adeguarsi a quanto deciso e per prepararsi all’eventualità di un no deal. Proprio con riferimento a questo scenario il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond ha confermato lo stanziamento di ulteriori 2 miliardi di sterline (da aggiungere ai 4,2 miliardi già concessi dal giugno 2016 ad oggi).
Non è chiaro al momento se l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea avverrà con o senza accordo o se addirittura ci sarà un nuovo referendum. Quel che è certo, ad oggi, è che a prescindere dalle modalità, dalle discussioni e dalle divergenze di opinione, la Brexit diverrà effettiva il 29 marzo del 2019.
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