Il Donbass è una regione nota anche come bacino del Donec, visto che è attraversata dall’omonimo fiume che è un affluente del Don. Si tratta della zona più a Oriente dell’Ucraina che confina nella sua totalità con la Russia.
Molti degli abitanti sono russofoni, con una popolazione stimata di circa 7 milioni di abitanti anche se, dopo lo scoppio della guerra, ci sono stati oltre un milione di sfollati secondo le organizzazioni umanitarie.
Si tratta di un ricco bacino carbonifero, con i primi giacimenti che sono stati scoperti nel ‘700 favorendo così una rapida crescita industriale. Nonostante questo la situazione economica nella Regione non è delle migliori.
A seguito dell’annessione della Crimea da parte della Russia, anche nel Donbass sono scoppiate nell’aprile del 2014 delle proteste di gruppi filo-russi sostenuti da Mosca nelle due principali città: Luhans’k e Donec’k.
Ben presto sono state proclamate le due Repubbliche separatiste di Luhansk e del Donetsk, scatendando una reazione militare da parte dell’Ucraina: da quel momento la crisi nel Donbass si è trasformata in una guerra civile.
A maggio 2014 i separatisti hanno organizzato un referendum per chiedere l’annessione alla Russia: il risultato è stato netto con l’80% dei votanti che si è espresso per il Sì, ma l’esito del voto è stato riconosciuto solo da Mosca con gli osservatori internazionali che hanno denunciato diversi brogli.
Per cercare di fermare le ostilità nel settembre, sempre dello stesso anno, viene raggiunto un accordo trilaterale, firmato da Ucraina, Russia e Ocse, chiamato il Protocollo di Minsk visto che è stato siglato proprio nella capitale della Bielorussia.
In cambio del cessate il fuoco, l’accordo prevedeva una decentralizzazione del potere per garantire una maggiore autonomia e delle elezioni locali anticipate. L’intesa però è sempre rimasta solo sulla carta, tanto che la guerra nel Donbass non si è mai fermata e ora, dopo il riconoscimento dell’indipendenza da parte di Putin, potrebbe tragicamente allargarsi a tutta l’Ucraina.