In molti pensano che l’alternanza scuola lavoro andrebbe abolita, specialmente dopo la morte di uno studente durante la formazione. Ecco i pro e i contro del progetto e perché andrebbe abolito.
Abolire o meno l’alternanza scuola-lavoro. È questo un quesito che non può più essere ignorato. La tragica morte dello studente Lorenzo Parelli sul luogo di lavoro, al suo ultimo giorno di formazione, getta luci e ombre sull’esperimento della “buona scuola” del governo Renzi, cominciato nel 2015 e mai archiviato.
Dall’inizio della pandemia, la scuola è sempre stata al centro dei riflettori, mostrando come anni di tagli abbiano contribuito a creare una scuola nella quale le aule sono spesso insufficienti, il personale è ridotto, e i programmi sono molte volte inadeguati; senza contare il mancato legame tra scuola, università e mondo del lavoro. Se per anni quindi il progetto della “buona scuola” è stato visto come occasione di crescita, la morte di Lorenzo Parelli non può non avere conseguenze. Ecco quindi i pro e i contro dell’alternanza scuola-lavoro e perché andrebbe abolita.
Alternanza scuola-lavoro: cosa è accaduto?
L’alternanza scuola-lavoro dovrebbe garantire un’occasione di crescita e orientamento nel mondo del lavoro, ma così non è stato per Lorenzo Parelli, il ragazzo di 18 anni, morto a Udine schiacciato da una trave di acciaio al suo ultimo giorno di stage, tra il Centro di Formazione Professionale che frequentava e l’azienda Burimec di Lauzacco.
Davanti a tale evento molte sono state le proteste e le critiche per questo esperimento, approvato dal Governo Renzi nel 2015, il quale prevedere un percorso obbligatorio, per gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole secondarie di secondo grado, facendo esperienze di stage che durino almeno 90 ore nei licei, 150 negli istituti tecnici e 210 negli istituti professionali.
Mentre c’è chi difende il progetto come un’opportunità di crescita per gli studenti, sono in molti a essere quindi contrari. Il ministro Bianchi, ad esmepio, ha sempre insistito molto su un potenziamento e un’integrazione ancora più forte tra scuola e aziende, e ha voluto commentare la morte di Lorenzo Parelli con una frase che ha lasciato in molti interdetti: “Il tirocinio dev’essere una esperienza di vita”. Come ha invece voluto sottolineare in un articolo Il Fatto Quotidiano, la morte di Parelli è avvenuta in un momento in cui “il sistema scolastico si è dimostrato chiaramente inadeguato ai bisogni elementari d’istruzione”.
Davanti a questi botta e risposta, alle molteplici proteste dei più giovani e non solo sui social network, è doveroso dover fare un bilancio dei pro e i contro dell’alternanza scuola-lavoro, in modo da poter avere una visione d’insieme più chiara.
Alternanza scuola-lavoro: quali sono i pro?
L’alternanza scuola-lavoro è stata accolta spesso come un’opportunità di crescita e formazione personale, ma quali sono veramente i pro? Ecco quali sono realmente i vantaggi di questa opportunità.
- Orientamento e sviluppo personale. Grazie all’alternanza scuola-lavoro gli studenti possono comprendere, fin da subito, se sono realmente interessati alle competenze che stanno apprendendo durante lo stage. In questo modo è possibile avere un primo orientamento nel mondo del lavoro, scartando a priori quelle cariche che si erano rivelate poco soddisfacenti.
- Formazione personale. Durante lo stage gli studenti possono non solo mettere in pratica quanto appreso durante gli anni di studio, ma possono senza dubbio arricchire il proprio bagaglio personale, acquisendo nuove skill, che un giorno potrebbero essere utili nel mondo del lavoro.
- Contatti con aziende. Lo stage inoltre potrebbe portare a eventuali contatti con aziende, che sono interessate ad aumentare il numero di lavoratori. In questo modo usciti dalle superiori, gli studenti avrebbero già una base di partenza.
Dopo aver visto quali sono i pro di una formazione in campo lavorativo, bisogna prima conoscere anche i contro per poter capire se l’alternanza scuola-lavoro sia un progetto realmente utile per gli studenti o meno.
Alternanza scuola-lavoro: i contro? Lo sfruttamento
In teoria l’alternanza scuola-lavoro dovrebbe esaltare e contribuire alla formazione lavorativa delle generazioni future, ma non è esattamente così. Sono molti i contro da mettere sul piatto della bilancia. Ciò che emerge sicuramente è che vi è un significativo divario nell’approccio al mondo del lavoro e a quello dell’istruzione. Sono molti i limiti del progetto e purtroppo sono stati dimostrati dalla morte di Parelli. Ecco quali sono.
- Svalutazione dell’istruzione. Stando ai dati del rapporto Eurostat 2020 l’Italia è il penultimo paese in Europa per il numero di laureati: solo il 29% dei giovani (fascia 25-34 anni) detiene un titolo di laurea, a fronte di una media UE del 41%. Davanti a questi dati è impossibile non pensare come il progetto alternanza scuola-lavoro spinga ancora di più i ragazzi sulla strada del lavoro piuttosto che su quella universitaria.
- Scarsi livelli di sicurezza. La morte di Parelli mostra esattamente come la sicurezza non sia garantita. Questo è un problema trasversale al mondo lavorativo che puntualmente registra morti sul luogo di lavoro a causa del carente grado di sicurezza. Un problema che deve assolutamente essere affrontato.
- Sfruttamento e lavoro gratuito. È forse questo il contro più importante che pesa sul piatto della bilancia. L’alternanza scuola-lavoro è una modalità grazie alla quale le aziende ottengono lavoro gratuito dagli studenti, privati delle loro ore di studio. In questo modo fin da subito, anche inconsciamente, si palesa il meccanismo di lavoro non retribuito, che non dovrebbe essere accettato da nessuno: studente, stagista o lavoratore che sia.
A questi motivi si deve aggiungere la possibilità che gli stage siano effettuati in ambiti lavorativi che non interessano gli studenti, o ancora che molti docenti, schiacciati dalle incombenze scolastiche, programmino al rientro interrogazioni e verifiche senza dare il tempo effettivo per studiare. Non c’è dubbio che i contro dell’esperienza di alternanza scuola-lavoro siano al quanto rilevanti, facendo propendere molti per l’abolizione; senza contare il rischio che la scuola possa trasformarsi in una vera agenzia di collocamento, piuttosto che un campo che prepari i ragazzi alla vita al di fuori delle mura scolastiche, invogliandoli a continuare gli studi o a trovare la loro strada.
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