Crollo a Wall Street, perché è fuga dalle azioni? Il commentatore finanziario Cramer offre 6 motivi per spiegare l’avversione al rischio del momento.
Perché gli investitori fuggono dalle azioni e Wall Street (come altri mercati) crollano? La domanda è tra le più pertinenti considerando il nervosismo dei trader e l’avversione al rischio delle ultime settimane.
Gli investitori hanno reagito innanzitutto al segnale della Federal Reserve che intende mantenere i tassi di interesse più alti per un periodo più lungo. Questi livelli elevati potrebbero esercitare pressione sulle azioni.
L’S&P 500 e il Nasdaq Composite, ad alto contenuto tecnologico, sono scesi rispettivamente del 2,7% e del 3,5% questa settimana e sono sulla buona strada per la loro peggiore performance settimanale da marzo. Nel frattempo il Dow blue-chip è sceso dell′1,6%. E i rendimenti obbligazionari sono schizzati alla notizia di minori tagli ai tassi previsti dalla Fed.
Come spiegare questo crollo azionario e la scarsa propensione al rischio del momento? Non c’è solo la Federal Reserve nel mirino degli investitori secondo Jim Cramer, commentatore finanziario di Cnbc. Nella sua analisi compaiono ben 6 motivi all’origine del sell-off azionario.
1. Tassi di interesse più alti
Cramer afferma che la valutazione sui tassi di interesse può essere un buon motivo per vendere azioni.
Se gli investitori ritengono che l’inflazione stia scendendo man mano che il costo del denaro sale, potrebbero voler vendere azioni ed entrare invece nel mercato obbligazionario, acquistando titoli del Tesoro a lungo termine per ottenere un rendimento privo di rischi.
2. Federal Reserve poco chiara?
Gli investitori potrebbero sentirsi cauti sulle azioni perché la Fed è stata così chiara, ha detto Cramer. Tali paure, però, non costituiscono un motivo per vendere secondo l’esperto. Cramer ha incoraggiato gli investitori ad acquistare azioni che si comportano bene in termini di inflazione e a venderle una volta che l’inflazione si attenua.
3. Debolezza macroeconomica
I venti contrari di tipo macroeconomico rappresentano un rischio aggiuntivo per le aziende che cercano di concludere accordi e di aumentare i profitti. La recessione o un indebolimento dell’attività di servizi e industria sono sempre dietro l’angolo, aggravati da tensioni commerciali che non supportano la ripresa.
Secondo Cramer, però, se è vero che le azioni scenderanno per compensare questa debolezza, una volta scontata, ci sarà un ritorno alla normalità.
4. Scioperi Usa
Cramer ha osservato che Wall Street potrebbe temere un potenziale effetto a catena causato dallo sciopero della United Auto Workers, ma non crede che ciò accadrà perché la maggior parte dei lavoratori americani non appartiene ai sindacati.
5. Clima politico teso, si va verso lo shutdown?
Cramer ha riconosciuto che i partiti democratico e repubblicano hanno una relazione davvero “folle e tossica”. L’ultimo riferimento è alle distanze tra i due partiti politici sull’approvazione del bilancio federale, senza il quale gli Usa possono restare in stallo e cadere nella crisi dello shutdown (chiusura del governo).
I democratici intendono approvare nuove voci di spesa, come quella per gli aiuti all’Ucraina mentre i repubblicani accusano la Casa Bianca di operare per aumentare a dismisura il debito federale. C’è tempo fino al 30 settembre per un accordo. Altrimenti è stallo. E forse panico per i conti Usa.
6. Paura di rinunciare ai guadagni
Cramer ha detto che gli investitori potrebbero vendere azioni ora per assicurarsi i guadagni ottenuti all’inizio dell’anno. Ha affermato che questa tattica può avere senso per i gestori finanziari classificati su base annuale, ma non necessariamente per i singoli investitori.
Secondo Cramer, gli investitori che vendono per paura in realtà vanno incontro a una vendita a basso prezzo e a un acquisto a prezzo alto.
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