Lo afferma un nuovo studio, secondo cui l’innalzamento del livello del mare potrebbe rivelarsi un elemento ben più problematico di quanto messo in conto in precedenza
630 milioni di persone saranno a rischio alluvione entro il 2100. È la conclusione shock a cui è arrivato un recente studio, che vede nell’innalzamento del livello del mare un fattore ben più problematico di quanto stimato in precedenza.
Il rapporto, pubblicato martedì da Nature Communications, ha rivelato che entro la fine del secolo più del 10% della popolazione mondiale potrebbe trovarsi a vivere su terreni al di sotto dei livelli di alluvione previsti: un dato che triplica le stime precedenti.
Nel breve termine, lo studio ha evidenziato che 340 milioni di persone vivono attualmente su territori che saranno vulnerabili alle inondazioni nei prossimi 30 anni. Va specificato, tuttavia, che le cifre si basano su condizioni estreme, che mettono in conto un aumento delle emissioni di gas a effetto serra e includono lo scioglimento di una larga parte di ghiaccio antartico.
Restando invece su numeri più moderati riguardo l’innalzamento del livello del mare, si potrebbe arrivare a contare 150 milioni di persone potenzialmente colpite entro il 2050, e 360 milioni entro il 2100.
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630 milioni di persone a rischio alluvione entro il 2100
Sono stati Scott Kulp e Benjamin Strauss, dell’organizzazione scientifica New Jersey Climate Central, a condurre la ricerca e stilare il report.
Hanno evidenziato che le stime precedenti erano troppo ottimistiche, in quanto basate su dati che non esaminavano in maniera accurata altri fattori, come ad esempio la presenza di edifici alti in città densamente popolate.
Per dipingere un quadro più chiaro, Kulp e Strauss si sono basati sui dati LIDAR - Laser Imaging Detection and Ranging - tecnica di rilevamento che garantisce di definire la distanza di un oggetto o di una superficie tramite impulsi laser.
Partendo da un simile dato, hanno quindi creato un algoritmo che potrebbe estrapolare i risultati grazie ad altri calcoli e immagini satellitari:
“Questo modello incorpora 23 variabili, compresi gli indici di popolazione e vegetazione, ed è stato costruito sulla base dei dati di innalzamento ricavati dal LIDAR negli Stati Uniti”.
Secondo i ricercatori, più del 70% delle persone che si trovano in zone di pericolo sono localizzabili in otto Paesi asiatici: Cina, Bangladesh, India, Vietnam, Indonesia, Tailandia, Filippine e Giappone.
Lo studio ha inoltre evidenziato che sono almeno 110 milioni le persone a vivere già oggi in uno scenario di pericolo imminente, ma al momento solo poche città hanno preso provvedimenti per proteggersi dalle inondazioni:
“Argini e dighe proteggono le popolazioni in molti grandi delta, come ad esempio intorno a Shanghai, nei Paesi Bassi e a New Orleans, e in aree in rapido abbandono come parti di Giacarta e Tokyo, ma non sempre queste misure funzionano”.
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