Nagel al Financial Times: avanti con riforme e recovery plan, l’Italia deve diventare più attrattiva per gli investitori

Andrea Mercanti

28/01/2022

Tutte le nuove dichiarazioni dell’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, rilasciate al Financial Times. Le priorità per l’Italia e il Recovery Plan.

Nagel al Financial Times: avanti con riforme e recovery plan, l’Italia deve diventare più attrattiva per gli investitori

Per rimanere competitiva e attrarre nuovamente l’interesse di imprese e investitori internazionali l’Italia deve completare al più presto il piano di riforme strutturali annunciate in occasione della concessione del Recovery plan da parte della Commissione europea. Sono le parole di Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, rilasciate in un colloquio con il Financial Times. Si tratta in particolare delle riforme della concorrenza, della giustizia e della pubblica amministrazione.

Secondo il banchiere milanese «una priorità strategica per l’Italia è quella di spendere bene le risorse, evitando rischi di statalismo e favorendo un ecosistema a tutti gli effetti business friendly».

«Chiaramente, la migliore garanzia perché questo accada è che Mario Draghi rimanga in un ruolo istituzionale di primo piano per alcuni anni» ha sottolineato il manager.

Analizzando più da vicino le vicende di Piazza Affari, in particolare quelle che riguardano la partecipazione di Mediobanca in Generali, Nagel ha spiegato:

Per quanto riguarda Mediobanca, l’investimento in Generali dà un contributo apprezzabile ai nostri obiettivi finanziari e ha un rendimento nettamente superiore al nostro costo del capitale.

In merito alle tensioni sulla governance che in questo momento interessano alcune società italiane ha poi aggiunto: «Ci sono una serie di importanti decisioni imminenti che saranno un test per la maturità del capitalismo italiano. È di fondamentale importanza che l’Italia si metta al passo con le pratiche di governance auspicate dai mercati internazionali per rendere il paese più attraente per gli investimenti».

In effetti, se si prova a guardare i problemi domestici attraverso le lenti di un più ampio confronto con quanto avviene sui mercati internazionali la via sembra tracciata. Sulla lista del cda, per fare un esempio al centro delle polemiche portate avanti dai pattisti ribelli in Generali, i numeri parlano chiaro: 45 delle 50 società componenti l’indice Euro Stoxx 50, l’indice che riunisce le 50 società europee a maggior capitalizzazione, rinnovano i vertici tramite lista presentata dal cda uscente. Una constatazione puramente numerica che assume contorni ancora più chiari se si considera che 3 delle 5 società che ancora non adottano questa prassi sono italiane.

Alla luce di questi dati leggere le parole del leader di Mediobanca in controluce è semplice: in fatto di corporate governance l’Italia deve progredire in direzione delle best practice dei mercati internazionali se non vuole essere penalizzata dalle scelte degli investitori internazionali e Generali non fa eccezione.

La diversificazione vincente di Mediobanca

Nel lungo colloquio il quotidiano della City ricorda anche la trasformazione e l’innovazione avviata da Nagel in Mediobanca negli ultimi anni. Una strategia focalizzata sulla crescita del wealth management che ha giocato un ruolo importante nello spingere i ricavi al record di 2,6 miliardi di euro e la progressiva riduzione delle partecipazioni incrociate detenute da Piazzetta Cuccia.

Il Financial Times ricorda che si tratta di proventi che in passato venivano dalle partecipazioni e dal business generato con le famiglie imprenditoriali azioniste della banca e che oggi invece Mediobanca genera sul mercato grazie alla diversificazione del business in tre segmenti specializzati quali Corporate & Investment Banking, Wealth Management e Consumer banking. Un modello, quello impresso da Nagel a Mediobanca, che piace anche agli analisti che mantengono su Mediobanca raccomandazioni “BUY”.

Secondo Alberto Cordara di Bank of America, Mediobanca è una buona combinazione tra un bilancio a basso rischio, elevate prospettive di crescita e un’adeguata remunerazione degli azionisti (mix di dividendi e riacquisto di azioni). Della stessa opinione anche Azzurra Guelfi, analista di Citigroup secondo la quale «Mediobanca mostrerà una crescita dei ricavi più elevata rispetto ai competitor italiani, grazie a maggiori commissioni e a un margine di interesse più resiliente».

Insomma, la trasformazione del modello di business impressa da Alberto Nagel sta dando ottimi frutti. Quello che rimane di casa in Piazzetta Cuccia nonostante l’evoluzione del business è l’understatement del suo co- fondatore Enrico Cuccia e su questo Nagel non ha dubbi:

Sicuro che l’approccio sobrio di Mediobanca sia ancora la scelta migliore nel mondo odierno.

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