Per Morgan Stanley il rischio di una recessione è aumentato in modo sostanziale e le azioni potrebbero scendere di un altro 15%.
Wall Street sta tentando con tutte le sue forze di reagire alle pressioni dei venditori, ma per gli esperti di Morgan Stanley si tratta del classico «dead cat bounce», il rimbalzo del gatto morto, in altre parole di una reazione tecnica all’interno di una fase ribassista.
Wall Street: per gli analisti è a rischio recessione
In una lettera ai propri clienti, la banca d’affari americana ha spiegato che le azioni non hanno ancora toccato il fondo del mercato ribassista. Dai livelli attuali l’indice S&P 500 potrebbe scendere di un altro 15% arrivando a quota 3.400 dagli attuali 4.000 circa.
«Con le valutazioni diventate più appetibili, i mercati azionari così in stato di oversold e i tassi che dovrebbero stabilizzarsi al di sotto del 3%, le azioni sembrano aver iniziato un nuovo rally significativo da mercato orso», scrive Michael Wilson Cio di Morgan Stanley.
Di recente altre banche d’affari hanno espresso la propria preoccupazione per una recessione in arrivo: l’ex Ceo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, ha affermato che l’attuale rischio di recessione è «molto, molto alto» e secondo Deutsche Bank l’economia statunitense verrà colpita da una «grande» recessione entro il prossimo anno. UBS Investment si aspetta un’ulteriore correzione del mercato in risposta all’aumento dei tassi di interesse e a un allargamento degli spread creditizi, indicando a 3.600 il target dell’S&P 500.
Perché Wall Street scende?
In primo luogo, gli esperti della banca d’investimento puntano il dito contro la politica monetaria della Fed: l’aumento dei tassi di interesse è tra le prime cause del calo della performance dei titoli di Wall Street. Ma già a fine 2021 un report di Morgan Stanley anticipava un ribasso del 20% delle quotazioni facendo notare che il rapporto prezzo/utili (P/E) dell’S&P 500 era a 21,5X, un livello ora crollato a circa 20X.
In secondo luogo, inflazione e i blocchi alla catena di approvvigionamento hanno raffreddato la crescita economica.
«La conclusione è che questo mercato ribassista non finirà fino a quando le valutazioni non scenderanno a livelli (14-15X) che scontano un taglio agli utili», ha sottolineato Wilson.
Wall Street in mercato orso
L’S&P 500 ha terminato venerdì la sesta settimana consecutiva in rosso. Un periodo di ribasso così prolungato non si vedeva dal 2011. Da inizio anno l’indice benchmark sta perdendo il 15,9% avvicinandosi pericolosamente alla soglia critica del 20% che definisce un mercato orso.
L’indice Nasdaq Composite è già scivolato in bear market, avendo perso il 25,45% da inizio anno e il 26,75% dai record di novembre 2021.
Il Dow Jones è in calo dell’11% da inizio anno ma ha appena concluso la settima settimana consecutiva di ribasso, la serie negativa più lunga dal 2001.
I prossimi giorni saranno cruciali per l’S&P 500. La reazione messa a segno venerdì è ancora troppo esigua per riportare fiducia negli acquisti: le quotazioni dovranno stabilizzarsi al di sopra degli ex supporti a 4.040-4.060 per poter accumulare le energie necessarie per risalire la china verso area 4.150 ed eventualmente fino a 4.300. Discese sotto i 3900 punti, base del canale che contiene le oscillazioni dai record di inizio anno, infliggerebbero un duro colpo all’indice che potrebbe accelerare al ribasso in direzione di quota 3.600 raggiungendo i target calcolati negli scenari più cupi delle banche d’affari.
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