OPS MPS, Mediobanca dice ancora più NO. Nagel cita tassi BCE con dazi Trump

Laura Naka Antonelli

10/04/2025

Niente da fare, l’OPS di MPS su Mediobanca non piace ai vertici di Piazzetta Cuccia. Nagel dice ancora più no citando dazi Trump e tassi BCE.

OPS MPS, Mediobanca dice ancora più NO. Nagel cita tassi BCE con dazi Trump

No e ancora no, ora ancora di più: da Mediobanca nuova stoccata contro l’OPS con cui MPS-Monte dei Paschi di Siena l’ha messa nel mirino.

A rimarcare il no netto all’Offerta pubblica di scambio lanciata dal Monte alla fine di gennaio di quest’anno su Piazzetta Cuccia è stato nella giornata di ieri l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, che ha citato il contesto economico più improntato all’incertezza, a causa dei dazi reciproci annunciati dalla presidenza americana di Donald Trump.

L’imposizione di quelle tariffe (alcune delle quali sono state messe appena in pausa, come annunciato dallo stesso capo della Casa Bianca nella giornata di ieri) rende infatti più probabile un ciclo di tagli ai tassi di interesse dell’area euro da parte della BCE di Christine Lagarde più aggressivo, fattore che andrebbe ulteriormente a deprimere i margini netti di interesse di quelle banche italiane che tanto avevano tratto vantaggio dalle strette monetarie varate dalla Banca centrale europea negli anni 2022-2023. Tra queste, la stessa MPS.

OPS MPS su Mediobanca, Nagel dice ancora più NO. Il fattore dazi Trump su tassi BCE

Una operazione che dovesse vedere Mediobanca mettersi insieme con una banca commerciale ha delle evidenti controindicazioni, che noi abbiamo già evidenziato con il giudizio preliminare del CDA sull’operazione in corso”, ha affermato il CEO di Mediobanca, Alberto Nagel, spiegando come quelle controindicazioni si siano fatte oggi ancora più marcate. “ Controindicazioni che oggi, contrariamente a quanto rappresentato di recente, sono ancora più evidenti, perché siamo di fronte a uno scenario macroeconomico completamente diverso, che è incerto ma da cui sicuramente non arriva nulla di positivo”.

Il motivo del nuovo no di Nagel a MPS si sostanzia nelle previsioni di un peggioramento ulteriore delle condizioni macroeconomiche e, dunque, nell’area euro, nella possibilità che Christine Lagarde si attivi in misura più significativa per dare un sostegno al PIL del blocco, tagliando i tassi in misura più importante: “È infatti probabile che ci sia una recessione, che può essere anche accompagnata da un ribasso dei tassi ”.

E “la combinazione di questi due elementi ha un’incidenza negativa diretta, in particolare sulle banche commerciali poiché più esposte alle Sme e che più di altri hanno beneficiato dell’aumento dei tassi ”, ha avvertito il numero uno di Mediobanca Alberto Nagel, che già in passato aveva motivato il suo no all’OPS di MPS anche con il trend dei tassi di interesse stabilito dalla BCE.

L’AD ha parlato in un contesto in cui, di fatto, in vista della riunione di giovedì prossimo, aumentano sui mercati le scommesse su ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca centrale europea.

Con i dazi di Trump, si parla in generale anche della possibilità che le banche centrali annuncino eventualmente anche tagli ai tassi di emergenza.

Tornando al dossier MPS-Mediobanca, Nagel ha tenuto il punto:

“In questo quadro, stare concentrati su quello che facciamo, evitare operazioni che diluiscano il brand e i nostri risultati con operatori nettamente più deboli dal punto di vista del modello di business, della diversificazione dei ricavi e dell’asset quality, è sicuramente una raccomandazione nell’interesse della banca e dei suoi azionisti”.

Risiko MPS-Mediobanca, Nagel smentisce Lovaglio

Le parole di Nagel, che ha sempre risposto in modo convinto con un no all’OPS lanciata da MPS su Mediobanca, definendola “distruttiva di valore” , fanno da contraltare a quelle proferite nel corso di un’intervista rilasciata qualche giorno fa alla CNBC dal numero uno del Monte dei Paschi di Siena, l’amministratore delegato Luigi Lovaglio, che è tornato invece a sponsorizzare l’offerta e la necessità che le due banche italiane convolino a nozze.

Lovaglio ha riassunto il suo messaggio con la frase “Size matters”, ovvero “la dimensione conta:

La situazione (dei mercati) non avrà un impatto sul nostro deal”, ha detto il banchiere, facendo notare che, “al contrario, (la situazione in atto) conferma che la dimensione conta, conferma che esiste la necessità di attuare una diversificazione sui ricavi ”.

L’AD di MPS ha sottolineato tra l’altro che, se MPS e Mediobanca fossero già un’unica banca, sarebbero “più forti”, avendo la “capacità di reagire in modo più veloce al presentarsi di eventi inattesi e negativi come quelli dei dazi di Trump.

Non la pensa evidentemente così Nagel, che ha invece individuato proprio nel fattore Trump e nella possibile conseguenza di tassi più bassi da parte della BCE il motivo per rifiutare per l’ennesima volta l’OPS del Monte.

MPS e l’aumento di capitale per OPS Mediobanca, tre fondi USA dicono no

Occhio intanto alle ultime novità che riguardano la partita di risiko lanciata da MPS, che si avvia all’appuntamento cruciale dell’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi che si riunirà giovedì prossimo 17 aprile 2025 (che è anche il BCE Day, giorno in cui l’Eurotower annuncerà la decisione sui tassi).

In quell’occasione, nella parte straordinaria dell’assemblea, gli azionisti di MPS saranno chiamati a esprimersi sulla proposta stilata dal CDA di lanciare un aumento di capitale in una o più volte, in via scindibile, a servizio dell’offerta pubblica volontaria da parte di Banca Monte dei Paschi di Siena avente ad oggetto la totalità delle azioni ordinarie di Mediobanca - Banca di Credito Finanziario Società per Azioni.

Ieri, dalla documentazione pubblicata sui siti internet di entrambe le banche, si è appreso che tre fondi USA hanno annunciato la decisione di votare contro l’aumento di capitale.

I tre fondi USA sono New York City Controller, il fondo pensione americano Florida state board of administration, e il fondo Calvert.

Sempre in relazione all’OPS promossa su Mediobanca, MPS ha annunciato l’altro ieri 8 aprile 2025, di avere ricevuto alla BCE il via libera relativo alla computabilità quale capitale primario di classe 1 (CET 1), delle nuove azioni emesse e alle modifiche statutarie concernenti la delega al consiglio di amministrazione per l’aumento di capitale.

Le autorizzazioni della BCE, ha precisato il Monte dei Paschi, sono subordinate “all’approvazione di tali modifiche statutarie da parte dell’assemblea” degli azionisti della banca senese.

Oggi le azioni MPS-Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca segnano rialzi sostenuti sulla scia della sbornia di buy che è partita da Wall Street nella giornata di ieri e che ha contagiato l’azionario globale, con riflessi importanti sulle borse europee.

Il Ftse Mib balza di oltre il 6%, nel pieno della grande febbre che interessa i principali listini azionari mondiali - che ha visto la Borsa USA incassare guadagni a ritmi record dalla Seconda Guerra Mondiale - dopo essere salito fino a oltre +8%, con le azioni delle banche italiane, tartassate più volte nelle sedute precedenti, che mettono il turbo.

Iscriviti a Money.it