Il produttore statunitense ritenuto colpevole di aggressione sessuale e rapporto non consensuale
23 anni di prigione. È questa la sentenza a carico di Harvey Weinstein, pronunciata poche ore fa a New York dal giudice James Burke. Il produttore statunitense è stato ritenuto colpevole di violenza sessuale su una donna e di aggressione sessuale ai danni di un’altra.
Si tratta di una delle pene più pesanti tra quelle che l’ex numero uno di Miramax avrebbe potuto ricevere visti i capi d’accusa, dopo il giudizio di colpevolezza dello scorso 24 febbraio.
I legali puntavano alla pena minima di 5 anni, ma - come riferisce il New York Times - il giudice della Corte suprema ha tenuto conto degli argomenti presentati dai pubblici ministeri, che spingevano verso una condanna severa.
Questo sta a significare che il produttore, al momento 67enne e in condizioni di salute precarie, potrebbe passare il resto della vita in prigione.
Poco prima della condanna Weinstein, su una sedia a rotelle, ha riferito alla Corte di provare rimorso, ma di essere allo stesso tempo “totalmente confuso” rispetto quanto accaduto.
Weinstein condannato a 23 anni di carcere
La condanna segna un precedente storico per il cosiddetto movimento #MeToo, nato proprio in risposta alle accuse di aggressioni sessuali perpetrate, lungo decenni, da Weinstein.
Solo sulla base di due episodi specifici si è però articolato il processo e la condanna odierna: Miriam Haley ha testimoniato il fatto che Weinstein l’abbia forzata a del sesso orale nel 2006, episodio che - ha dichiarato - è stato in grado di “distruggere la mia vita”:
“Ha violato la mia fiducia, il mio corpo e i miei diritti personali, negando secoli di progressi sessuali”,
ha dichiarato in aula.
Prima della condanna, Weinstein ha riferito alla corte di aver sempre ritenuto come consensuali i rapporti intimi avuti con le due donne, ma non ha negato il rimorso per quanto causato e il suo tentativo di “essere una persona migliore”.
Il giudice Burke ha condannato il produttore a 20 anni per l’aggressione sessuale a Miriam Haley e a 3 anni per lo stupro di Jessica Mann, aspirante attrice che ha testimoniato di esserse stata costretta ad avere un rapporto in un hotel di Manhattan nel 2013.
L’avvocato di Weinstein, Donna Rotunno, ha dichiarato prima della sentenza che l’eccessiva copertura mediatica del caso ha reso impossibile l’equità del processo.
Ha poi esortato il giudice a tenere conto delle precarie condizioni di salute del suo assistito, dichiarando che una condanna pesante varrebbe come “una condanna a morte di fatto”.
Testimonianze di abusi e situazioni al limite riguardanti Weinstein si sono susseguite per quasi dieci anni, fin dai picchi della carriera nella produzione cinematografica dell’uomo.
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