Wall Street: fine delle corsa? Qualche indizio dai verbali Fed

Tommaso Scarpellini

23/02/2023

La borsa USA ha intrapreso un nuovo percorso ribassista. Cosa si denota dai verbali della Fed e quanto potrà durare questo ritracciamento?

Wall Street: fine delle corsa? Qualche indizio dai verbali Fed

Dopo l’incredibile ripartenza della borsa statunitense iniziata con lo scoccare del 2023, i problemi macroeconomici e geopolitici del continente a stelle e strisce sembravano ormai esauriti. Le ultime sessioni di borsa però hanno riportato i piedi a terra agli investitori più euforici. Rispetto ai massimi, l’S&P500 ha perso quasi il 5% in maniera abbastanza repentina.

Perché il mercato borsistico USA sta ritracciando?

Ad aver innescato questo ritracciamento sono stati probabilmente i dati legati all’inflazione comunicati recentemente, con un IPC posto sulla soglia del 6,4%. A contribuire potrebbero essere state anche le nuove turbolenze geopolitiche e commerciali intercorrenti con la Cina e le complicazioni legate alla guerra in Ucraina. Allo stesso modo, i tanto attesi verbali della Fed non sembrano dare particolari indicazioni riguardo la situazione macroeconomica attuale in quanto fanno riferimento a considerazioni legate a un contesto ormai vecchio di tre settimane. Dalle minute del FOMC si denota uno scenario tendenzialmente positivo, con un terminal rate indicativamente posto oltre 5%, un avvicinamento rispetto le aspettative del mercato. Allo stesso modo quasi tutti i funzionari della Fed hanno concordato di rallentare il ritmo degli aumenti dei tassi di interesse a un quarto di punto percentuale ma è chiaro che la Fed è determinata a continuare con la sua campagna di rialzo dei tassi.

Verbali Fed: cosa spaventa gli analisti?

L’immagine resta quella di una banca centrale con una politica monetaria prettamente attaccata ai dati macroeconomici: in sintesi, se l’inflazione non continua a scendere, i funzionari si sono mostrati sicuri nell’aumentare il tasso dei fondi Fed. I partecipanti hanno dichiarato che l’obiettivo della banca centrale resta il raggiungimento del 2% d’inflazione. Se sarà necessario mantenere una posizione politica restrittiva, la Fed quindi proseguirà in questa direzione anche se richiederà molto più tempo.

Ciò che preoccupa è infatti un appesantimento della politica monetaria della banca centrale alla luce dell’evidenza del fatto che l’inflazione si stia mostrando una variabile più complessa da abbattere del previsto. Il mercato sembra aver già iniziato a reagire negativamente scontando aspettative ribassiste sui mercati azionari. Questo pare giustificato dal fatto che i rendimenti obbligazionari sono in aumento, il valore del dollaro rispetto gli altri cross è in crescita, gli spread creditizi sono più elevati del previsto e i prezzi delle materie prime stanno salendo. Anche i titoli value sembrano aver iniziato a performare meglio rispetto ai titoli growth, denotando un certo timore riguardo l’andamento degli asset più speculativi.

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