Perché la nuova Via della Seta, accordo plurimiliardario per infrastrutture e commercio tra Italia e Cina, spaventa non poco Bruxelles e Stati Uniti.
Xi Jinping è a Roma. Il presidente cinese è in Italia da venerdì per ufficializzare la nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative - BRI) di Pechino. Il Belpaese sta per diventare il primo membro del G7 ad ufficializzare l’intesa con il dragone rosso.
Il fatto suscita non poche polemiche dal fonte dell’UE e degli Stati Uniti.
Il supporto dell’Italia al BRI, un progetto dalla vasta portata del valore di circa mille miliardi, ha fatto montare la polemica tra gli alleati storici del nostro Paese, soprattutto gli USA, in lotta con la Cina a livello commerciale da quando Donald Trump è alla guida del Paese.
Il Governo Lega-M5S sostiene apertamente l’accordo, un progetto sul commercio globale con l’obiettivo di connettere Asia, Medio Oriente, Africa e Europa attraverso dei collegamenti via porti, ferrovie, tunnel e altre infrastrutture. È attesa la firma di un memorandum d’intesa non vincolante (MoU) durante la visita del presidente cinese Xi Jinping in Italia.
Come sottolinea il Financial Times, in un momento storico in cui la coalizione alla guida del Governo italiano è in scontro con l’UE e dopo che Bruxelles è arrivata a definire la Cina un “rivale sistemico”, la visita di Xi Jinping a Roma mostra chiaramente le difficoltà dell’Unione Europea nell’avere e far seguire un fronte comune tra i Paesi membri nei confronti di Pechino.
Nuova Via della Seta, accordo Italia-Cina fa discutere
La cosiddetta “nuova Via della Seta”, programma ambizioso che unisce temi sia economici che diplomatici, a livello di politica internazionale è diventata un simbolo dello sforzo cinese di ampliare le politiche estere.
Il programma, nel quale rientrano enormi investimenti e lo sviluppo di nuove infrastrutture, solleva timori in tutto il mondo a causa dell’influenza e il controllo che potrebbe mettere in mano cinese su infrastrutture ritenute cruciali, ad esempio porti e telecomunicazioni.
A questi si aggiungono le preoccupazioni nate dai prestiti che Pechino sta concedendo a Paesi in via di sviluppo - secondo alcuni critici la Cina potrebbe essere già nella situazione di esercitare una sua influenza politica in qualità di creditore dei suddetti Paesi, al momento in stato di povertà.
Perché UE e USA temono l’accordo Italia-Cina
L’arrivo di Xi Jinping si colloca in un contesto assai delicato per i rapporti Cina-UE. Gli stati membri dell’Unione Europea non sono uniti nella strategia da adottare nei confronti di Pechino.
È attualmente in corso un summit UE sul tema del rapporto tra il blocco economico europeo e la Cina. In vista del vertice, il mese scorso la Commissione UE ha pubblicato un report che definiva la Cina un “rivale sistemico” e invitava Pechino a smettere di trattare le società europee in modo non equo.
L’UE vuole “affrontare pienamente gli effetti distorsivi della proprietà statale straniera” e “ottenere una relazione economica più equilibrata e reciproca”.
La Cina è il secondo partner commerciale più grande dell’UE dietro gli Stati Uniti. Il commercio di beni tra i due Paesi vale circa 1,1 miliardi al giorno, ma il saldo è in gran parte a favore della Cina.
Intanto, l’impegno di Xi nel lanciare un ampio programma di investimenti in Italia è visto da alcuni come una sfida diretta all’obiettivo di un’Europa unita.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, ritengono che la Cina - loro rivale numero uno sul fronte commerciale - stia usando l’Italia per rafforzare la sua influenza politica e strategica. Garrett Marquis, portavoce del gruppo di consiglieri per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, all’inizio di questo mese ha avvertito l’Italia di non dare legittimità al «vanitoso progetto infrastrutturale» della Cina e che così facendo potrebbe danneggiare la sua reputazione a livello globale.
Di base, gli Stati Uniti temono delle interferenze cinesi, possibili data la presenza di basi militari statunitensi in territorio italiano e la presenza dello sviluppo del 5G come innovazione per telecomunicazioni, un possibile cavallo di Troia per entrare nelle comunicazioni segrete degli USA.
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