Amazon cresce, ma non tanto quanto vorrebbero gli investitori. La fine dell’e-commerce è vicina? Diamo uno sguardo ai possibili scenari del futuro di Amazon.
Non c’è un giorno senza qualche notizia sull’enorme azienda di e-commerce creata da Jeff Bezos. Da chi immagina una sua fine prematura, chi un lento declino o chi vede nel dominio di Amazon un competitore difficile da combattere e superare.
Gli scenari sono tanti, diversi, sfaccettati e spesso dettati dalle politiche locali. Per alcuni Amazon è stato una salvezza, per altri l’ennesima spinta verso la fine dei negozi fisici.
Ma Amazon, senza più la guida del carismatico Jeff Bezos, concentrato nella corsa allo spazio, sta già vivendo una crisi interna ed esterna notevole. Dati e percentuali di guadagno alla mano, quali sono gli scenari per il futuro dell’e-commerce?
Qual è il futuro di Amazon?
Ora come ora è difficile immaginare un mercato digitale senza Amazon. L’impatto che l’azienda di Jeff Bezos ha avuto sul mondo è molto diversa di altri giganti dell’e-commerce come Ebay o gli asiatici Wish e Alixpress.
Amazon è riuscito dove questi hanno fallito: creare il senso di fiducia nell’acquirente che si approccia per la prima volta all’acquisto online. Ma questa storia di amore è destinata a fallire?
Gli scenari futuri non sono rosei. Infatti se si guarda a esempi del passato è possibile notare come molti dei giganti, delle multinazionali capaci di generare introiti miliardari, abbiamo circa un decennio di successo prima di un periodo di stallo e quindi di una lenta decrescita.
Scenario uno: la fine di Amazon è già iniziata?
Amazon non scomparirà certo dall’oggi al domani, è la stessa struttura e capillarità dell’azienda a impedirne un disfacimento così rapido, ma nella storia recenti di sonori addii ce ne sono stati, pensiamo per esempio a Blockbuster (data del fallimento nel 2013) e Kodak (data del fallimento nel 2012).
Per Amazon andrà diversamente, su questo sono tutti d’accordo, ma qualche segnale potrebbe già esserci. La crescita del fatturato dell’e-commerce è in calo già da prima della pandemia, ma lo scorso anno in particolare è cresciuto solo del 16% (un dato al ribasso rispetto alle previsioni).
Tanto più basso che l’azienda ha, per la prima volta, mandato una letta agli investitori per spiegare i motivi di un simile calo.
Scenario due: cambia la modalità di acquisto
Amazon è noiosa, almeno questo è come appare ora la piattaforma di acquisti. Se pensiamo all’esperienza di vendita, Amazon non fornisce altro che una vetrina.
La concorrenza si sta facendo sempre più agguerrita e gli altri e-commerce hanno preso sul serio la faccenda dell’acquisto divertente. Dopotutto non si va su Amazon per gironzolare tra i prodotti se non durante le giornate di sconti.
I siti più godibili per il cliente sono quelli belli da vedere, con meccanismi intuitivi di ricondivisione e acquisto, ma soprattutto sono quelli che lasciano perdere il proprio acquirente tra i migliaia di prodotti in vendita. Lo stesso Wish ne è uno esempio, con la sezione dei “correlati” che affianca al prodotto cercato tutti quelli simili.
Amazon potrebbe quindi rivoluzionare l’esperienza di acquisto. Un piano non così lontano dalla realtà se si pensa che prima della pandemia e durante l’e-commerce ha aperto i primi negozi fisici. Il loro interno è sicuramente uno sguardo al domani, ma per adesso non portano molti soldi nelle tasche di Amazon.
La fuga di cervelli e brand da Amazon
Un ultimo aspetto da trattare, ma forse anche un primo segnale di crisi, è quello della fuga di cervelli. Lo stesso Jeff Bezos si è dimesso da ruolo di CEO per dedicarsi allo spazio. Non è però l’unico.
Oltre il 10% dei vicepresidenti di alto livello si è dimesso per trovare poltrone più comode e più remunerative. In numeri sono 45 vicepresidenti su 350 totali. Il motivo sarebbe proprio lo stallo della crescita sopra citato e anche una generica “cultura difficile”, come si legge su Insider (sito di notizie economiche).
Ultimo, ma non per importanza: la fuga dei brand. Amazon è un sito di vendita al dettaglio, senza i prodotti richiesti dagli acquirenti smetterebbe di avere senso.
Non sono pochi i brand che hanno già abbandonato Amazon e il motivo sarebbe una concorrenza non proprio trasparente di questo.
Infatti Amazon è accusato di copiare i prodotti di venditori di terza parte e di favore i marchi di Amazon rispetto a altri rivenditori. Di “prove” in rete, ma anche direttamente su Amazon.com, ce ne sono a centinaia. Secondo le indagini di The Markup quasi tutti e 600 i prodotti a marchio Amazon sono in realtà la copia di altri.
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