Il 2024 è pieno di rischi, anche per l’Italia. Le previsioni FMI

Violetta Silvestri

10/10/2023

L’economia globale a rischio nel 2024, con una crescita vista rallentare dal FMI. Quali sono le minacce alla ripresa mondiale per il prossimo anno e perché il rilancio sarà debole. Anche in Italia.

Il 2024 è pieno di rischi, anche per l’Italia. Le previsioni FMI

Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il 2024 sarà caratterizzato da un allarme crescita che riflette una situazione ricca di insidie e di rischi.

La ripresa dell’economia mondiale è ancora lenta e le previsioni per il prossimo anno sono state tagliate per la Cina e per l’Eurozona, con l’Italia stessa che è vista frenare. Inoltre, l’inflazione core è stimata al livello target delle banche centrali non prima del 2025, mentre la disomogeneità della crescita nelle varie regioni del mondo aggiungerà rischi di destabilizzazione.

In un contesto globale assai complesso, con l’inattesa escalation i violenza in medio Oriente che si aggiunge alla guerra in Ucraina tutt’altro che risolta, diversi fattori quali la crisi immobiliare in Cina, la volatilità dei prezzi delle materie prime, la frammentazione geopolitica e un’inflazione troppo oscillante possono ancora provocare turbolenze.

Cosa prevede il FMI e perché il 2024 non sarà ancora l’anno della piena ripresa.

Allarme crescita nel 2024, chi avanza e chi frena per il FMI. e l’Italia?

Non c’è totale pessimismo sull’economia mondiale, ma neanche ottimismo se si valutano le stime del FMI per il prossimo anno.

Come si legge nel comunicato ufficiale delle stime di ottobre 2023, “la previsione di base è che la crescita globale rallenterà dal 3,5% nel 2022 al 3,0% nel 2023 e al 2,9% nel 2024, ben al di sotto della media storica (2000-2019) del 3,8%. Si prevede che le economie avanzate rallenteranno dal 2,6% nel 2022 all’1,5% nel 2023 e all’1,4% nel 2024 man mano che l’inasprimento delle politiche inizierà a farsi sentire.”

Il dettaglio è mostrato in questa grafica dello stesso Fondo Monetario Internazionale:

Proiezioni di crescita mondiale FMI Proiezioni di crescita mondiale FMI stime di ottobre 2023

Nello specifico, il FMI ha alzato le sue previsioni di crescita negli Stati Uniti, la più grande economia del mondo, di 0,3 punti percentuali, al 2,1%, per il 2023, e di 0,5 punti percentuali, all’1,5% per il prossimo anno, citando maggiori investimenti aziendali e consumi in crescita. Ciò rende gli Usa l’unica grande economia a superare le previsioni pre-pandemia.

In Cina, al contrario, si prevede che il Pil cresca del 5,0% nel 2023 e del 4,2% nel 2024, riflettendo rispettive revisioni al ribasso di 0,2 e 0,3 punti percentuali, principalmente a causa della crisi immobiliare del Paese e della debole domanda esterna.

Il FMI ha inoltre tagliato le sue stime di crescita per l’area euro allo 0,7% nel 2023 e all’1,2% nel 2024, in calo rispetto alle rispettive previsioni di luglio dello 0,9% e dell’1,5%.

Il Regno Unito, che come l’Eurozona è stato duramente colpito dallo shock dei prezzi elevati dell’energia, ha visto le sue previsioni di crescita aumentate di 0,1 punti percentuali allo 0,5% per il 2023, ma tagliate di 0,4 punti percentuali allo 0,6% per il 2024.

Si prevede che il Giappone registrerà una crescita del 2,0% nel 2023, una revisione al rialzo di 0,6 punti percentuali, sostenuta dalla domanda repressa, da un’impennata del turismo in entrata, dalla sua politica monetaria accomodante e da una ripresa delle esportazioni automobilistiche.

E l’Italia? Le stime del FMI sono al ribasso, con un +0,7% per il 2023 e per il 2024. Si prevede che la Germania sarà particolarmente debole, con un Pil a -0,5% quest’anno prima di aumentare solo dello 0,9% nel 2024.

Tutti i rischi economici globali

In sintesi, il capo economista del Fondo monetario internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas, ha dichiarato che l’economia globale continua a riprendersi dalla pandemia di Covid-19, dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla crisi energetica dello scorso anno, ma i trend di crescita sono sempre più divergenti in tutto il mondo e le prospettive nel medio termine sono di una mediocre ripresa.

Una crescita più forte è frenata dall’impatto persistente della pandemia, dalla guerra della Russia in Ucraina e dalla crescente frammentazione, insieme all’aumento dei tassi di interesse, agli eventi meteorologici estremi e alla riduzione del sostegno fiscale, ha affermato il Fondo Monetario Internazionale. Ancora è troppo presto, invece, per capire se ci saranno turbolenze a causa del conflitto in Medio Oriente.

In generale, vediamo un’economia globale che zoppica e non è ancora del tutto scattante. C’è incertezza. C’è frammentazione geoeconomica, bassa crescita della produttività e bassa demografia. Se si mettono insieme tutte queste cose si ottiene un rallentamento della crescita a medio termine”, secondo il FMI.

Sul fronte inflazione, a preoccupare è soprattutto l’indice core, che esclude i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, poiché sta scendendo più gradualmente e dovrebbe calare al 6,3% nel 2023, dal 6,4% nel 2022, e al 5,3% nel 2024, dati i mercati del lavoro ancora tesi e i servizi più vischiosi del previsto.

Per questo, “la politica monetaria deve rimanere restrittiva nella maggior parte dei paesi finché l’inflazione non scenderà durevolmente verso gli obiettivi”, ha detto Pierre-Olivier Gourinchas.

Il fondo prevede anche una crescita degli scambi commerciali dello 0,9% quest’anno, in calo rispetto al 2% previsto a luglio e rispetto a una media del 4,9% nei due decenni precedenti la pandemia. Ciò riflette lo spostamento verso i servizi nazionali, gli effetti ritardati dell’apprezzamento del dollaro, che rallenta il commercio a causa della diffusa fatturazione dei prodotti in dollari, e l’aumento delle barriere commerciali.

Massima allerta, infine, per l’andamento dei mercati delle materie prime, così vulnerabili ma cruciali: “ulteriori interruzioni nel commercio delle materie prime potrebbero influenzare i prezzi delle materie prime, l’attività economica e la transizione energetica”.

La volatilità dei prezzi di minerali e altre commodities energetiche e non solo è una minaccia grave, soprattutto ora che si assiste a una forte frammentazione geopolitica. Per i Paesi a basso reddito e dipendenti dalle importazioni di materie prime agricole ed energetiche, un balzo dei prezzi sarebbe letale. Eventi atmosferici avversi e violenti, oltre che ad atteggiamenti protezionistici e a nuovi equilibri tra potenze in nome della rivalità, stanno innescando questi rischi.

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